I supercomputer, o più correttamente i sistemi di
High Performance Computing (HPC), stanno diventando sempre più importanti non solo per i centri di ricerca ma anche per le normali imprese, perché in molti ambiti permettono di progettare e sviluppare meglio e più velocemente
nuovi prodotti e persino nuovi materiali. Da questo punto di vista l'Europa è in una
posizione di svantaggio, dato che nel Vecchio Continente ci sono
relativamente pochi sistemi di HPC.
Questa situazione è un
danno per la competitività dell'Unione, sostiene la Commissione Europea, che per questo ha definito un piano di investimenti per la realizzazione di una infrastruttura di supercomputer a livello continentale. A tal fine è stata creata una struttura legale specifica -
EuroHPC Joint Undertaking – che si occuperà di acquistare, realizzare e installare
negli Stati membri i nodi HPC di questa infrastruttura. EuroHPC serve anche a stimolare la ricerca nello sviluppo di nuove tecnologie hardware e di metodologie software per l'High Performance Computing.
L'investimento previsto per EuroHPC è di circa
un miliardo di euro da qui al 2020. Più precisamente, l'Unione stanzierà 486 milioni di euro e una somma analoga è prevista come stanziamento da parte degli Stati membri. Altri contributi dovrebbero venire
dal settore privato, dato che le risorse della nuova infrastruttura tecnologica saranno messe a disposizione delle imprese europee.
Gli investimenti sono il
pre-requisito delle attività concrete di EuroHPC, che opererà dal 2019 al 2026. Il primo obiettivo "materiale" è la messa in opera di
due supercomputer di classe pre-exascale (quindi nell'ordine dei cento milioni di miliardi di operazioni al secondo, o cento petaflop) e di almeno altri due sistemi HPC di classe inferiore (nell'ordine dei dieci petaflop). Parallelamente saranno avviati i programmi di sviluppo per
arrivare a un supercomputer europeo di classe exascale, quindi con potanza nell'ordine del migliaio di petaflop. L'obiettivo è arrivarci entro il 2022-2023.