L’attenzione che da qualche tempo viene dedicata alle
organizzazioni del lavoro particolarmente flessibili, basate su team elastici e con il
minimo indispensabile di gerarchia e struttura, sembra doversi limitare soprattutto ai team interni aziendali e per ambiti specifici, come lo sviluppo prodotto. In realtà le stesse logiche si possono applicare a un settore molto più “istituzionale” come la
consulenza strategica e manageriale, adottando persino un approccio lontanamente in stile “gig economy”. Su questa premessa nel 2014 è nata la berlinese
Comatch, che ora sbarca anche in Italia puntando a una fetta di un mercato - quello della consulenza - che non è poi tanto lontano dalle nazioni-guida europee.
Comatch è, in estrema sintesi, una piattaforma dove
far incontrare domanda e offerta di consulenza. La domanda viene ovviamente in primo luogo dalle imprese, per portare avanti progetti specifici, ma anche dalle stesse grandi società di consulenza quando devono gestire picchi di carico o mancano di qualche competenza più specifica. L’offerta è quella dei
consulenti indipendenti che si registrano alla piattaforma, un numero sempre crescente perché - spiega Comatch - le nuove generazioni di consulenti tendono a fare qualche anno di esperienza in grandi realtà e poi operare da “battitori liberi”, più che fare carriera in quelle stesse grandi realtà.
Un’azienda che cerca uno o più consulenti deve semplicemente descrivere sulla piattaforma di Comatch gli elementi chiave del progetto che questi dovranno seguire (non da ultimo, la retribuzione) e i requisiti professionali che devono soddisfare. Un
algoritmo sviluppato in proprio da Comatch identifica i candidati più interessanti nel giro di 24 ore e da questi se ne traggono, dopo altre 24 ore, i tre profili da sottoporre all’azienda. Se tutto va bene, quindi,
in poco più di due giorni si definisce un nuovo rapporto di lavoro a progetto (la relazione contrattuale è in effetti intermediata, a tre: tra il consulente e Comatch e tra questa e l’azienda).
Maurizio Scotti Di Uccio, Business Development Manager di Comatch per l'ItaliaComprensibilmente, Comatch non intende diventare una specie di “Glovo della consulenza” e punta su una
selezione rigida dei consulenti che si propongono per essere inclusi nella piattaforma. Ai consulenti in senso proprio vengono chiesti
almeno due anni di esperienza in società di consulting leader a livello mondiale, mentre i cosiddetti “industry expert” devono aver lavorato per almeno dieci anni in azienda ricoprendo ruoli specifici di management.Anche le aziende clienti di Comatch hanno tratti ben precisi, ma in questo caso la selezione è quasi naturale. Il cliente ideale è una
azienda medio-grande (almeno 700-800 dipendenti) che è già abituata a rapportarsi con il mondo della consulenza strategico-manageriale. Mediamente
cerca una o due figure esterne per volta, per progetti mirati e che talvolta riguardano l’implementazione concreta di modelli acquisiti dalle grandi società di consulting.
L’entrata di Comatch sul mercato italiano deriva dal fatto che questo è interessante a livello economico. Nel 2017 ha mosso qualcosa come
4,3 miliardi di euro con una crescita del 12 percento circa rispetto all’anno precedente. E non è poi così lontano da mercati considerati più evoluti, come la Francia (che viaggia sui sette miliardi di euro di business). Quello italiano è però un
mercato molto frammentato, che conta
oltre ventimila aziende di consulenza di cui la gran parte (85 percento) impiega meno di tre persone.
In questo scenario c’è spazio per una realtà come Comatch, che idealmente va a posizionarsi tra le big della consulenza e le aziende di piccole dimensioni. Rispetto alle prime punta su una
maggiore elasticità, dato il modello di business scelto, e su
minori costi. Rispetto alle seconde fa valere un bacino di consulenti più ricco e soprattutto una gamma di expertise più ampia.