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Inattese difficoltà per l’accordo Lenovo-Ibm

Secondo il Wall Street Journal, le autorità americane starebbero avanzando dubbi sull’approvazione della vendita dei server al colosso cinese per ragioni di sicurezza.

Mercato e Lavoro
Sta passando il tempo e ancora la cessione del business dei server Ibm di fascia bassa a Lenovo non ha ottenuto il via libera dalle autorità americane. Secondo il Wall Street Journal, ci sarebbero resistenze legate a questioni di sicurezza, poiché i sistemi x86 di Big Blue sono utilizzati nelle reti di comunicazione del Paese e nei data center che supportano le tecnologie del Pentagono. Da qui nascerebbe un’opposizione legata ad alcuni esponenti della sicurezza interna americana e del comitato per gli investimenti esteri, che avrebbero sollevato allarmi circa la possibilità di accesso remoto da parte di spie cinesi o hacker.
Un problema simile si era già presentato all’epoca della cessione dei pc di Ibm sempre a Lenovo. L’accordo era stato alla fine approvato, con riserve avanzate dal ministero della Difesa americano. L’affare potrebbe rivelarsi più complesso parlando di server collocati in luoghi sensibili, ma diversi osservatori hanno sottolineato che i prodotti in questione sono già ora prodotti in Cina. Poiché le principali inquietudini riguardano le operazioni di manutenzione, un compromesso potrebbe essere raggiunto, lasciando a Ibm questo compito per i prossimi cinque anni.
Per Lenovo, il rischio è di veder compromesso l’accesso al mercato americano. Nel 2005, poco dopo l’acquisizione dei pc da Big Blue, l’aeronautica statunitense aveva restituito al produttore uno stock di portatili, semplicemente perché marchiati con il nome di un produttore cinese. In seguito, gli ordini erano stati cancellati. C’è poi il precedente di Bull, che negli anni Novanta acquisì l’americana Zenith Data Systems, che aveva fra i principali clienti proprio gli enti pubblici del proprio Paese: il passaggio a un proprietario francese fece chiudere ogni contratto in essere, con grave danno per Bull. 
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