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Un futuro da consulente per l’It aziendale

Uno studio di Vanson Bourne, realizzato per Ca Technologies, conferma che una quota crescente del budget sta cambiando fonte di controllo. In Italia il peso dell’It non è ben valorizzato.

Cloud
Il ruolo e le competenze dell’It stanno cambiando e continueranno a farlo anche in futuro, lungo linee guida già oggi ben definite. Lo studio TechInsights Report, realizzato da Vanson Bourne per Ca Technologies, evidenzia un quadro generale nel quale c’è una maggior consapevolezza del peso che le tecnologie esercitano sulle strategie di business, ma si prospetti per i Cio un ruolo più da consulenti e broker nei confronti delle linee di business, che stanno progressivamente acquisendo un controllo crescente su componenti della spesa It.
La ricerca ha coinvolto circa 1.300 It manager di grandi aziende in 21 paesi, fra i quali anche l’Italia, replicando un’analoga attività realizzata tre anni fa. Proprio il confronto nel tempo evidenzia un primo ca-fabrizio-tittarelli-nuova.jpgdato interessante, soprattutto per noi, visto che il 56% del campione ha dichiarato di valutare l’It fondamentale per il successo dell’organizzazione o strategicamente molto importante, mentre tre anni fa il dato era stato del 36%. “Il trend è chiaramente positivo – commenta Fabrizio Tittarelli, Cto di Ca Technologies Italia – ma a livello Emea la percentuale sale al 78%, segno che comunque il lavoro da fare è ancora parecchio”. Da notare come in Scandinavia il dato sia addirittura del 100% e anche Svizzera e Germania abbiano espresso percentuali bulgare.
Questo miglioramento, più lento rispetto al resto del mondo, si rileva anche notando come in Italia il Cio riporti direttamente al Ceo (o figura analoga) nel 55% dei casi, ma il dato globale sia del 71% e quello Emea del 65%. 



La spesa It cambia “padrone”

Che ci sia un cambiamento in atto nel ruolo e nelle competenze dell’It è testimoniato soprattutto dal 39% di It manager che riconosce di svolgere già oggi, in Italia, un lavoro di consulenza e broker di servizi verso le linee di business, fornendo raccomandazioni e occupandosi della negoziazione dei termini degli accordi con i fornitori. In questo caso, il dato è più alto della media Emea (32%) e a esso si somma un 12% di casi in cui l’It agisce come consulente per i dipartimenti business, pur gestendo in proprio il sourcing. “I leader tecnologici delle aziende italiane – riprende Tittarelli – hanno maggior consapevolezza di dover acquisire conoscenze approfondite delle strategie e del business delle proprie aziende, per poter continuare a controllare gli investimenti in innovazione e acquisire peso, anziché essere relegato alla pura funzione di esperto tecnologico. In futuro, controlleranno meno budget, ma influenzeranno la spesa forse anche più di quanto succede oggi”.
D’altra parte, il passaggio appare inevitabile se si considera che già oggi il 29% della spesa informatica in Italia è già passata sotto il controllo delle linee di business e il dato è in costante crescita. Peraltro, resiste in Italia una quota non trascurabile di realtà nelle quali l’It continua a svolgere funzioni tradizionalmente legate solo alle proprie competenze, con un 53% di budget ancora speso per la manutenzione e un peso in crescita per attività come la sicurezza dei dati nevralgici e il supporto tecnologico ai dipendenti. Per contro, gli It manager italiani faticano ancora, rispetto ai colleghi Emea, a riconoscersi un ruolo di promotori di nuove iniziative aziendali e soprattutto di sviluppatori di nuovi prodotti o servizi innovativi: “Questo si deve in parte al nostro tessuto industriale, con un peso rilevante del settore manifatturiero – spiega Tittarelli – ma c’è anche un’insufficiente capacità di misurare il valore che già oggi l’It porta al business”. 


L’evoluzione a medio termine

In generale, la ricerca condotta da Vanson Bourne fa emergere la percezione del cambiamento, ma fra i responsabili It italiani si intravede qualche incertezza sulla direzione che esso intraprenderà. Solo il 35% fra loro ritiene che nei prossimi cinque anni il ruolo dell’It rimarrà lo stesso. Il 44%, invece, prevede che alcune o la maggior parte delle funzioni si sposteranno verso altri dipartimenti, anche se l’Information Technology rimarrà assegnata a un’area definita.
Rispetto a oggi, nei prossimi tre anni tutti prevedono in diminuzione il peso dei ruoli tecnici, a vantaggio di attività a maggior contenuto strategico. Gli italiani rimarcano soprattutto l’evoluzione del ruolo verso la partnership strategica con il business (dal 15 al 29%), mentre già soddisfacente oggi è la componente legata alla customer experience (28%, che sale al 31% nel prossimo triennio). Ne consegue che anche nei budget It il peso della quota spesa nel rilascio di nuovi servizi è destinata a prendere il sopravvento su quella legata alla manutenzione (53 contro 47% fra tre anni).
Poche sorprese sui trend che influenzeranno l’evoluzione dell’It aziendale. Cloud computing, mobility e big data hanno ottenuto le maggiori percentuali di risposta nel campione selezionato, ma sono in crescita, pur partendo da livelli oggi più bassi, anche l’Internet delle Cose e la tecnologie DevOps. Per supportare queste evoluzioni, sia di tipo tecnologico che strategico, gli It manager italiani lamentano oggi una carenza di risorse a disposizione e auspicano di poterle integrare a breve o medio termine. Il dato si discosta notevolmente da quanto emerso a livello Emea, dove invece prevale la consapevolezza di dover maggiormente comprendere quali sono le priorità di business delle aziende e di rafforzare le relazioni con i manager per fornire un miglior supporto, accanto alla necessità di fornire maggior formazione sulle nuove tecnologie.
In quest’ottica, la tecnologia può supportare i Cio nella capacità di trasmettere correttamente il valore apportato al business, anche attraverso lo sfruttamento di tool software per la condivisione con il business delle metriche di misurazione delle performance e dell’impatto dell’evoluzione negli investimenti: “Il cambiamento è un rischio, ma anche una grande opportunità – conclude Tittarelli -. Prima di tutto occorre capire la portata di ogni evoluzione, per poi valorizzare il contributo che solo l’It può dare al business e definirne le linee guida. Occorre ripensare il modo di avvicinarsi alla tecnologia, non più solo nell’ottica del puro consumo, ma nella determinazione del valore che apporta”.
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