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Hpe, prosegue la ristrutturazione

Previsti 5 mila licenziamenti entro la fine dell’anno. Il taglio interesserà le operazioni del gruppo a livello globale

Cloud Mercato e Lavoro
Hewlett Packard Enterprise (HPE) è intenzionata a ridurre ulteriormente il numero di dipendenti. Secondo quanto riportato dalla stampa americana si prevedono 5 mila licenziamenti entro la fine dell’anno, taglio che interesserà le operazioni del gruppo a livello globale. E’ l’ennesimo ridimensionamento della società nata dallo scorporo con il business di pc e stampanti quest’ultimo confluito nel 2015 in HP Inc. “Sono misure necessarie per continuare a essere profittevoli”, afferma il Ceo Meg Whitman. Il ridimensionamento annunciato, dovrebbe contribuire a risparmiare 1,5 miliardi di dollari nell’arco di un triennio.

Non si può dire che Whitman non sia coerente con quanto affermato dal momento in cui ha preso in mano le redini della società. Se si guarda il grafico è proprio a partire dal partire dal 2012, data di insediamento a Ceo di Whitman, che è iniziata una costante riduzione del personale, gonfiato a dismisura tra il 2007 e il 2011 a seguito dell’acquisizione di Electronic Data System (13 miliardi di dollari) e di Autonomy (11 miliardi di dollari). L'Intento di Whitman è rifocalizzare la missione societaria (che a questo punto si dovrebbe ritenere compiuta) e rendere più efficiente e produttivo l'assetto delle risorse ovvero meno personale.

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Con lo spin off delle due anime societarie nelle nuove compagini HP e Hpe è iniziato un processo di razionalizzazione - culminato con la dismissione di una serie di attività (cessione componente servizi integrata in una società controllata al 50% con CSC e fusione della componente software con l'inglese Micro Focus) - che ha contemplato anche una consistente riduzione del personale, operazione quest'ultima, come confermano gli annunci di questi giorni, non ancora esaurita. Dei 287 mila dipendenti pre spin off ve ne sono attaulmente 49 mila in HP e 195 mila in Hpe, ovvero 43 mila in meno.

Il numero di occupati nel settore dell’Information Technology si va di anno in anno riducendo. L’effetto della rivoluzione industriale associata a una maggiore automazione e intelligenza informatica del posto e processi di lavoro tende solitamente a essere raffigurato come un fenomeno che verosimilmente potrebbe ridurre il numero di occupati nei più vari settori di industry, dal finance al manifatturiero, dalla logistica al’automotive. Ma quanto e come si riflette all’interno del settore IT, che rappresenta la leva per introdurre nuova produttività ed efficienza nonché nuove modalità operative e di business?

In questi dieci anni i giganti dell’IT hanno cambiato profondamente il proprio assetto. Da Ibm a Microsoft, da Cisco ad HP, da Dell a Oracle. Nessuno è più uguale a quello che era stato in passato. L’affermazione del cloud, le nuove modalità di accesso ai dati e alle informazioni da smartphone e dispositivi mobili hanno decretato il passaggio all’IT as a service e all’app economy. Il software è diventato l’elemento centrale dello sviluppo. IoT, big data e analytics, la nuova frontiera della logica algoritmica associata all’Intelligenza Artificale e al Machine Learning caratterizzano le linee di tendenza evolutive del mercato. I big dell’IT si stanno di conseguenza attrezzando per avere strutture coerenti con nuovi modelli operativi.

E il tutto si traduce in un complessivo ridimensionamento del numero di dipendenti. Verrebbe da chiedersi se al netto delle ristrutturazioni compiute in questi anni la contestuale affermazione e crescita delle internet companies e loro agglomerati infrastrutturali associati al cloud abbia compensato queste perdite? Difficile dirlo, dati certi non ne esistono, ma probailmente guardando al mercato delle imprese digitali si può presumere che complessivamente il numero di occupati non è diminuito. E’ avvenuta piuttosto una trasformazione sostanziale del mercato IT tradizionale, questo si in netta flessione rispetto al passato.
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