Uno spazio da diecimila metri quadrati che è solo il primo passo verso il completamento di un sito che si colloca tra i principali campus di datacenter in Europa. Sono i tratti salienti di DC-A, il datacenter che Aruba
ha inaugurato a
Ponte San Pietro e che insieme ad altri quattro occuperà un'area ex industriale di oltre
200 mila metri quadrati. Un primo passo già molto concreto se si considera che il datacenter parte con prenotazioni per il 60 percento degli spazi. Il
Global Cloud Data Center - questa la denominazione del complesso bergamasco - è un investimento fondamentale per Aruba, che ne prevede i ritorni a medio-lungo termine, anche se il primo blocco ha già raggiunto il suo breakeven.
Ponte San Pietro diventa ovviamente il sito principale per l'azienda, dopo quelli di Arezzo, tanto da aver spostato qui la sua sede principale.
Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba, ha spiegato che tutto il sito dovrebbe essere completato in un lasso di tempo compreso tra cinque e dieci anni a seconda della domanda espressa dai clienti. "
Se resta ai livelli attuali - ha evidenziato -
sarà più probabilmente nell'ordine dei cinque anni".
Va tra l'altro notato che il nuovo sito di Ponte San Pietro avrà un
legame stretto con il territorio, a partire dai rapporti diretti con le scuole locali e con l'Università della vicina Bergamo. L'intenzione di Aruba è anche quella di farne un catalizzatore dello sviluppo di un
ecosistema di imprese locali a forte contenuto tecnologico, combinando in vario modo servizi di coworking, acceleratore e incubatore di startup.
Tecnicamente DC-A è un datacenter con
potenza di 15 Megawatt certificato Tier 4, studiato a priori per garantire la massima sicurezza, intesa sia come sicurezza fisica sia come certezza dell'operatività dei sistemi. Al primo aspetto sono collegati vari sistemi di
controllo degli accessi, distribuiti su tre perimetri distinti di protezione. L'operatività dei server di Aruba e di quelli che i clienti installano a Ponte San Pietro è garantita invece da una completa
ridondanza di tutti i sistemi: alimentazione, condizionamenti, connettività. Ad esempio, ogni rack è alimentato da due linee separate connesse a quadri elettrici e power center del tutto diversi.
Un tratto caratteristico del nuovo datacenter è il
basso impatto ambientale. L'infrastruttura è completamente alimentata da fonti rinnovabili grazie alla presenza di una piccola centrale idroelettrica propria da un Megawatt e di una ricca superficie di pannelli solari. Anche l'energia ricavata dai fornitori esterni è certificata come "green". Il sistema di condizionamento si basa sull'utilizzo di acqua di falda che viene ricavata da pozzi, usata nel raffreddamento dei rack e poi reimmessa nell'ambiente senza essere in alcun modo contaminata.
l Global Cloud Data Center diventa ora per Aruba il tassello fondamentale per il piano di sviluppo della società. Come ha spiegato
Lorenzo Giuntini, Responsabile Ingegneria di Aruba, su Ponte San Pietro si può fare perno per realizzare servizi distribuiti su
tutto il network europeo di datacenter della società. Ad esempio, le aziende italiane possono creare architetture di disaster recovery distribuite su Arezzo e Ponte San Pietro, siti a distanza di sicurezza (circa 400 chilometri) ma uniti da connessioni a bassa latenza (meno di 8 millisecondi).
Più in generale l'idea di Aruba è offrire in primis
servizi articolati ma classicamente da datacenter (server room dedicate, colocation, hosting, gestione di macchine non standard...) insieme ai servizi infrastrutturali e software in logica "as-a-Service" dello Stack Aruba Cloud. Accanto a questa offerta già ampia - e declinabile per i vari livelli di public, hybrid e private cloud - c'è un
approccio a soluzioni, pensato per i clienti che hanno specifiche esigenze mirate a cui si deve rispondere combinando tanto infrastrutture quanto servizi ad hoc e competenze consulenziali.