Molte aziende vogliono partecipare allo sviluppo della
guida autonoma. Ci sono i giganti dell’IT come Google e Microsoft, i nomi tradizionali del mercato automotive e i nuovi entranti che offrono una
visione diversa della mobilità, come Uber o Tesla. Ma mentre il grande pubblico guarda soprattutto alla nascita dei veicoli autonomi, che sono la parte più "appariscente" della mobilità del futuro, con meno fanfara
si stanno sviluppando anche le tecnologie infrastrutturali che, un po' dietro le quinte, devono garantire ai veicoli di operare come ci si aspetta.
Già, perché per favorire davvero la guida autonoma non bastano i veicoli autonomi, servono anche
condizioni al contorno che siano
omogenee e ben definite a priori: segnaletica stradale verticale ed orizzontale ad hoc, infrastrutture di comunicazione mobile e standard per il dialogo tra veicoli, solo per indicarne alcune. Tutte componenti che non sono utili solo alla gestione dei veicoli autonomi ma
alla smart mobility in generale. Tra le aziende che stanno lavorando in questo settore c'è anche l'italiana
T.net e, per capire come sta evolvendo il settore, abbiamo posto qualche domanda al CEO
Francesco Mazzola.
Quali sono le componenti fondamentali di un sistema intelligente ed integrato per i trasporti, ad esempio in una smart city?Oggi come non mai è importante focalizzare l’attenzione sulla costruzione e sulla cura delle infrastrutture che permettono la mobilità, sia essa “smart” o meno. La
vision di T.net sul
sistema intelligente e integrato per i trasporti prevede componenti come l’infrastruttura trasmissiva multi-layer, la sensoristica, un sistema software analytics/Big Data che includa modelli matematici, algoritmi predittivi e un layer infobroker per la comunicazione efficace tra i diversi domini eterogenei. E infine
apparati intelligenti su autoveicoli e sul percorso stradale: OBU (
On Board Unit, per comunicazioni tra veicoli - NdR), RSU (
Road Side Unit, nodi di comunicazione con il sistema infrastrutturale di gestione che sono distribuiti lungo le direttrici stradali - NdR), TMC (
Transportation Management Center, il centro di gestione dell'infrastruttura - NdR).
Di tali componenti, quali saranno più facili da implementare e quali invece presentano i maggiori ostacoli?La sfida dell’implementazione di un Intelligent Trasportation System intelligente - e soprattutto reale - è già stata accettata ma
è ancora da vincere. In tal senso gli elementi ITS più semplici da implementare sono gli apparati intelligenti per autoveicoli e su percorso stradale. Un discorso diverso riguarda la rete multi-layer intelligente che per essere implementata in modo efficace deve presentare adeguate caratteristiche in termini di performance, robustezza, scalabilità e affidabilità.
Dove vedremo concretizzarsi prima l'obiettivo a tendere della guida autonoma?I primi risultati sulle sperimentazioni fanno intendere che l’ambito a più immediato utilizzo sia
l’autostrada con corsie dedicate ai sistemi autonomi, poiché presenta un livello di complessità inferiore rispetto all’ambito urbano. Anche le aree private ove sia possibile attuare
politiche di ingresso limitatamente ai soli veicoli a guida autonoma potrebbero essere potenziali luoghi iniziali di concretizzazione. Per quanto riguarda l’ambito urbano riteniamo che luoghi critici quali incroci stradali e/o punti nevralgici per i conducenti potrebbero essere tra i primi obiettivi su cui focalizzare l’attenzione.
Francesco Mazzola, CEO di T.netI sistemi intelligenti di trasporto saranno spinti maggiormente dalle PA o dai privati? Esistono già casi d'uso significativi?Probabilmente sarà una
spinta congiunta che vedrà in prima fila le PA - anche locali - che vorranno offrire servizi di mobilità intelligente ai cittadini. Ma una spinta è già evidente da parte dei privati che cercano di
monetizzare servizi a valore aggiunto, che saranno resi disponibili successivamente tramite l’infrastruttura di comunicazione, necessaria per abilitare i sistemi di trasporto intelligenti.
Casi d’uso completi e significativi di sistemi di mobilità intelligente ad oggi
non sono stati ancora realizzati. Esistono, però, città “virtuose” come Singapore, dove la direzione intrapresa è quella giusta, nonostante non sia stata ancora implementata una soluzione completa.