Ogni volta che arriva un nuovo anno si ha la tentazione di
fare un bilancio per quello che si chiude. Nel mondo dell'IT aziendale è un (bel) po' difficile: le tecnologie e i business coinvolti e incrociati fra loro sono talmente tanti, e tanto articolati, che è sempre spinoso indicare cosa è andato bene e cosa no. E per chi.
È possibile però individuare alcuni elementi più astratti che -
in parte come pura opinione personale, beninteso - nel corso del 2018 si sono resi particolarmente evidenti. Anche se a volte sembrano sin troppo astratti o lontani da noi, hanno o avranno
conseguenze sensibili anche per le imprese italiane, nelle possibilità e nei modi che hanno o avranno di usare le tecnologie.
I dati sono importanti
No, non nel solito senso che sono il "nuovo petrolio" come dicono tutti, ma nel senso che le informazioni che ci riguardano hanno un valore - anche commerciale - e
noi per primi dobbiamo tutelarlo. Il
GDPR è nato in quest'ottica e, sebbene all'inizio non lo abbia amato nessuno,
man mano ha trasferito questo concetto dalla teoria alla pratica. E che fosse un passo importante lo hanno poi dimostrato, quasi fossero fatte apposta, le falle nella sicurezza che durante il 2018 hanno colpito
aziende di ogni genere. Tanto che, guardacaso, adesso
anche negli USA si spinge per avere una sorta di GDPR a stelle e strisce.
L'open source aveva ragione
È simbolico che nello stesso anno il concetto di open source abbia raggiunto due traguardi: i
venti anni di "età" e la consacrazione pubblica con l'
acquisizione di Red Hat da parte di IBM. Ovviamente i tecnici sanno benissimo che il software open source è
al cuore delle imprese da anni, dopo che per decenni è rimasto fuori dalla porta ad aspettare. Ma l'acquisizione è stata un segnale importante: uno dei pochissimi nomi storici dell'IT si rilancia pesantemente assorbendo non solo Red Hat in sé ma
i principi dell'open source e della sua community. Chi seguirà l'esempio?
Un Piano Calenda serve sempre
Il Piano Industria/Impresa 4.0 sarebbe cosa più del 2017, a essere precisi, ma è nel 2018 che ne abbiamo potuto
comprendere meglio gli effetti. L'opinione comune di chi sta sul mercato è che circa la metà delle aziende che hanno usufruito del Piano lo abbia fatto in maniera intelligente,
puntando davvero alla trasformazione digitale e non solo a benefici a breve termine. In una nazione mai entusiasta dei cambiamenti, è una percentuale confortante.
Meno confortante è che la spinta a innovare i percorsi formativi e di accesso al lavoro sia stata concretizzata poco o nulla.
Siamo in ritardo per i centri di competenza, gli istituti tecnici italiani sono sempre considerati una scuola di serie B (al contrario che altrove), la formazione in azienda è un enigma e i fondi a disposizione per il Piano nel 2019
sono sempre meno. L'idea però era buona, peccato lasciarla andare...
C'è un problema social network
Sino a due anni fa parlar male dei social network era come bestemmiare in chiesa, ora è come sparare alla Croce Rossa. Attaccare Facebook e Twitter (e in parte Google)
è diventato troppo facile.
Perdite di dati, invasioni della privacy, fake news, polemiche divisive, attacchi personali... gli spunti del 2018 sono stati infiniti. Ed è chiaro che le aziende in questione
non hanno nemmeno le capacità - l'interesse, quello già si sapeva - per risolvere la questione.
Che c'entrano le imprese? C'entrano, perché i social network restano uno spazio - non l'unico, certo, ma uno dei principali - in cui
costruire relazioni tra brand e clienti. Per molte aziende questo è indispensabile: quasi nessuno compra più per il gusto di farlo, almeno in Occidente, quindi cresce il valore del legame che chi vende ha saputo
creare e mantenere con chi acquista. Ma farlo in un ambiente inospitale, per quanto virtuale, è molto più difficile.
Cambiano i giochi IIoT
I vendor dell'IT "classica" avevano accarezzato l'idea di
conquistare velocemente il mondo industriale puntando sui vantaggi delle soluzioni Internet of Things. E in parte ci sono anche riusciti, facendo leva sulla visione più tradizionale (e lenta) dei fornitori storici di fabbriche, oleodotti, impianti petroliferi e di tutti quegli ambiti che oggi chiamiamo
Industrial IoT (IIoT). Il 2018 ha evidentemente avviato una
seconda fase in cui questi operatori si sono
riorganizzati e stanno facendo tesoro
delle esperienze e delle competenze che hanno sviluppato sul campo. E il business in gioco è davvero notevole.
Blockchain si fa grande
Diciamo
grazie a Bitcoin per aver sdoganato il concetto dei
ledger distribuiti e quindi il modello stesso delle tecnologie blockchain. Ma nel 2018 abbiamo guardato
decisamente oltre, anche perché il mondo delle criptovalute ha avuto troppi alti e bassi - e qualche problema di sicurezza - per poter rappresentare la migliore concretizzazione di blockchain. Le aziende hanno adottato la tecnologia sperimentandola
in molti ambiti diversi, qualche progetto è
passato in produzione e nel 2019 il trend, salvo sorprese, si confermerà.
C'è una (cyber)guerra in corso
O magari è solo una cyber guerra fredda, ma di sicuro gli scontri in rete tra nazioni sono sempre più frequenti. E noi
siamo nel mezzo, come cittadini ed aziende che non hanno certo gli strumenti adeguati a difendersi contro i cosiddetti "state-sponsored attack", che nel 2018 hanno fatto una bella quota delle minacce in rete. Troppo perché non si cominci a parlare di una
Convenzione di Ginevra digitale, che però partirebbe comunque zoppa perché nei cyber-conflitti è quasi sempre impossibile dimostrare chi abbia attaccato chi.
Si muove il pendolo centro-periferia
Essere integralisti non è mai un bene, nemmeno nella tecnologia. Così da "portiamo tutto in cloud" e quindi al centro delle reti, siamo passati nel 2018 al predominio concettuale delle soluzioni di
edge computing. Appare anche logico che alcune elaborazioni siano fatte proprio là dove si raccolgono i dati, senza trasmetterli al cloud ed attendere la risposta. Che in alcuni casi non può tardare
oltre qualche millisecondo (vedi la guida autonoma). Insomma, è dati tempi dei primi calcolatori che il pendolo continua a muoversi tra centro e periferia delle reti.
Cambia chi firma gli assegni ai vendor
Volete vendere tecnologie a un'azienda?
Non passate dal CIO. O perlomeno non solo dal CIO. Per quanto riguarda il controllo degli investimenti in hardware, software e servizi, il 2018 è stato
l'anno del quasi-sorpasso dei
business manager ai danni dei CIO: 49,5 percento di spesa gestita contro il 50,5 percento del dipartimento IT. Il sorpasso c'è già stato in alcuni settori (manufacturing, servizi professionali) e in un ambito fondamentale come quello delle applicazioni software. Insomma, la mano sui cordoni della borsa
è cambiata.
La Cina è (sempre più) vicina
Era puerile pensare che una delle prime grandi potenze mondiali sarebbe restata, per l'IT, semplicemente un luogo dove le aziende occidentali potevano produrre a costi più bassi. La Cina si è data piani ambiziosi e
da qui al 2025 punta a primeggiare, o quasi, in molti settori industriali e tecnologici.
Robotica, intelligenza artificiale, analytics, cloud, droni, guida autonoma, HPC... a Pechino hanno identificato bene le direzioni da seguire per conquistare non solo il mercato interno ma anche quello globale. C'è chi ha
reagito male, ma in futuro "Made in China" promette di
avere un significato molto diverso da quello attuale.