Il
cablaggio in fibra ottica domina nelle applicazioni che richiedono il
massimo delle prestazioni nel trasferimento dei dati, quindi in situazioni in cui va evitato qualsiasi elemento di "disturbo" che impatti appunto sulle performance. Di norma, nel cablaggio in fibra, questo problema riguarda
lo stato dei connettori: quando essi sono contaminati da micropolveri, la resa trasmissiva del cavo degrada rapidamente. Certo i connettori si possono sempre pulire, l'operazione però non riesce sempre ad eliminare tutte le particelle contaminanti: le più resistenti
restano comunque attaccate al connettore.
Per risolvere questo problema
Rosenberger OSI ha studiato un nuovo tipo di connettore in fibra ottica che applica il cosiddetto "
effetto loto", ossia replica la proprietà idro/oleofobica e auto-pulente che in natura mostrano le foglie del fiore di loto.
In estrema sintesi, le foglie di loto hanno una superficie che a livello microscopico presenta una sequenza di piccole "gobbe" rivestite da cristalli di una cera idrofobica alti 10-20 micrometri. Questa struttura a doppio strato (le gobbe e i cristalli) offre una
superficie di contatto minima sia alle particelle di polvere sia alle gocce d'acqua. La tensione superficiale delle gocce è superiore all'aderenza delle foglie, quindi una goccia che cade su una foglia di loto resta sferica e
letteralmente rotola via. Rotolando raccoglie eventuali micro-particelle di polvere e le rimuove, perché anche queste ultime non aderiscono alla microstruttura irregolare della foglia.
Rosenberger OSI ha realizzato un connettore in fibra ottica le cui terminazioni hanno una superficie
coperta da nanostrutture irregolari che operano come quelle delle foglie di loto, impedendo agli elementi contaminanti di aderirvi. Inoltre la superficie è
antistatica, il che impedisce a eventuali particelle contaminanti di restare attaccate al connettore per la loro carica elettrica. La società indica che questo approccio è teoricamente applicabile a tutti i tipi di connettori ceramici.