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CA Technologies, bisogna abbracciare l'App Economy

Nel corso del recente CA World a Las Vegas, Otto Berkes, Chief Technology Officer, indica I trend tecnologici innovativi seguiti dalla società e le principali evidenze di una ricerca che inquadra i cambiamenti legati alla ‘disruption’ in corso e come uscirne vincenti.

Cloud
E’ un momento entusiasmante per il mercato. Siamo di fronte a un processo di trasformazione profonda: che non né strettamente IT né business ma relativo alla società. E CA Technologies lo vuole supportare”. E’ Otto Berkes, Chief Technology Officer dell’azienda, a parlare durante il recente CA World a Las Vegas. Un nuovo executive aziendale di alto livello salito a bordo lo scorso giugno, proveniente da HBO, con alle spalle 18 anni di Microsoft, dove è stato uno dei quattro sviluppatori della consolle Xbox: un visionario con la programmazione nel cuore.
Se gli annunci tecnologici sono stati spiegati e approfonditi con clienti e partner nel corso dell’intero evento e, come già scritto, si declinano lungo i tre filoni portanti di Agile Management, DevOps (API) e security, il compito di Berkes è quello di introdurre i trend di riferimento a cui CA Technologies guarda con interesse per il futuro e su cui sta investendo e illustrare le principali evidenze di una ricerca condotta da Harward Business Review per comprendere come sopravvivere alla ‘disruption’ e guidare il cambiamento nell’Application Economy.
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Otto Berkes, Chief Technology Officer, CA Technologies

Nel mirino di CA Technologies c’è il tema caldo dell’Open Source, quello enterprise, che sta diventando una filosofia sempre più diffusa di sviluppo software su cui occorre prendere posizione. E CA Technologies lo sta facendo. La scelta DevOps rientra a pieno titolo in questo disegno così come il rafforzamento delle partnership con Red Hat e Microsoft. “Il tema dell’Open Source non può essere sottovalutato. La vendita del software è un business remunerativo a cui si guarda con molto interesse”.
opensourceok.jpgC’è poi l'emergente tema della contenirezzazione e dei micro servizi, anch'essi oggi all'attenzione del mondo software, e, non ultimo, il filone del Data Analitycs che, in un mondo sempre più iperconnesso vede la mole di  dati crescere in modo esponenziale. Sono dati strutturati da trasformare in informazioni per il business, che  vanno quindi  analizzati per trarne un effettivo valore. Amazon è l’esempio più calzante di una data company che ha a che fare con un universo di dati da cui riesce a estrarre valore per il proprio business al finne di guadagnare vantaggio competitivo sui concorrenti,” afferma.
Sull’onda di tutto ciò, Berkes dà una serie di suggerimenti per  muoversi  in questo contesto di forte trasformazione: adottare un approccio integrato  - “design, sviluppo e operation vanno integrati  in una logica Agile”; organizzare team e procedere veloci, replicando da qui: “Iterate, iterate, iterete!”, enfatizza più volte; focalizzarsi sui servizi che consentono di valorizzare i dati, traendo da essi valore per il business: “CA Technologies lo fa propendo il metodo Agile e e l’API”; orchestrare e mettere in sicurezza tutto: “Serve un aproccio olistico alla sicurezza che deve andare nel profondo, in ogni aspetto del design, dello sviluppo e del deployement”, dichiara. 

Governare il cambiamento
Per capire la portata della ‘disruption’ Berkes cita alcune evidenze della ricerca ‘Surving Disruption, leading change: winning in the App Economy”, condotta di recente e presentata lo scorso settembre, da Harward Business Review  Analytic Services su un campione di 250 business leader di grandi aziende appartenenti ai diversi settori mercelogici, tra cui servizi finanziari, industria, telecomunicazioni e sanità e da cui emerge che l’impatto della rivoluzione digitale sui modelli di business di queste aziende sarà molto forte e il ruolo del software sarà fondamentale per continuare a competere. Il 66% di essi ritiene infatti che il futuro della loro azienda dipenderà dalla qualità del software utilizzato. 
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In generale, la ricerca evidenzia che la disruption è ubiqua, sta accelerando e sta inevitabilmente cambiando alcuni settori merceologici. Il 44% del campione si aspetta che il proprio settore merceologico di riferimento sarà impattato in modo significativo dalla disruption provocata dai trend digitali nei prossimi tre anni, mentre il 22% dice che ha appena attraversato questo processo. “E’ molto più semplice continuare a focalizzarsi sui modelli di business tradizionali, ma non è l’atteggiamento corretto”, sottolinea Berkers. Più della metà del campione (58%) afferma che i loro modelli di business fra tre anni saranno radicalmente diversi da quelli del triennio precedente.“Per sopravvivere a questo processo rivoluzionario, i business leader dovrebbero ripensare ciò che stanno facendo, in particolare in relazione allo sviluppo software”.

La velocità come fattore differenziante
in questo scenario non tutti si muovono alla stessa velocità. Il 38% del campione ritiene di avere un’offerta digitale più forte di quella dei competitor: sono i favoriti nella corsa (Frontrunners). Una percentuale simile (il 35%) è invece indietro nel percorso (Stragglers): sono i ritardatari; e poi ci sono quelli che vanno alla velocità dell’industria odierna. Attualmente la maggioranza dei rispondenti (69%) guadagna meno di 1/3 del proprio business dall’attività legata al mondo digitale, ma i frontrunners stanno già apprezzando l’impatto derivante dall’adozione di nuovi modelli di business, con circa un 33% di loro che ha registrato più del  50% di fatturato ascrivibile al business digitale.
Secondo lo studio, per competere efficacemente nell’App Economy occorre soprattutto: investire nelle tecnologie moderne per sviluppare prodotti e servizi digitali più velocemente (53%); migliorare i processi di business relativi ai clienti, focalizzandosi sul digitale (42%); espandere la partnership con fornitori, distributori e lungo la catena del valore (33%); cambiare la struttura organizzativa (29%); attrarre i giusti talenti (26%). E a seguire anche: assumere executive orientati alla cultura digitale, così come nominare un digital officer e acquisire aziende software per accrescere l’offerta tecnologica e le competenze.
disruption.jpgIl cambiamento è fortemente spinto dai comportanti e dalle nuove aspettative dei clienti; clienti che vengono citati tra i driver principali dal 64% degli intervistati: “I clienti diventano sempre più evoluti: conoscono le tecnologie e hanno a disposizione molte informazioni e opzioni e possono muoversi  e scegliere e cambiare idea con estrema capacità e agilità”.
Per rispondere alle nuove aspettative e necessità di clienti sempre più evoluti in termini di tecnologie è quindi necessario fare le cose in modo nuovo e innovativo. Oggi siamo, infatti, in una fase intermedia in cui molte organizzazioni stanno rivedendo le proprie capacità di rendere disponibili le tecnologie. E acquisire le giuste tecnologie è probabilmente il processo più complesso. Oltre la metà del campione (53%) sta esplorando nuovi modi di sviluppare prodotti digitali più velocemente e secondo gli intervistati l’ostacolo numero uno alla trasformazione digitale è rappresentato da vincoli burocratici che rallentano tutti i processi (46%). “Il cambiamento deve partire dall’alto, dai business leader che devono capire in profondità come l’azienda è organizzata e opera, superando la logica a silos: dei dati e delle decisioni, e creare una vista integrata”. Molti (31%) ritengono che l’ostacolo principale all'affermazione del digitale, e in generale al cambiamento, sia soprattutto di tipo culturale. “Bisogna passare da una cultura product-centrica e transaction-oriented a una cultura customer-centrica che dia valore all’esperienza del cliente”. Tra gli altri ostacoli citati dalla ricerca: le infrastrutture tecnologiche obsolete (27%); l’impossibilità di liberare risorse da investire nel digitale (23%); la mancanza di skill tecnici adatti (19%); vincoli normativi; l'incapacità degli executive a comprendere i benefici derivanti dall’utilizzo della tecnologia digitale (16%).
Come detto, il vantaggio competitivo delle aziende che corrono è sicuramente la velocità. Il 68% di esse abilita e sviluppa nuove tecnologie velocemente. Il consiglio per facilitare la velocità è quello di operare come  ‘mobile factory o new-tecnology factory’ che sfornano e producono cose con un passo differente che non richiede trasformazioni massive e processi di change mangement per l’intera organizzazione. Non tutti infatti sono pronti o in grado di cambiare velocemente. E in questo senso, l’approccio Agile allo sviluppo software sembra essere favorito dal 42% del campione. Un pratica che richiede una relazione più stretta tra IT e altri team del business.

Sviluppare capacità digitali
Capitalizzare sulle opportunità digitali comporta cambiamenti in molteplici dimensioni. In primis, gli intervistati focalizzano gli investimenti digitali soprattutto per creare una corretta digital customer experience (il  42%), seguita da investimenti per trasformare il proprio core business di operazioni e processi (per es. finance, supply chain, … per il 34%), e di processi relativi al lavoro dei dipendenti (per es. lavoro mobile/remoto, collaborazione, per il 31%). Vi è infatti un’enorme opportunità per trasformare il lavoro interno alle organizzazioni. E ancora: investimenti in nuovi prodotti e servizi digitali (24%) così come nella creazione di nuovi canali di mercato (18%) e nell’espansione dell’ecosistema dei partner (10%).
cybersecurity.jpgDa non sottovalutare il tema della sicurezza, che, nei contesti sempre più digitali, diventa ancora più critico. Gli esperti, infatti, sottolineano che più i business digitali si affermano e più le minacce aumentano. Per questo risulta fondamentale che la sicurezza sia pervasiva nelle aziende, con funzionalità in grado di individuare le intrusioni e rispondere velocemente e in modo appropriato per prevenire o limitare pericolosi danni. Quasi la metà del campione (il 45%) è consapevole dei molteplici rischi legati al fatto di diventare digitali. Un altro 45% conosce i rischi ma non così approfonditamente mentre solo il 10% non ne ha la consapevolezza. La metà degli intervistati ritiene che per migliorare la sicurezza le aziende e le istituzioni debbano in primo luogo sviluppare strumenti tecnologici per combattere la cyber security in modo diffuso ed esteso.

Emergere nell’App Economy
E’ un momento molto particolare per tutte le aziende. Il business digitale e le nuove richieste dei clienti sempre più avezzi alle tecnologie stanno modificando le logiche tradizionali. “Per operare in questo scenario digitale le aziende devono necessariamente incrementare la qualità dei loro software e la velocità con la quale essi permettono di sviluppare nuovi prodotti e nuove capacità”, afferma Berkes. Molte aziende non sono ancora pronte. Mancano persone, competenze e tecnologie per competere con successo nell’App Economy, è l’inerzia organizzativa rappresenta un forte limite. Per superare tutto ciò occorre superare la logica a silos e favorire la collaborazione interna ed esterna con l’ecosistema dei partner per abilitare nuovi modelli di business e guadagnare in velocità e agilità. Senza dimenticare di investire in tecnologie moderne e abilitare nuovi approcci tecnologici per sviluppare prodotti e servizi digitali più velocemente.
“E’ tempo quindi di App Economy: chi l’abbraccerà per primo, per primo né avrà benefici. I Ceo devono lasciarsi alle spalle cicli di esecuzione lunghi e pesanti processi di pianificazione a favore di approcci più rapidi”, conclude Berkes.
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