I numeri, autorevoli, sono quelli di
IDC: l
a spesa mondiale in infrastrutture di computing dedicate ai workload dell’Intelligenza Artificiale crescerà, dal 2017 al 2022, con un tasso composto medio annuo (CAGR) superiore al 30 per cento, superando i 6,5 miliardi di dollari quest’anno e i 17,5 miliardi di dollari nel 2022. La quota off-premise di questo mercato, che comprende gli investimenti compiuti dai cloud service provider, crescerà con un tasso annuo superiore a quella on-premise.
I workload AI comprendono applicazioni basate su machine learning e deep learning che fanno un uso intensivo di dati e di tecniche di analisi dei contenuti, strutturati e non.
Si tratta di una tendenza inevitabile, dettata dalla trasformazione digitale e dalla
necessità dell’adattamento a nuovi modelli competitivi basati sui dati, che dipendono sempre più spesso dalla capacità delle aziende di impiegare le infrastrutture di nuova generazione per accelerare tempi, processi e progetti, con un momento di discontinuità importante rispetto all’IT tradizionale fin qui conosciuto dalle aziende.
Questa nuova fase dell’evoluzione dell’IT passa necessariamente, spiega IDC, attraverso l’apertura a nuovi ambienti cloud, dove le infrastrutture on-premise vengono a espandersi verso forme di cloud dedicato e ibrido, per integrare all’interno dell’IT aziendale le possibilità offerte dai data center di ultima generazione. È un
passaggio cruciale, che consentirà alle imprese di accedere a servizi altrimenti irraggiungibili, come quelli basati su Intelligenza Artificiale (AI), Machine Learning e Cognitive Computing, offrendo possibilità impensabili alle aziende nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi, nuovi processi e una cultura decisionale sempre più basata sui dati.