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Adeguare il network alla trasformazione digitale

Una rete datata, benché ancora funzionante, non potrà mai aiutare un’azienda a procedere nel proprio percorso di trasformazione

Cloud
Nel percorso verso la cosiddetta “digital transformation”, intervenire sulle reti ormai obsolete è un imperativo. E finalmente le aziende sembrano averlo compreso, sebbene permangano problemi di sicurezza. Ce ne parla Devid Mapelli, solutions & marketing director di Dimension Data Italia.

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Una rete datata, benché ancora funzionante, non potrà mai aiutare un’azienda a procedere nel proprio percorso di trasformazione. L’ormai popolare concetto di “digital transformation” può essere analizzato anche da un particolare punto di vista: quello della rete, appunto. Da sette anni Dimension Data raccoglie informazioni su come le realtà aziendali stiano gestendo i propri network, e in quest’ultima edizione del report si segnala una buona notizia: fra il 2015 e il 2015, la percentuale di dispositivi di rete etichettatibili come “vecchi e obsoleti” è calata dal 53% al 42%. C’è ancora un bel po’ di strada da fare, insomma, ma la direzione è quella giusta. D’altra parte, sfortunatamente sono in ascesa i problemi di sicurezza It che affliggono switch, access point e infrastrutture: tre dispositivi su quattro contengono una o più vulnerabilità note. E in Europa si arriva addirittura a superare l’80%. Ce ne parla Devid Mapelli, solutions & marketing director di Dimension Data Italia

Mobility, collaboration, cloud, It ibrido, Internet of Things
La tecnologia digitale sta guidando la trasformazione del business e le reti diventano, come mai prima d’ora, il vero fulcro delle strategie aziendali. La maggior parte delle reti aziendali sono state progettate sulla base di paradigmi obsoleti e poi realizzate e aggiornate progressivamente. Per questo motivo, non risultano idonee a rispondere alle richieste delle aziende digitali future. Ma le cose stanno cambiando. Quest’affermazione trova conferma nei risultati del Network Barometer Report 2016 di Dimension Data. Pubblicato per la prima volta nel 2009, il report fornisce chiare indicazioni su come le organizzazioni stiano gestendo le proprie infrastrutture di rete e costituisce un utile benchmark per valutare lo stato di salute attuale e l’adeguatezza delle reti per rispondere alle sfide future. Inoltre, segnala le problematiche e i punti critici che chief information officer e network manager dovrebbero considerare nell’ottica di una trasformazione verso l’azienda digitale.

Il report contiene i dati raccolti da 300mila incidenti registrati sulle reti dei clienti che Dimension Data supporta. Al suo interno vengono presi in esame 320 assessment fatti sulle infrastrutture (Technology Lifecycle Management) inerenti 97mila dispositivi di rete presenti in aziende di qualsiasi dimensione, di differenti settori di mercato e operative in 28 Paesi. Da quanto si evince dal report, infatti, le organizzazioni di tutto il mondo stanno rinnovando i propri sistemi di rete in anticipo rispetto al loro ciclo di vita, al fine di abilitare strategie su temi quali il lavoro in mobilità, l’Internet of Things e il software-defined networking, specialmente all’interno dei propri data center..Inoltre, questo processo di refresh assume una valenza molto più strategica in quanto collocato all’interno di una visione architetturale.

E per la prima volta, da cinque anni a questa parte, stiamo assistendo a una battuta di arresto nel processo di obsolescenza delle reti: nel 2016 la percentuale di dispositivi vecchi ed obsoleti presenti sulle reti è calata dal 53% dello scorso anno al 42%. L'inversione di tendenza dell'invecchiamento degli ultimi cinque anni è ancora più netta nelle reti che sono sotto monitoraggio. Questo riflette una maggiore reattività da parte delle aziende ai nostri suggerimenti di una trasformazione strategica verso reti software-defined, con servizi automatizzati e modelli commerciali al consumo. In particolare, nell’ultimo anno la percentuale di dispositivi obsoleti presenti sulle reti è rimasta la stessa, mentre la percentuale di dispositivi vecchi è diminuita significativamente dal 44% al 33%. Allo stesso tempo i sistemi di nuova generazione sono cresciuti dal 47% al 58%. 

Le variabili geografiche e di settore
Il fenomeno assume connotazioni diverse a seconda delle differenti aree geografiche e dei diversi settori merceologici coinvolti. In Europa, Asia Pacifica e Australia, l’età delle reti aziendali si è ridotta in linea con la media globale, mentre nelle Americhe il numero di dispositivi vecchi e obsoleti è diminuito molto più velocemente, dal 60% riportato nel report del 2015 al 29% registrato nel 2016. Questo può essere attribuito a un rimbalzo nella spesa a valle di quattro anni di riduzioni. A differenza del trend globale, in Medio Oriente e Africa l’età delle reti aumenta, molto probabilmente come conseguenza dell’incertezza economica, in particolare in Sud Africa.  
Nel settore dei viaggi e dei trasporti in questi ultimi due anni si evidenzia un netto calo dell’età delle reti; mentre nell’ambito dei servizi finanziari e del retail si nota un lento declino solo quest’anno, riteniamo in virtù di una ripresa della spesa. Lo stato di invecchiamento delle reti nel manufacturing così come nel settore energetico e delle utility non ha subìto variazioni di rilievo. Inoltre, negli ultimi due anni il comparto informatico e dei servizi professionali è stato caratterizzato da un incremento stabile dell’età delle reti. Infine, per il settore immobiliare e delle costruzioni viene rilevato un netto aumento dell’invecchiamento delle reti negli ultimi tre anni, molto probabilmente a causa dell’effetto della depressione economica in queste aree.      

Vulnerabilità in ascesa, ma risposte più rapide
Nonostante un più alto tasso di ricambio, le reti sono sempre meno sicure. Dei 97mila dispositivi di networking valutati da Dimension Data, la quota di quelli che presenta almeno una vulnerabilità nota nella sicurezza è aumentata dal 60% del report del 2015 al 76% riportato nel 2016: è il dato più alto dato degli ultimi cinque anni. In Europa, negli ultimi tre anni l’aumento delle vulnerabilità di rete è stato crescente, dal 26% del 2014 al 51% del 2015 fino ad arrivare all’82% registrato nel 2016. Sempre negli ultimi tre anni, le vulnerabilità di rete sono aumentate anche nelle organizzazioni in Medio Oriente e Africa. In Australia, l’87% dei dispositivi di rete presenta almeno una debolezza conosciuta. In Asia Pacifica e nelle Americhe, le reti sono lievemente meno vulnerabili: rispettivamente 49% e 66%, in calo dal 61% e dal 73% dell’edizione precedente.  

La risposta agli incidenti è del 69% più rapida mentre i tempi di ripristino sono diventati del 32% più veloci sulle reti monitorate da Dimension Data. Questi numeri vengono ridotti rispettivamente a un ulteriore 55% e 36% se combinati con l’integrazione dei servizi desk di Dimension Data. Inoltre, il 37% degli incidenti è causato da errori di configurazione o umani che possono essere evitati grazie a una gestione delle configurazioni stesse, a un monitoraggio e un’automazione adeguati. A conferma di tutto ciò, solo il 26% degli incidenti ricade nei contratti standard di supporto “break and fix”.

L’era del software è alle porte
Tra le altre evidenze del report assume particolare importanza la tendenza al Software-defined networking che anche se è imminente, non è ancora immediato. Esiste infatti un interesse per le reti software-defined da parte del mercato, ma siamo ancora nella fase iniziale. Nel 2015 meno dello 0,4% dei dispositivi potevano supportare Wan software-defined e solamente l’1,3% degli switch dei data centre erano pronti per l’Sdn.  

In conclusione, alle aziende che vogliano fare della propria Infrastruttura di rete la piattaforma abilitante per il loro digital business, vogliamo dare alcuni suggerimenti. In primo luogo, di eseguire un refresh dell’infrastruttura, per renderla capace di supportare l’automazione dei servizi in linea con l’approccio software-defined. Secondariamente, consigliamo la standardizzazione delle scelte tecnologiche di configurazione per garantire una maggiore agilità. In terzo luogo, è bene considerare un monitaggio “end to end”, dotato dell’automazione delle analisi delle problematiche, in quanto il semplice “break and fix” si è dimostrato insufficiente. Infine, suggeriamo di dare priorità ai temi inerenti la sicurezza e il patching sui sistemi e sulle infrastrutture connesse ad applicazioni business-critical, per garantire la corretta trasformazione dell’infrastruttura. Solo allora potremo chiamarla “digital infrastructure”.
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