Eolo, Luca Spada e la maledizione del fixed wireless italiano

Eolo è sotto accusa per uso non autorizzato delle frequenze radio: comunque vada il caso, è l'ennesimo intoppo per un mercato che in Italia nessuno sembra volere. Tranne gli utenti.

Autore: Francesco Pignatelli

Una buona regola del giornalismo è tenere i fatti separati dalle opinioni. Vale a maggior ragione quando si affrontano avvenimenti non del tutto chiari e che si stanno ancora svolgendo, come è il caso delle indagini della Guardia di Finanza su Eolo e sul suo management. Partiamo quindi dai fatti: alcuni manager del provider wireless Eolo (ex NGI) sono sotto accusa per furto di radiofrequenze non autorizzate, truffa ai danni dello Stato e turbata libertà dell'esercizio di un'industria.

A formulare queste accuse è stata la Procura di Busto Arsizio, competente perché Eolo ha sede appunto a a Busto Arsizio, insieme alla Guardia di Finanza. Le tre accuse sono collegate: usando illecitamente alcune frequenze radio non ancora assegnate dal Ministero dello Sviluppo Economico, Eolo sarebbe riuscita ad offrire connessioni Internet wireless più performanti di altre, avvantaggiandosi illegittimamente rispetto alla concorrenza e, inoltre, non pagando allo Stato i relativi oneri di connessione.

Il guadagno illecito che sarebbe stato ottenuto in questo modo è stato valutato in 3,5 milioni di euro, che sono stati sequestrati dalla Finanza dai conti societari. Luca Spada, Amministratore Delegato di Eolo, è agli arresti domiciliari. Altri cinque manager sono indagati per gli stessi reati e lo è anche la società Eolo nel suo complesso.

Altro dettaglio importante: Eolo avrebbe anche predisposto un sistema in grado di eludere i controlli del MISE sull’utilizzo delle bande di frequenza licenziate. Una aggravante da "dieselgate" che rende la posizione delle società più grave. Eolo ha comunque rimandato al mittente l'accusa, affermando che si tratta di "una vicenda chiarita due anni fa presso le sedi competenti".


Questi i fatti, anche se sono d'obbligo tutti i condizionali del caso perché la posizione di Eolo, al di là di una nota ufficiale emessa subito dopo l'arresto di Luca Spada, non è stata ancora definita. Dai fatti si può passare ad alcune ipotesi tecniche più o meno fondate, in base a quello che sappiamo delle frequenze licenziate e del funzionamento del sistema di Eolo.

Le frequenze in questione sono quasi certamente quelle della banda dei 3,6-3,8 Ghz che proprio Luca Spada, come presidente della Coalizione Fixed Wireless Access (CFWA), anche di recente indicava come indispensabili per offrire connessioni Internet wireless davvero a banda larga: 100 Mbps contro 30. Questa banda di frequenza è licenziata ma non assegnata, mente gli operatori del FWA (Fixed Wireless Access) come Eolo devono operare in bande libere.

Eolo: una rete tutta sua

A complicare le cose è il fatto che da tempo i servizi wireless di Eolo (ex NGI) utilizzano una tecnologia proprietaria denominata EoloWave. È una evoluzione del protocollo WiMax (802.16, nelle denominazioni Ieee) studiata tutta in casa Eolo, con la collaborazione di Cambium Networks (uno spinoff di Motorola) per la parte degli apparati di ricezione installati presso gli utenti. EoloWave promette prestazioni molto migliori di WiMax e della tecnologia precedente Hiperlan2, con le quali però non risulta compatibile.

Eolo ha persino sviluppato direttamente il software di network management (Eolia) e i router hardware (Blu) che permettono di usare EoloWave. È possibile - ma siamo nel campo delle ipotesi - che guardare "dentro" la rete EoloWave non sia semplice come per le reti di altri operatori wireless. Questo può aver agevolato Eolo a sconfinare in bande che non poteva usare. O anche a raggiungere prestazioni migliori (i famosi 100 Mbps, che infatti Eolo offre) senza sconfinare. È il punto che andrà chiarito.


Dopo i fatti, le opinioni. Anzi, una: in Italia portare servizi di Fixed Wireless Access è sempre stato difficile e continua ad esserlo, al di là delle responsabilità da definire nel caso-Eolo. Tanto che milioni di utenti non sanno nemmeno cosa sia il FWA, anche se nel Bel Paese si contano comunque diversi provider specializzati.

Che fatica il FWA

È dai tempi del debutto del WiMax - altra tecnologia quasi sconosciuta al grande pubblico italiano - nei primi anni Duemila che si pensa allo sviluppo delle connessioni wireless fisse punto-punto e punto-multipunto per portare connettività dove nessuno porta le reti cablate. Ma in Italia, e anche in altre nazioni, la forza del mercato ha spinto molto di più verso le tecnologie mobili come il 4G e adesso il 5G. Anche se poi la copertura delle reti degli operatori mobili è meno "onnicomprensiva" di quanto non facciano pensare le cifre ufficiali.

Così il caso-Eolo, responsabilità legali a parte, ha quantomeno il merito di riportare in primo piano una questione importante: come servire i privati e le aziende che si trovano nelle zone dove non ci sono reti "classiche" adeguate, né fisse né mobili? Se il fixed wireless ha reso felice qualche centinaio di migliaia di utenti italiani lontani dalla fibra e dal 4G, forse sarebbe il caso di riportarlo un po' fuori dalla sua nicchia. Anche se non è di moda. E anche se ora torna alla ribalta con il "traino" della Guardia di Finanza.

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