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Le prospettiva del mercato digitale in Italia ed Europa

Andrew Smith, Head of Service Lines Europe, Africa e Latin America di Avanade, commenta la transizione verso il mondo connesso dell’Internet delle Cose.

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Si parla molto, di questi tempi, della trasformazione digitale dell’economia. Come per molti altri fenomeni, l’evoluzione passa per i comportamenti degli individui, le strategie delle aziende che occupano il mercato e le linee guida che i Governi possono mettere a punto per supportare il cambiamento.
Su questi aspetti, soprattutto quelli più macro, si è soffermato Andrew Smith, Head of Service Lines Europe, Africa e Latin America di Avanade, a margine della partecipazione al recente evento Digital Venice: ”Il nostro punto di vista fa leva sulla competenza tecnologica che abbiamo maturato negli avanade-andrew-smith.jpganni di esperienza sul campo – ha sottolineato il manager -. Per noi ogni business può essere digitale, se riesce a sfruttare gli strumenti oggi a disposizione per cambiare il modo di lavorare e ricavarne valore misurabile”.
Se il riferimento diretto è ai temi caldi del momento, come il cloud computing, la mobility, gli analytics e o social media, il fattore primario di trasformazione sembra essere legato alla diffusione del cliente digitale: “Le aziende innovative devono puntare sulla customer experience – ha ripreso Smith – e ci sono ambiti dove il cambiamento è già in atto, come nel farmaceutico o nel retail. Anche il posto di lavoro sta diventando digitale e non trascuriamo il fatto che le aree geografiche che hanno più subìto il digital divide si stanno in parte riallineando passando direttamente alla nuova generazione di tecnologie”.
Il mondo delle imprese deve guidare il cambiamento sia al proprio interno che nei rapporti con il mercato, ma certamente il processo può essere agevolato da una politica istituzionale che possa supportarle. La creazione di un mercato unico digitale può essere il giusto trampolino di lancio per l’Europa, anche se è bene considerare, mai come ora, un approccio globale: “Noi stessi di Avanade non abbiamo una base nel senso tradizionale del termine – ha confermato Smith -. Lavoriamo come un’unica organizzazione transterritoriale e fully networked. I dati sono un’entità totalmente, o quasi, elettronica, le transazioni possono essere fatte di persona o virtualmente e il fulcro del business può essere ormai in ogni luogo”.
Per quanto riguarda il tema dell’Internet delle Cose, che può essere considerato il simbolo del futuro digitale che ci aspetta, Smith ha ammesso che, pur essendo vasto il terreno delle applicazioni, è probabile che la fase iniziale di sviluppo riguarderà i business più direttamente collegati alla tecnologia: “Però questa è la vera, grande opportunità per le eccellenze italiane di dimensioni medio-piccole, che potranno e dovranno confrontarsi con il cambiamento, sfruttando una naturale maggior flessibilità. La tecnologia è democratica e annulla le differenze, ma serve cultura globale e capacità di aprirsi al mondo”, ha concluso il manager.
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