In quale modo Oracle risponde alle implicazioni di mercato che sottende la trasformazione digitale? Quali sono le maggiori novità che si stanno delineando nella roadmap tecnologica e di business? Da quanto emerso nel corso dell'ultima edizione dell'Oracle Open World sono tre gli elementi di fondo che caratterizzano l'evoluzione dell'offerta e la proposizione di mercato nei confronti di partner e clienti. Da una parte l'intelligenza artificiale, nelle sue diverse declinazioni, in primis il machine learning, dall'altra l'open source, visto come paradigma di innovazione sostenibile, e infine l'ecosistema cloud, elemento abilitante una diversa fruizione, as a service, dell'Information Technology. Di tutto questo, e per comprendere quanto queste tendenze influenzino nello specifico il mercato italiano, ne abbiamo parlato con Fabio Spoletini, country leader e vice president technology Sales di Oracle Italia.
“Il machine learning introduce una grande componente di automazione anche all’interno delle stesse tecnologie Oracle”, dice Spoletini, “come accade con Autonomous Database ma anche in alcuni processi applicativi come nel caso di Erp e analytics. Il machine learning rende le tecnologie intrinsecamente più affidabili. Nel caso di
Autonomous Database riusciamo ad assicurare Sla del 99,995% in termini di disponibilità”.
Se l’intelligenza artificiale nelle sue numerose sfaccettature è sicuramente il tema più intrigante fra quelli emersi, l’apertura al mondo open source è quello con l’impatto più importante sul business. “Supportiamo le community open source”, dice il country leader, “per fare in modo che gli strumenti di questo mondo siano sempre più affidabili e sicuri per l’utilizzo a livello enterprise”. Da “Open World” arriva, da parte di Oracle, un’indicazione molto chiara, vale a dire il supporto attivo per favorire l’innovazione e al comtempo la stabilità nel mondo delle soluzioni a codice aperto. “L’open source è fondamentale”, spiega Spoletini, “perché è legato al concetto di innovazione continua, al mondo delle startup e al grande tema della disruption nelle aziende. Noi supporteremo questo ecosistema anche per far sì che migliori quello che può essere definito l’ultimo miglio, la parte che attiene ad esempio alla customer experience o all’utilizzo dei device Internet of Things”.
Oracle è ormai un’azienda che ha sposato il cloud a tutto tondo, fatto che ha comportato una forte trasformazione (già avvenuta) nella direzione dell’offerta di servizi, e che ha avuto anche un forte impatto sui processi e l’organizzazione di post-vendita. “Non è un caso che in azienda siano nati i Customer Success Manager”, dice Spoletini, “consulenti, sia di processo sia tecnici, che accompagnano l’adozione del cloud per le aziende clienti. Sono loro che si attivano, che colgono le opportunità e poi le condividono all’interno delle organizzazioni”. Sul mercato, però, quando si parla di nuvola l’impatto maggiore è l’offerta Cloud at Customer, che è in qualche modo trasversale agli altri temi (machine learning, open source, sicurezza) e che consiste, in sintesi, nel “prolungare” l’offerta cloud fino a entrare nel data center dei clienti.
“Cloud at Customer prevede l’implementazione di macchine ingegnerizzate”, illustra il manager, “che erogano servizi cloud dall’interno del perimetro dei firewall del cliente e che vengono date in uso con una formula di sottoscrizione. Questo permette di conciliare l’imprescindibilità del paradigma cloud con le esigenze di riservatezza e sicurezza dei dati e, perché no, con le esigenze finanziarie di limitare i Capex. Una volta adottato Cloud at Customer, l’azienda è automaticamente e completamente pronta anche per il cloud pubblico. In Italia, dove possiamo citare un grande caso di successo come Tim, la Pubblica Amministrazione e il settore dei servizi finanziari sono i clienti ideali per questa nuova formula, che permette di rispettare le sempre più rigide regole relative alla privacy e alla sicurezza dei dati senza rinunciare alla flessibilità e alla modernità del cloud”.
Cloud at Customer ha anche importanti implicazioni finanziarie, perché permette finalmente di “capovolgere” l’ormai noto rapporto 80%-20% riferito agli investimenti It, dove la cifra più alta viene spesa per manutenere i sistemi invece di innovarli. “Il 2018 sarà un anno decisivo da questo punto di vista”, conclude Spoletini, “e finalmente potremo tornare a parlare concretamente di innovazione. Per semplificare le problematiche finanziarie, Oracle ha anche introdotto la nuova politica commerciale basata su Universal Credit, un sistema di acquisto di servizi cloud che consente di semplificare e rendere più flessibili gli investimenti, spostando i crediti da un servizio a un altro in modo istantaneo a seconda delle esigenze”.
Le novità di “Oracle Open World” e le loro implicazioni sul mercato italiano si potranno vedere dal vivo il 9 novembre a Milano, presso il Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi, in occasione dell’evento “Oracle – The Cloud Show”. Per registrarsi:
https://go.oracle.com/cloud-show-italia.