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Titan, il processore che renderà più sicura l'infrastruttura Google

L'obiettivo di Big G è portare la logica di sicurezza sul silicio per rendere inattaccabile l'infrastruttura cloud

Cloud
Portare la logica di sicurezza sul silicio, rendendola embedded a livello di processori, e far così evolvere l'infrastruttura cloud a un livello di protezione più elevato. E' su questo che si misura la sfida di Google nella messa a punto di Titan il chip di sicurezza progettato a Mountain View, di cui si attende a breve il debutto.. Di questo prodotto, già annunciato in primavera dalla conferenza Cloud Next di San Francisco, sapremo di più in settimana attraverso un blogpost di Alphabet, secondo quanto riportato da Reuters.

L'impresa, titanica o meno, tentata da Google è quella di far leva sul concetto di sicurezza per guadagnare un significativo incremento di quota mercato ai danni degli attuali colossi dal cloud computing, ovvero Amazon Web Server e Microsoft. Il primo, in particolare, secondo recenti stime di Synergy Research Group detiene attualmente il 33% di market share nell'ambito dell'Infrastructure-as-a-Service, ricavando da questa attività un giro d'affari superiore a quello dei cinque concorrenti più prossimi. Il secondo, Microsoft, e con lui anche Google e Alibaba oggi crescono a un ritmo più rapido di quello di Aws, ma quest'ultimo a detta degli analisti resterà probabilmente il leader di mercato ancora per diversi anni.

La torta da spartire è comunque abbondante, se è vero (come pronosticato da Synergy) che i servizi di infrastruttura, piattaforma e software poggiati sulla nuvola nei prossimi cinque anni cresceranno di almeno il 23% annuo, superando la soglia dei 200 miliardi di dollari di giro d'affari già nel 2020. La quota di Google si aggira oggi intorno al 7%. Tornando a Titan, per ora si conoscono pochi dettagli su quello che è già un prodotto utilizzato da Alphabet internamente, ovvero sui server e sulle schede di rete che erogano i servizi Web e cloud di Google, inclusi il motore di ricerca, Gmail e YouTube.

In un oggetto poco più grande di un orecchino è racchiusa una tecnologia che esegue una scansione dell'hardware per verificarne l'integrità da attacchi hacker. Ma anche da manomissioni che potrebbero essere state compiute in un qualche punto di una supply chain che parte dai produttori (per lo più) asiatici e arriva ai data center delle grandi compagnie tecnologiche statunitensi.

Secondo quanto dichiarato da Neal Mueller, head of infrastructure product marketing della Google Cloud Platform, Titan “ci permette di mantenere lungo la supply chain un certo di livello di comprensione, che altrimenti non potremmo avere”. In precedenza l'azienda aveva spiegato che il chip ha lo scopo di “stabilire una root of trust a livello hardware, valida sia per le macchine sia per le periferiche presenti nell’infrastruttura cloud”.
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