Federprivacy, associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare tutte le figure professionali le cui attività sono incentrate sulla protezione dei dati, ha lanciato l’iniziativa “Privacy Ok”: un “bollino di qualità” che le aziende possono esporre sul proprio sito Web dopo aver aderito al codice di condotta della federazione. Fra le aziende che hanno mostrato interesse per il progetto,
la prima ad aderire è stata Ferrero, che ha potuto così esporre il bollino di garanzia su tutti i principali siti del gruppo.
I consumatori, afferma
Nicola Bernardi presidente di Federprivacy,
“possono contare sul fatto che non si tratta di un semplice bollino rilasciato in maniera autoreferenziale. Le attività di assessment non vengono infatti svolte dal nostro staff interno ma sono state affidate all'organismo di terza parte e indipendente Tüv Italia, che assicura l'imparzialità del processo di valutazione”.
Un ulteriore elemento di garanzia è rappresentato da un comitato di vigilanza che monitora periodicamente le realtà che hanno ottenuto il marchio, per verificare che continuino a rispettare il codice. In ogni momento, inoltre, gli utenti stessi possono rivolgersi a uno sportello online per inviare le segnalazioni.
Un'iniziativa lodevole, quella di Federeprivacy, basti pensare che secondo le ultime rilevazioni due siti e applicazioni su tre non dicono agli utenti dove vengono
conservati i dati personali. Il 51 per cento, inoltre, non chiarisce se e con quali soggetti vengono condivise le informazioni.
Quello della privacy è un tema sempre più scottante, soprattutto in vista del regolamento europeo Gdpr, la cui entrata in vigore è fissata per il 25 maggio 2018. Ma lo scenario, come sottolineato da un’indagine internazionale condotta dal Global Privacy Enforcement Network (Gpen), non è dei migliori.
Un altro dato: soltanto il 35 per cento delle informative sulla privacy pubblicate da siti e app menziona l’adozione di misure di sicurezza per la protezione dei dati personali, mentre nella maggior parte dei casi vengono implementate e rese note
policy generiche e imprecise. Nel 44 per cento dei casi, infine, non vengono neanche comunicate le modalità di accesso per l'esercizio dei diritti dei consumatori.