Circa
750 metri quadrati di coltivazioni idroponiche in serra, gestite quasi esclusivamente da robot a loro volta tutti comandati da una intelligenza centralizzata: sono le caratteristiche chiave di un
progetto californiano già attivo e lanciato da
Iron Ox. La società prevede di attivare varie coltivazioni di questo genere, per compensare grazie alla robotica e all’intelligenza artificiale la penuria di coltivatori e l’imprevedibilità delle coltivazioni tradizionali.
Non è certo la prima applicazione delle nuove tecnologie (IoT, sensoristica, robotica, analytics...) in agricoltura, ma è un esempio significativo di come esse permettano non solo di migliorare le coltivazioni tradizionali ma anche di
abilitare modelli innovativi di coltivazione e di business.
Si tratta quasi sempre di ambienti di
indoor farming, coltivazioni al chiuso concettualmente simili alle serre ma il più possibile automatizzati e in cui l'intervento umano è quasi nullo. Le piante sono
monitorate costantemente per mezzo di sensori ambientali,
microlaboratori inseriti nel terreno e telecamere. In questo modo si può determinare in tempo reale
lo stato di salute e di sviluppo della pianta e di eventuali suoi frutti.
Gli ambienti di indoor farming più estremi sono sistemi quasi completamente chiusi in cui
tutto è controllato e ottimizzato per favorire la migliore crescita delle piante. La composizione e la temperatura dell'aria sono regolate per questo e lo è anche
l'illuminazione, che combina in maniera opportuna luce ambientale e luce artificiale prodotta da sorgenti LED.
Vari progetti di indoor farming hanno
sviluppo verticale, ossia le piante coltivate sono poste su vari livelli - un po' come se fossero su scaffali - in modo da massimizzarne il numero a parità di superficie effettiva coperta. È il cosiddetto
vertical farming, praticabile con piante di piccole dimensioni o che non si sviluppano molto al di fuori del terreno. Caratteristica che però ha gran parte delle coltivazioni più importanti.
Il vertical farming può avere un
impatto sociale ed economico rilevante, perché permette di collocare una coltivazione praticamente ovunque. Diverse startup ad esempio hanno realizzato sistemi di vertical farming completi
integrati in un container. Basta collegarne uno alla rete elettrica e a quella idrica e il gioco è fatto.
Il vertical/indoor farming è anche spinto come modo per portare le coltivazioni
più vicine ai consumatori, anche attraverso la riconversione di interi edifici in serre automatizzate.
I sostenitori dell'indoor farming urbano lo considerano una opportunità per
recuperare le aree industriali dismesse che sono presenti in molte grandi città, oltre che un modo per
ridurre l'impatto ambientale della catena logistica dei prodotti agricoli. I progetti sviluppati in questo campo prevedono ad esempio la conversione di edifici interi in centri di aggregazione, con mercati "hyperlocal" che vanno davvero dal produttore al consumatore in un solo passo.