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Italia 2015, il mercato ICT torna a crescere

Il mercato digitale italiano archivia la crisi. Nel primo semestre l'aumento è dell'1,5% mentre la stima di crescita per il 2015 è dell'1,3%

Cloud
Nel primo semestre il mercato digitale italiano torna a crescere. Secondo i dati rilasciati da Assinform l’aumento della spesa rispetto all’analogo periodo del 2014 è stato dell’1,5% per un valore di 31,58 miliardi contro 31, 1 del semestre 2014. Si interrompe così il ciclo negativo e torna un cauto ottimismo rispetto alle prospettive future. Un dato che risente del miglioramento dello scenario macro economico del Paese (nel 2015 si stima che il Pil possa crescere dello 0,7%).

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I dati del semestre sono indubbiamente positivi – dice Agostino Santoni, presidente di Assinform. Tuttavia il nuovo trend è ancora fragile. Siamo ancora distanti dalla velocità di trasformazione digitale che occorrerebbe per recuperare il gap che ancora ci separa dagli altri paesi guida, e che condiziona la nostra capacità di competere e creare nuova occupazione”.
Possiamo quindi considerare definitivamente superata la fase recessiva o quello cui assistiamo è solo una temporanea boccata d’ossigeno in un mercato destinato a conoscere un’ulteriore contrazione? La stima di Assinform è che il 2015 possa chiudersi con un +1,3% per un valore equivalente di 65,1 miliardi di euro. “Siamo in presenza di una stabilizzazione del mercato e vi sono le premesse perché si possa instaurare un clima positivo”, afferma Giancarlo Capitani presidente di NetConsulting cube.
Per Agostino Santoni, "si inizia a intravedere una maggiore attenzione alle potenzialità offerte dal digitale per innovare servizi, prodotti e processi, attraverso il ricorso al web, al cloud computing, all’IOT, alle nuove applicazioni in rete e in mobilità, all’uso dei big data, ma è indubbio che la sostenibilità di una progressiva accelerazione della spesa dipende in larga misura dalla volontà di intraprendere una trasformazione digitale, a livello di impresa e a livello di sistema paese. Il nostro Paese - continua Santoni - soffre ancora di troppe lentezze sul fronte di grandi progetti di stimolo e aggregazione. Le strategie lanciate dal Governo, dal piano banda ultralarga alla digitalizzazione della PA ai piani per la sanità e la scuola digitali, vanno nel verso giusto, ma richiedono accelerazione”.  
Ai positivi risultati del primo semestre contribuisce in modo determinate il settore telco in forte recupero (+0,4%) rispetto al 9% dello scorso anno. Sul fronte dispositivi e sistemi il valore cresce dello 0,5% per complessivi 8 miliardi e 275 milioni di euro. Negativa invece la performance per volumi di unità vendute. Deludono le vendite di PC e server con una decrescita del 4,4%: diminuiscono del 5,6% le vendite di PC server che passano dalle 72 mila alle 68 mila unità; in contrazione il segmento desktop che registra il -7% con 680 mila pezzi venduti e in negativo anche l’andamento del segmento PC mobile che chiude il semestre con 1 milione e 310 mila unità confermandosi. In decrescita, infine, il comparto tablet, -14% per un volume di 1 milione e 230 mila pezzi. Continua invece la crescita del il mercato smartphone, +7,4%, per complessivi 1 milione e 430 mila dispositivi.
La spesa delle aziende risulta essere per il 62% destinata alla manutenzione dell’esitente e per il 38% dedicata all’innovazione con investimenti che riguardano in particolar modo la modernizzazione delle infrastrutture e in misura minore ma con uguale intensità il mobile, il big data, cloud computing, Internet of Things e Social Enterprise. Questo denota un interesse e un impegno delle aziende nel cercare da una parte di raggiungere maggiore e efficienza e produttività e dall’altro la volontà di perseguire un percorso di nuove iniziative digitali.
A questo proposito il presidente di Assinform ritiene che il percorso di trasformazione delle aziende possa essere in qualche modo frenato dalla carenza di competenze: “Sta crescendo il gap tra domanda e offerta di profili specializzati nelle nuove tecnologie ICT e nei nuovi business digitali. Ci sono mezzo milione di posizioni di lavoro disponibili che non si riesce a coprire per mancanza di skill. È urgente intervenire sul sistema della formazione, creando così nuove opportunità non solo per il sistema, ma per centinaia di migliaia di giovani”. 
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