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Con Imu e Tares aumenti boom per le imprese

Sui capannoni l’Imu è aumentata fino al 10%. Con la Tares aumenti boom per i negozi di frutta e verdura (+34,5%) e per ristoranti, trattorie e pizzerie (+31%).

Mercato e Lavoro
Rispetto al 2012, gli aumenti che una buona parte di questi imprenditori ha subito quest’anno per la tassa sui rifiuti sono veramente molto pesanti. A dirlo è la CGIA.
Vediamo i dati:

Imu
Da un punto di vista metodologico sono state prese le aliquote medie applicate dai venti Comuni capoluogo di Regione su tutte le diverse tipologie di immobili ad uso produttivo/commerciale. Ebbene, nel 2013 solo i negozi e i capannoni (sia quelli classificati D7 sia quelli D8) non hanno subito aumenti dell’aliquota media. Nonostante ciò, i capannoni hanno subito lo stesso un incremento di imposta a seguito dell’ aumento del coefficiente moltiplicativo utilizzato per determinare la base imponibile che è passato da 60 (valore applicato nel 2012) a 65. 
Se per i negozi e le botteghe artigiane l’importo medio da pagare quest’anno è lo stesso di quello versato l’anno scorso (926 euro), per tutti gli altri immobili c’è un rincaro. Per gli uffici-studi privati e i laboratori artigianali gli aumenti sono leggerissimi (rispettivamente + 0,5% e + 1,6%), per i capannoni, invece, i ritocchi all’insù sono molto pesanti. Per quelli classificati D1, l’aumento è di 352 euro (+10% rispetto al 2012), che “spinge” il costo totale annuo dell’Imu a 3.860 euro. Per i capannoni D7 e D8 (ovvero quelli industriali e quelli commerciali) l’incremento è per entrambi dell’ 8,3%. Se i primi registrano un aumento di 493 euro, che fa salire l’imposta annua a 6.403 euro, i secondi subiscono un ritocco di 591 euro, che porta il costo complessivo dell’imposta a toccare i 7.676 euro. 
“A tal proposito – ricorda il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – questi aumenti vanno a sommarsi a quelli già avvenuti l’anno scorso. Rispetto a quando si pagava l’Ici, i proprietari di capannoni hanno subito nel 2012 un incremento medio del 100%, con punte che in molti casi hanno toccato il 154%”.  

Tares
Si è messo a confronto il prelievo relativo alla tassa sui rifiuti del 2013 con quella del 2012. A tal fine si sono analizzati i regolamenti comunali e applicate le tariffe relative a 10 Comuni capoluoghi di Regione (Ancona, Aosta, Bologna, Cagliari, Campobasso, Firenze, Genova, Milano, Torino e Venezia). Dopodiché si è calcolata la media del prelievo ottenuto sulle otto diverse tipologie di immobili ad uso produttivo/commerciale prese in esame. 
Gli aumenti più importanti riguardano i negozi di ortofrutta: quest’anno subiscono un aumento del+34,5%. Il tributo medio annuo, per un negozio di 100 mq, sale a 3.376 euro. Le cose non vanno altrettanto bene nemmeno per ristoranti, trattorie e pizzerie. Con un incremento del +31%, queste attività, con una superficie di 300 mq, pagano quest’anno un tributo medio di 8.353 euro. Male anche per bar e pasticcerie (superficie di 100 mq): l’aumento è pari al 19,4%, che “spinge” il tributo sui rifiuti a toccare un importo medio per il 2013 pari a 2.046 euro.
Come è possibile – conclude Bortolussi – subire questi aumenti quando negli ultimi 5 anni di crisi economica la produzione dei rifiuti è diminuita del 5% e l’incidenza della raccolta differenziata, che ha consentito una forte riduzione dei costi di smaltimento, è aumentata del 30,5%?
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