Il mezzo migliore per gestire ed elaborare grandi quantità di dati, specie in applicazioni ad alta velocità come ad esempio gli streaming analytics, è usare piattaforme di
in-memory computing in cui i dati siano conservati in memoria RAM il più a lungo possibile. È per questo motivo che i database in-memory stanno vivendo una fase di grande popolarità, con in prima fila le piattaforme di grandi nomi come Microsoft, Oracle e SAP.
Il problema che molte aziende utenti devono affrontare nell'approccio all'elaborazione in-memory è
garantire la scalabilità dei sistemi hardware bilanciandola con gli investimenti necessari. La soluzione tradizionale, più semplice ma spesso più costosa, è puntare su sistemi a
scalabilità verticale in cui potenziare memoria e processori. Creare sistemi con
scalabilità orizzontale, a più nodi, introduce complessità nella condivisione dei dati in memoria.
HPE prova a risolvere questo dilemma con una nuova piattaforma -
HPE Superdome Flex - che sfrutta le tecnologie
assorbite con SGI. Una unità Flex è un di fatto un server x86 per il montaggio in rack, alto 5U, che può ospitare sino a quattro processori Intel Xeon Gold o Platinum, ciascuno con un numero di core variabile tra 4 o 28, e integrare sino a 6 TB di RAM. L'utente può configurare il primo nodo HPE Superdome Flex in base alle sue esigenze e questo garantisce una prima forma di scalabilità, verticale.
HPE Superdome Flex offre però anche una forma di scalabilità orizzontale, dato che le singole unità possono essere combinate fra loro per configurazioni
sino a otto chassis, quindi con un massimo di 48 TB di RAM e 32 processori. Ciascuno chassis aggiuntivo si può configurare in maniera mirata e diversa dagli altri, quindi scale-up e scale-out
si combinano bene insieme.