I modelli di
consumo flessibile dell'IT hanno decisamente conquistato le aziende europee, che stanno investendo sempre più in servizi di cloud pubblico e privato. E si preparano a farlo ancora, perché sono di fronte a una fase di
rinnovamento tecnologico della maggior parte della loro dotazione di server e sistemi di storage. Lo indicano le valutazioni di IDC, secondo cui nel terzo trimestre 2017 il cloud ha rappresentato il
34,3 percento della spesa IT infrastrutturale delle imprese EMEA.
Più che la percentuale in sé si segnala
la sua crescita: un anno e mezzo prima di questa la valutazione il peso del cloud era del 26,9 percento. A questa velocità la spesa in cloud supererà velocemente quella in infrastrutture tradizionali e potrebbe farlo molto presto. Nel
prossimo ciclo di refresh tecnologico infatti, spiega IDC, le aziende europee pensano di mettere mano mediamente al
72 percento dei server e al 66 percento dell'
infrastruttura storage che possiedono.
Non tutto ciò che sarà coinvolto dal refresh sarà effettivamente sostituito in toto con servizi cloud, ma è prevedibile che gli investimenti di sviluppo infrastrutturale
vadano in maggioranza verso opzioni cloud-based. È la ricerca di
elasticità a motivare questo spostamento degli investimenti, favorito anche dallo sviluppo di opzioni sempre più "flessibili" che si adattano bene alla
logica multicloud verso cui le imprese si stanno muovendo.
C'è anche da considerare, secondo IDC, che le applicazioni aziendali prevedono sempre più workload il cui peso elaborativo
è difficilmente prevedibile a priori. Il caso tipico riguarda le piattaforme di analisi dei Big Data e di machine learning. In questo scenario
l'acquisto classico di server, storage e networking non è sempre il mezzo migliore per raggiungere
un equilibrio ideale tra efficienza e contenimento dei costi, mentre può esserlo l'acquisto di servizi cloud che possono rapidamente scalare a seconda delle esigenze elaborative.