È difficile cavalcare i
nuovi modelli applicativi consentiti dall'evoluzione dell'IT senza una
elevata automazione nella gestione dell'IT stessa. Chiediamo alle infrastrutture IT di essere elastiche per supportare processi di business molto rapidi, ma questo sta lasciando indietro chi nelle aziende deve gestire proprio l'infrastruttura. "Attraverso le analisi che conduciamo a livello globale e italiano - spiega in questo senso
Fabio Rizzotto, Associate VP & Head of Local Research and Consulting di IDC - abbiamo riscontrato una accelerazione molto forte rispetto al bisogno che le aziende hanno di automatizzare una serie di processi collegati all'IT infrastrutturale e che
sono spesso ancora caratterizzati da task manuali e comunque da processi più tradizionali".
Questo bisogno deriva da una generica ricerca di efficienza a livello infrastrutturale, ma un impulso molto forte viene anche dal cloud e da DevOps. Nel primo ambito la gestione manuale da console o linea di comando deve lasciare il passo a tool automatici per
adattarsi alla velocità degli ambienti cloud, dove tra l'altro anche banali errori di configurazione hanno
conseguenze imprevedibili.
I modelli
DevOps danno una spinta ulteriore verso la velocità dell'IT e sono diventati
una necessità nelle imprese. Una recente analisi IDC indica che tutte le aziende della fascia enterprise stanno valutando o hanno già implementato l'approccio DevOps. E già nel 2020 si stima che un terzo circa dei
progetti applicativi enterprise sarà basato su questo modello di sviluppo e integrazione.
Per chi adotta DevOps
l'impatto sulle IT operations rischia di essere notevole. Per IDC, prima di passare al modello DevOps la fetta maggiore (48 percento) delle imprese aggiorna le sue applicazioni mediamente ogni sei mesi, al massimo. Dopo l'introduzione di DevOps le cose cambiano: il 65 percento delle aziende aggiorna le sue applicazioni
come minimo ogni tre mesi e a volte anche più spesso. Come sa chi si è già "scontrato" con DevOps, l'aggiornamento di una applicazione non è semplicemente compilare nuovo codice: comporta modifiche frequenti e rapide alla parte infrastrutturale, a
un ritmo eccessivo per le strategie tradizionali di IT management.
"Qui il ruolo dell'automazione diventa fondamentale - spiega Fabio Rizzotto - e fortunatamente è un settore in cui si stanno riscontrando benefici immediati e significativi. In direzione dell'automazione spingono anche due tendenze oggi molto evidenti nelle imprese: il bisogno di scalabilità ed efficienza in campo IT e la necessità di ottimizzare le risorse interne, che possono essere anche scarse.
L'obiettivo a tendere per noi è il self-provisioning, anche se la strada per arrivarci non è semplice".
Le aziende analizzate da IDC mostrano di volersi muovere in questa direzione. Secondo l'85 percento del campione l'automazione è un elemento critico o molto importante
all'interno della strategia DevOps. Una percentuale analoga (86 percento) indica che
lo è anche nella strategia collegata al cloud. Il motivo è presto detto: i servizi infrastrutturali IaaS del cloud pubblico sono la base su cui sviluppare le nuove applicazioni enterprise (lo dice il 77 percento del campione) e gestire una infrastruttura IT distribuita
sull'on-premise e sul multicloud richiede ancora più automazione.
È una buona notizia per i vendor tecnologici. Un mondo IT fatto da applicazioni cloud-native e da infrastrutture "agili"
richiede competenze e strumenti nuovi. Infatti il 79 percento delle aziende ritiene di dover implementare, entro il 2020, nuovi strumenti di gestione e automazione.
Possibilmente open source, dato che questo ha un ruolo chiave nei futuri progetti IT di quasi tutte (84 percento) le grandi realtà.