Arriva a una fine imprevista quello che per lungo tempo è stato considerato uno dei più interessanti progetti di
implementazione Linux in campo client. Nel 2003 la municipalità di
Monaco di Baviera scelse l'adozione del sistema operativo open source - per la precisione una ditribuzione specifica di Ubuntu battezzata
LiMux - su circa 29 mila PC della Pubblica Amministrazione. Ora invece la città tedesca fa marcia indietro e ha annunciato il ritorno a Windows: tra il 2020 e il 2023 investirà circa
50 milioni di euro per installare Windows 10 sui suoi computer.
Il motivo ufficiale di questa marcia indietro sta nella difficoltà e nel costo di mantenere
due infrastrutture parallele: una su LiMux e una su Windows. Monaco ha infatti sempre mantenuto una parte dei suoi PC con Windows per poter eseguire alcune applicazioni incompatibili con LiMux. Già diverse settimane fa questo problema era stato ufficializzato, ora arriva anche l'annuncio del
piano di "rientro" per Windows.
La decisione non sembra però essere unanime e chiara. Il problema nella gestione dell'IT di Monaco secondo alcuni non sta nell'utilizzo dell'open source ma nella
poca coordinazione dei dipartimenti che la devono portare avanti. E secondo i sostenitori di LiMux la gran parte degli utenti interni non ha espresso la necessità di tornare a Windows. Altri indicano invece che l'ambiente open source è
difficile da aggiornare e che l'utilizzo di LiMux impedisce uno scambio fluido di documenti e informazioni con altre realtà.
La scelta di Monaco di Baviera peraltro ha un valore
essenzialmente simbolico. Il passaggio a LiMux del 2003 poteva essere una notizia ma da allora l'open source ha largamente conquistato le aziende
lato server e virtualizzazione. Che i personal computer restino su Windows è un elemento di rilievo ma oggi il ruolo del client è
molto diverso rispetto a una decina di anni fa.