E’ una
Nutanix che sta cambiando pelle quella attuale che,
partita nel 2009 come azienda software focalizzata sull’infrastruttura, oggi
traguarda la frontiera dell’Enterprise Cloud, forte di un’offerta innovativa che le ha permesso negli anni di farsi strada e guadagnare riconoscibilità tra i clienti e una maggiore pervasività a livello mondiale.
L’occasione per fare il punto sull’
evoluzione aziendale e dell’offerta tecnologica è legata al
potenziamento della struttura italiana guidata da
Alberto Filisetti, Country Manager, che, da pochi addetti nello scorso biennio, vanta oggi
un team di circa 30 persone (da segnalare tra le new entry
Carla Targa, nel ruolo di Field Marketing Manager per l’Italia,
ndr), una copertura nazionale con presidi a
Milano, Padova e Roma, un parco di circa
130 clienti dalle pmi alle grandi aziende.
A livello mondiale opera con oltre 3.000 persone su oltre 7800 clienti.
Oggi l’obiettivo di Nutanix è quello di
trasformare il data center dei clienti, portando in esso gli stessi vantaggi del cloud pubblico, in termini di agilità, velocità e flessibilità:
“Un’idea di business quella del cloud pubblico in grado di arrivare subito sul mercato, capace di tenere il passo dell’innovazione, utilizzabile in modo semplice e frazionato. Un’esperienza utente da replicare nel data center on premise del cliente”, afferma Filisetti.
L’iperconvergenza ha casa qui. Nel Dna c’è il software
Nutanix propone la
tecnologia iperconvergente dal 2011, in riposta all’approccio tradizionale dell’infrastruttura data center nel tempo diventata sempre più complessa, costituita da blocchi di compute, networking, storage, software di virtualizzazione con hypervisor, il tutto da gestire, upgradare e manutenere.
Nutanix ha eliminato questo livello di complessità, lasciando
il comando all’applicazione e rendendo tutto ciò che sta sotto invisibile.
Alberto Filisetti, Country Manager Nutanix ItaliaUna
nuova logica di ripensare il data center combinando le differenti componenti in
un unico sistema:
“Nutanix di fatto ha semplificato l’infrastruttura tradizionale da blocchi hardware e livelli software in un unico strato hardware e uno software, quest’ultimo intelligente che attingendo ai componenti hardware industry standard crea il data center virtualizzato. La nuova infrastruttura data center moderna installa l’hypervisor preferito e su di esso fa girare le macchine virtuali (applicazioni)”, spiegano all'unisono
Alberto Filisetti e Matteo Uva, quest'ultimo
Channel Sales Manager Nutanix Italia .
Il software nel DNABadate bene,
Nutanix è una sofware company, non produce hardware:
ha sì un Oem interna, dal primo giorno infatti ha venduto un pezzo di ferro insieme al software al fine di fare comprendere ai clienti la vera ‘user experience’ di un approccio ent-to-end. Il primo esperimento di
disaccoppiamento delle componenti risale al 2013 con software Nutanix non più su hardware Nutanix industry standard ma
su hardware di terze parti; il
primo contratto Oem è stato chiuso con Dell (oggi Dell Emc,
ndr) che ha ampliato lo spettro di azione di Nutanix con l’obiettivo di arrivare
“laddove una piccola azienda non era in grado di arrivare pur avendo con tecnologia dirompente”, dichiara Filisetti, tanto è che stato
siglato un secondo contratto Oem con Lenovo. L’
ulteriore livello di disaccoppiamento ha previsto la presentazione di un prodotto
‘software only’ , per cui un partner può utilizzare l’hardware compatibile con Nutanix (Cisco, HPE, …) sopra cui mettere il software Nutanix.
Ulteriore elemento distintivo citato dai manager l
’approccio ‘scale out’ in contrapposizione a quello ‘scale up’:
“Nutanix consente di crescere all’infinito aggiungendo via via dei ‘blocchettini’; un data center dimensionabile in funzione di ciò che serve a cui si possono agganciare nuove componenti, introducendo lo stesso livello di scalabilità del cloud pubblico”. Questa è la
Nutanix di ieri e oggi per cui è riconosciuta a livello mondiale. Ora l’azienda vuole a
ndare oltre verso nuove frontiere.
La nuova frontiera dell’Enterprise Cloud. La logica ibrida ha la meglio
Nella nuova proposizione Nutanix l’iperconvergenza rappresenta infatti un elemento fondante il
nuovo stack definito dal concetto Enterprise Cloud che oggi traguarda la frontiera dell
’ibridizzazione del data center, in cui on premise e cloud pubblico non sono mutuamente esclusivi ma complementari e il concetto di
ibrido rappresenta la chiave di volta per i tempi moderni: “Si ricorre all’infrastruttura on premise o viceversa al cloud pubblico a seconda delle necessità, riconoscendo le peculiarità di ciascun approccio. Una visione ibrida di un’infrastruttura software defined con workload elastici", sostengono. Ed è qui che si colloca oggi la proposta Nutanix che vede nell’ipercovergenza, il building block e primo tassello con scalabilità paragonabile a quella del cloud pubblico.
Matteo Uva, Channel Sales Manager Nutanix ItaliaIperconvergenza, virtualizzazione nativa con hpyervisor integrato, one click operations, application automation sono
gli elementi costitutivi della gestione multi-cloud proposta oggi da Nutanix. Vediamola in sintesi.
Come detto,
sull’infrastruttura semplificata invisibile per le applicazioni
si pone l’hypervisor (spaziando da VMware, Microsoft, Citrix, …). A questo proposito va segnalato che da circa tre anni nello stack è stato inserito un
hypervisor nativo denominato Acropolis, basato su quello open source KVM a cui sono state aggiunte
funzionalità avanzate, tra cui
l’integrazione con l’interfaccia grafica Prism per gestire l’hypervisor e le virtual machine:
“Negli ultimi 15 anni l’hypervisor è stato visto come elemento molto innovativo, ma oggi la sua maturità lo rende quasi uno standard, una commodity come il firmware di un server, motivo per cui oggi nello strato software di Nutanix è integrato come feature”, sottolinea Matteo Uva. Nella nuova infrastruttura software defined
i clienti sono liberi quindi di installare l’hypervisor che preferiscono, quello Nutanix integrato in modo nativo con feature addizionali o quelli di altri vendor. E
non è fantascienza:
“Oggi l’adozione dell’hypervisor Acropolis (AVH) sul venduto Nutanix (comprensivo della componente Oem) si aggira intorno al 30%, un trend allineato anche in Italia”, spiega Filisetti.
Al di
sopra dell’hypervisor si posiziona l’elemento ‘operations’ che Nutanix promette di fare in un click. Il vendor ha
portato la stessa esperienza utente del cloud sull’on promise sfruttando appunto Prism, l’interfaccia grafica che consente di avere le
feature in modo semplificato e automatizzato. La proposizione Nutanix si è inoltre ampliata in termini di
networking, su cui Nutanix ha cercato di aumentare la parte di
integrazione e di messa in sicurezza e orchestrazione. Nella nuova release del sistema operativo è prevista tutta la parte di
microsegmentazione per controllare il traffico, compresa la visibilità della rete con evidenti risparmi di tempo.
Dall’iperconvergenza all’ Enterprise Cloud
Nell’ottica della gestione delle automazione è stato inoltre
aggiunto uno strato di Application Automation (arriva dell’acquisizione della startup americana Calm.io,
ndr) con l’obiettivo di
astrarsi sempre più dall’infrastruttura.
La
console di gestione Prism consente di costruire il ciclo di vita dell’applicazione attraverso blueprint o eventualmente già pronti in un marketplace Nutanix e fare
deployment e orchestrazione dell’applicazione in un tempo molto più ridotto rispetto all’approccio tradizionale. La stessa tecnologia ereditata da Calm.io consente di guardare anche al cloud, per abilitare il concetto dell’
Enterprise Cloud, ovvero il cloud ibrido: dal software Nutanix si è in grado di
astrarre l’infrastruttura on premise e in cloud attraverso un’unica interfaccia di amministrazione, decidendo quindi dove mettere che cosa. In questo senso
Nutanix ha già iniziato a lavorare con alcuni cloud pubblici (Aws, Google, Microsoft) e altri arriveranno con l’obiettivo di
diventare laici e trasparenti nei confronti del cloud come lo è già nei confronti dell’infrastruttura e dell’hypervisor, al fine di dare le risorse al costo migliore quando e dove servono in modo nativo nello stesso sistema.
Uno scenario multi-cloud
Lo scenario a cui oggi guarda Nutanix è quindi quella del
multi-cloud - pubblico, privato e distribuito, con l’idea di avere
un ambiente unificato per tutte e tre le tipologie di cloud. Nutanix lo ha fatto dapprima estendendo l’infrastruttura iperconvergente con tutte le sue feature a contorno al
cloud distribuito in modalità software su hardware ritagliato sulle specifiche esigenze, con funzionalità ‘one clic everything’ (upgrade automatizzati, gestione semplificata, …) e con interfaccia Prism e ora guarda
al cloud pubblico.
In questo disegno da sottolineare una volta di più
la valenza di Prism come
console di amministrazione e gestione unificata dal data center alla periferia per arrivare fino all’IoT, che decide dove fare girare l’applicazione – in casa, su cloud di cloud provider oppure e, questo è un annuncio recente, su
Nutanix Xi cloud Services, per agganciare e impostare nuovi servizi cloud (la logica è quella di iTunes). L’offerta attuale propone
servizi di disaster recovery ma l’
idea è di supportare altri tipi di workload: “
Dalla console Prism un amministratore di sistema può decidere di fare tutto in casa, andare verso un provider di cloud pubblico, oppure fare servizi di disaster recovery in cloud”, enfatizzano.
Un go-to-market 100% indiretto
Una potenza tecnologica che il vendor porta sul mercato attraverso
un modello completamente indiretto lungo
due direttrici principali. Da una parte
il canale tradizionale di partner - (distribuzione e rivenditori certificati) con un peso preponderante sul risultato. In Italia i
distributori sono due - Exclusive Networks e Systematika (di recente è stato avviato un processo di revisione a livello Emea per allineare tutta la forza distributiva,
ndr) mentre i
partner certificati sono ad oggi circa un centinaio – suddivisi sui tre livelli a salire
Authorized, Premier ed Elite - con l’obiettivo aziendale 2018 di
focalizzarsi su una rosa più ristretta di partner.
C’è poi il
canale Oem – i
vendor hardware che hanno a listino il software Nutanix sulle loro macchine:
Dell Emc, Lenovo e Ibm (per la piattaforma pSeries). Nutanix inoltre ha certificato anche alcuni modelli di
HPE, Cisco e Crystal così come altri produttori di macchine x86.
Una chiave all’occhiello dell’azienda è rappresentata dal
supporto, elemento distintivo per cui Nutanix vanta un
Net promoter score superiore al 90 (la media del settore IT si aggira intorno al 30-40 punti).Con
sette Centri di supporto center nel mondo, la filiale italiana si affida a quello di Amstardam con un team che parla lingua italiana.