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Più giovani e più preparate: ecco le donne che fanno impresa

In agricoltura, turismo e servizi alla persona gli spazi più ricercati. Il 42,1% delle “new entry” rosa ha meno di 35 anni, il 36% è al Sud.

Mercato e Lavoro
Diplomata o laureata, trentacinque-quarantenne, residente al Centro-Sud e fino a ieri impiegata o quadro in un'azienda, spesso casalinga. E' questo l'identikit della neo-imprenditrice che emerge dall'indagine di Unioncamere sulle "vere” nuove imprese costituite lo scorso anno, dove per vere nuove si intendono quelle attività che non sono frutto di trasformazioni di attività esistenti, ma iniziative completamente nuove.
L’indagine – insieme ai dati relativi al primo trimestre del 2014 dell’Osservatorio sull’imprenditoria femminile – è stata presentata a Salerno in occasione della prima tappa del “Giro d’Italia delle donne che fanno impresa”, l’iniziativa di Unioncamere e dei Comitati per l’Imprenditoria Femminile che ormai da sette anni attraversa l’Italia per favorire il confronto sui temi dell’impresa al femminile.
Rispetto all’universo maschile, l’indagine di Unioncamere segnala come le donne che fanno impresa siano più concentrate nella fasce di età al di sotto dei 40 anni (il 60% contro il 55 degli uomini); hanno un livello di istruzione mediamente più elevato (il 20,8% ha in tasca una laurea, contro il 16,1% dei colleghi imprenditori maschi, il 46,1% almeno un diploma, mentre gli uomini si fermano al 44,7). Oltre ad un livello formativo mediamente più elevato, le donne che fanno impresa mostrano anche un’esperienza lavorativa più qualificata: il 18,5% ha infatti alle spalle un’esperienza da impiegata o quadro, contro il 14,3% degli uomini.    
Al 31 marzo 2014 le imprese femminili registrate erano 1.286.906, pari al 21,4% del totale delle imprese esistenti alla stessa data. Rispetto al 31 marzo del 2013, le imprese femminili hanno fatto segnare un aumento del proprio stock pari a 6.605 unità (il 55,% del saldo complessivo delle imprese italiane nel periodo), corrispondente ad un tasso di crescita dello 0,51%, più del doppio del tasso relativo al totale delle imprese (0,2%).  
La maggiore presenza femminile nel tessuto imprenditoriale si concentra nelle regioni Centro-meridionali, nell’ordine: il Molise (dove le imprese rosa toccano il 28,2 % del totale), la Basilicata (26,5%), l’Abruzzo (25,6%) e l’Umbria (24,5%).
Sono solo quattro le regioni italiane con una quota di imprese femminili inferiore a quella nazionale, nell’ordine Trentino-Alto Adige (17,2%), Lombardia (18%), Veneto (19%) e Emilia-Romagna (19,8%).  
Tra le province, è Benevento con il 30,4% la “regina” dell’imprenditoria rosa per tasso di femminilizzazione, seguita da Avellino con il 30,1%, Chieti con il 28,5% e Frosinone con il 28,4%. In coda, Trento (17,2%), Reggio Emilia (17,1%), Monza (16,4%) e Milano, fanalino di coda con il 16,3%.
Quanto alle attività, il 28,7% delle imprese femminili opera nel commercio al dettaglio e in quello all’ingrosso con la distribuzione più elevata in Campania, Lombardia, Sicilia.
Le altre principali attività in cui operano le imprese femminili sono l’agricoltura (17,2%), prevalentemente nelle regioni meridionali di Sicilia, Puglia e Campania; i servizi di ristorazione e di alloggio (9,2%) prevalentemente nelle regioni del Centro - Nord di Lombardia, Lazio e Emilia Romagna e le altre attività di servizi (8,9%) concentrate per quasi il 46% in sole  quattro regioni: Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna. In termini di incidenza percentuale, la presenza delle imprese femminili è relativamente più rilevante nelle altre attività di servizio (49,5%), della sanità e assistenza sociale (38,5%), dei servizi di alloggio e ristorazione (28,9%), dell’agricoltura (28,7%) e del complesso delle attività di noleggio, agenzie viaggi (26,9%).
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