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L’open source è un ambiente software collaborativo e sicuro

Messina (Unicredit) a Red Hat Open Source Day 2015: l’open source è una soluzione matura adatta per un ambiente di sviluppo applicativo di tipo collaborativo

Tecnologie
Abbassamento della soglia di ingresso nei mercati di competenza e aumento della competitività di aziende nello stesso settore caratterizzano i vari settori industriali italiani. Dunque mercati e aziende  si muovono tra necessità di innovare (transformation) e necessità di affrontare quella che è ormai comunemente definita come digital disruption. Le grandi aziende che ormai hanno abbracciato l’innovazione tecnologica digitale sembrano ormai aver oltrepassato la soglia del mondo in cui l’ICT doveva solo contribuire con le sue risorse a efficienza ed efficacia per aprirsi verso una flessibilità (agility) che permette capacità di adattamento alle mutevoli condizioni del mercato pressoché in tempo reale. L’obiettivo generalmente condiviso è di migliorare la capacità dell'impresa di prendere decisioni velocemente e basate su fatti noti e valutati. In tutto questo l’ecosistema del software open source sembra giocare un ruolo decisivo, se non unico, chiamato a raccolta da Red Hat e i suoi partner nel corso di due eventi che son andati sotto il nome di Open Source Day 2015.redhatday2.jpg

Strategie e vantaggi delle tecnologie open source sono state al centro di un intervento milanese di Massimo Messina, Head of Global ICT UniCredit.
Prima una premessa che riguarda in particolare il mondo bancario e finanziario: il fenomeno dell’unbundling ha messo sotto pressione anche questo settore con la comparsa di società specializzate che praticano bassi costi e godono di alta flessibilità rispetto agli attori già presenti sul mercato. Il software open source ha una parte rilevante nelle attività ICT di Unicredit. Primo spunto di discussione: “l’open source cambia il paradigma di sviluppo dei progetti e nella metodologia di collaborazione per svilupparli”. E se da una parte le soluzioni da adottare devono aver raggiunto una forma di maturità, dall’altra valgono i consigli degli esperti di Gartner secondo cui “bisogna partire ancor prima della certezza di essere pronti”.
L’open source ha una lunga storia in Unicredit che - spiega Messina a ImpresaCity – ha scelto anche da tempo una architettura che adotta le tecnologie di containerizzazione in funzione della flessibilità operativa. “Una grande banca presente sul mercato con tutti i tipi di servizi deve trovare un giusto compromesso tra affidabilità e velocità di reazione”. E’ un percorso che è in qualche modo parallelo a quello imposto dal cloud computing pubblico ai data center in termini di elasticità e flessibilità. In più i big data “che promettono di fare le cose in modo diverso” impongono per la raccolta e le analisi dei dati alcuni modelli e algoritmi di machine learning. Ad esempio, impongono con Hadoop nelle sue varie distribuzioni un approccio open e non classico che “costituisce non uno dei modi, ma l’unico modo di fare le cose”.
Un mito da sfatare ancora un volta: “Un codice pubblico e open non vuol dire un codice non sicuro. La sicurezza è embedded nei meccanismi del codice stesso. Da qui le scelte di codice open source per le nuove architetture: Docker per i container, “definitivamente l’unico modo di fare le cose” e il progetto open source Mesos di Apache .Questo software consente di programmare considerando il data center come un unico pool di risorse.
Mesos astrae CPU, memoria, storage e altre risorse elaborative a partire da macchine fisiche e virtuali permettendo di costruire e mettere in produzione sistemi distribuiti elastici e fault tolerant. Con un resource manager intelligente capace di orchestrare applicazioni containerizzate si opera per una progettazione di “design for failure” in cui l’architettura di sistema è pronta a reagire ai guasti. La scelta di Unicredit è stata la RHEL (Red Hat Enterprise Linux) Atomic Host Platform di Red Hat per ospitare i container Docker, una variazione di RHEL 7.RHEL Atomic Enterprise è il target OS in grado di far girare applicazioni Docker isolate e segregate con   facilità di deployment tramite un approccio diverso da quello classico dei mainframe.
Unicredit è anche al lavoro con il Progetto Antigone per le attività di sviluppo di software con concetti di collaborazione mutuati dallo sviluppo open source e con tool open source. In particolare, Messina sottolinea l’efficacia delle attività di sviluppo collaborativo in un ambiente di tipo social che permette anche una ricerca intelligente per il riutilizzo del software. Messina distingue in sostanza tra due tipi di IT. Il primo, tradizionale, con obiettivi di efficacia ed efficienza e riduzione dei costi. Il secondo, di tipo trasformazionale, opera invece a stretto contatto con il business aziendale e richiede metodi diversi. Un modo anche di far superare al CIO con un nuovo processo i problemi di relazione tra IT e linee di business nelle grandi organizzazioni.
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