Da qualche tempo
VMware ha preso decisamente la direzione del multicloud, proponendo la virtualizzazione - nelle sue varie accezioni - come
elemento unificante tra i vari ambienti cloud che le aziende si trovano a gestire. Quando la virata della software house verso il multicloud venne annunciata, un paio di anni fa, la concezione del cloud multiplo era relativamente semplice. Riguardava la volontà delle aziende di creare
ambienti di cloud ibrido in cui le proprie infrastrutture di cloud privato si combinassero, in modo possibilmente semplice, con quelle di più cloud pubblici.
Ora le cose però sono cambiate e
il multicloud si è fatto più complesso, per due evoluzioni che si stanno anche compenetrando. La prima riguarda le applicazioni di
edge computing, che sempre più saranno basate su una qualche forma di
delocalizzazione in periferia di ambienti e funzioni in stile cloud. L'altro trend di sviluppo, ovviamente in primo piano al Mobile World Congress 2019 di Barcellona, è la
cloudification delle reti degli operatori di telecomunicazioni. La (quasi) sacra e immutabile
core network delle Telco sta adottando le tecnologie del cloud, cambiando in maniera rilevante lo scenario tecnologico e di mercato.
Questa è
una grande opportunità per VMware e diversi annunci del passato recente dimostrano che l'azienda ha tutta l'intenzione di perseguirla. Partendo da una posizione di forza conquistata nella gran parte dei data center delle Telco, VMware può
spostarsi più velocemente di altri anche al cento delle core network di telecomunicazioni, che sono il vero componente critico per chi offre servizi di connettività.
VMware sa che il salto dall'IT alle reti di telecomunicazioni non è affatto banale. Non lo è tecnologicamente, perché queste reti hanno esigenze di affidabilità, sicurezza e controllo delle prestazioni che sono superiori alle reti dati generiche. E
non lo è nemmeno come percezione, perché il mondo Telco è ancora un po' restio ad accettare senza remore le soluzioni provenienti dal settore IT. Ecco perché VMware è attenta a
diversificare il mondo delle telecomunicazioni dagli ambienti data center in cui è già presente.
Il "nuovo" multicloud di VMware è quindi poggiato su
quattro pilastri: due li conosciamo bene e sono il cloud pubblico e il cloud ibrido, gli altri due sono più specifici e sono gli ambienti edge computing e i Telco Cloud. Le infrastrutture "cloudificate" degli operatori di telecomunicazioni meritano quindi
una classificazione a parte - i Telco Cloud, appunto - per le esigenze che hanno. E anche perché in questa fase del mercato sono il comparto che deve evolvere più velocemente, dovendo supportare i modelli applicativi del 5G. Che non è semplicemente una tecnologia per avere
più banda nella parte radio.
Il nuovo multicloud vuole astrazione
Se il multicloud "visto" dalle imprese diventa una combinazione di cloud anche molto diversi fra loro,
serve un layer unificante che ne astragga le specificità. Idealmente, tutto quello che è "sopra" il multicloud (device, applicazioni, workload...) deve poter vedere quello che c'è "sotto" - i vari cloud - come un un insieme indifferenzaito di cui usare le risorse e i servizi. In ambienti sempre più fisicamente separati, inoltre,
la componente di rete diventa fondamentale per
garantire la connettività ideale in ogni momento. Anche per questi motivi è proprio la parte di networking che sta giocando sempre più il ruolo di layer di astrazione.
Lo si era visto già tempo fa con le evoluzioni tecnologiche derivanti dall'
acquisizione di VeloCloud Networks, che hanno portato allo sviluppo della piattaforma VMware SD-WAN e quindi al modello della
Virtual Cloud Network. Questi approcci valgono ovviamente ancora, con però una maggiore focalizzazione sulle necessità delle Telco. Anche tenendo conto del fatto che le loro reti non possono cambiare in poche settimane e avranno ancora a lungo una
combinazione di sistemi e componenti di vecchia e di nuova concezione, che spesso di fatto le spezzetta ancora nelle sezioni di data center, WAN, edge e core/cloud.
Al Mobile World Congress di Barcellona diversi annunci di VMware sono andati nel senso dell'astrazione dalle differenze del multicloud. Proprio
VMware SD-WAN è stato potenziato grazie all'integrazione con alcuni nomi noti alle Telco, tra cui in particolare Adva per la parte di networking ottico, RingCentral per la gestione del traffico di cloud collaboration e SevOne nel campo della analisi dei dati di funzionamento delle reti. Partnership sono state definite anche con Telco Systems e Plixer.
Il ruolo del Software-Defined Networking
Molte novità anche per
VMware NSX-T Data Center, la componente di Software-Defined Networking che nella nuova versione 2.4 vede migliorate le sue funzioni per automatizzare la definizione e il provisioning di nuove infrastrutture virtualizzate. Si va verso un
modello infrastructure-as-code, grazie anche all'introduzione di un linguaggio "leggibile" per la definizione delle
operazioni di network automation. In campo
sicurezza le novità riguardano in particolare la possibilità di gestire security policy per singola applicazione, indipendentemente da come essa sia eseguita e dove, e di monitorare le applicazioni stesse per evidenziare comportamenti anomali.
L'elemento forse più importante è che
NSX-T si "irrobustisce" per soddisfare le esigenze di scala ed affidabilità che hanno gli operatori di telecomunicazioni. È una crescita fatta di molti dettagli tecnologici - dal supporto a IPv6 a quello per il service chaining o all'accelerazione hardware - che nel complesso porta la piattaforma a gestire prestazioni e complessità delle reti molto maggiori che in passato.
In ambito telecomunicazioni SDN significa anche
virtualizzazione delle funzioni di rete e, al Mobile World Congress 2019, VMware ha potenziato anche questa parte della sua offerta. L'obiettivo generale è che gli ambienti che si basano su funzioni di rete virtualizzate siano
come e meglio di quelli tradizionali - ormai legacy, viene da dire - in quanto a prestazioni e affidabilità dei servizi che veicolano.
Pat Gelsinger, CEO di VMwarePer questo
VMware Smart Assurance, ora in versione 10, si integra con vari altri componenti di VMware in modo da
coprire indifferentemente le parti virtuali e fisiche delle reti, ovviamente anche in logica multicloud. Le funzioni estese in questo modo comprendono in particolare la discovery dei dispositivi in rete, l'applicazione di policy e l'automazione delle operazioni di gestione. Il dialogo ora è possibile con VMware vCloud NFV, VMware SD-WAN, NSX-T Data Center, VMware Integrated OpenStack e VMware vRealize Operations.
Non è questione di tecnologia
Bastano tutte queste evoluzioni a conquistare il cuore delle reti delle Telco e dei service provider? Per ora la risposta è buona e
il 5G è un tassello che certamente la favorisce, come prova ad esempio il fatto che
AT&T ha scelto proprio VMware SD-WAN per gestire servizi di rete geografica anche su rete 5G. In questo scenario il 5G ha quindi il ruolo di supporto a collegamenti WAN dinamici, in sinergia con altre tecnologie di trasporto. Anche
Vodafone ha deciso di estendere l'adozione di tecnologie VMware dagli ambienti più tradizionali alla gestione della rete in ottica cloud.
È l'evoluzione a cui punta VMware e che non è una questione di tecnologia
ma, sempre più, di mercato. "La virtualizzazione ha portato benefici economici agli operatori ma poco ai clienti. È la cloudification che porta la possibilità di
dare ai clienti i servizi che desiderano, in funzione di come li vogliono consumare e non di quello che è più conveniente per l'operatore", ha sintetizzato in questo senso
Matt Beal, Director Technology Strategy & Architecture di Vodafone.