Colt e la scommessa (vinta) dell'infrastruttura

La strategia originaria di costruire infrastrutture proprie è un punto di forza, ora che la connettività non è una commodity ma un elemento strategico

Autore: f.p.

Tutti gli operatori di telecomunicazioni hanno attraversato una lunga fase del mercato, intorno ai primi Anni Duemila, in cui i servizi di connettività venivano considerati poco più che una commodity dai loro utenti. Qualcuno, temendo di essere visto solo come un fornitore di "tubi per i dati" più o meno grandi, ha cambiato rotta provando a sviluppare servizi percepiti a più valore aggiunto. Altri hanno mantenuto il focus sull'infrastruttura, puntando semmai con maggiore decisione sui segmenti di clientela più pregiati.

La "vecchia" Colt - oggi Colt Technology Services - era storicamente partita già facendo questo, nel servire le aziende della City londinese con connettività ad alte prestazioni. Constatato che il modello di business funzionava anche fuori da Londra e poi dall'Europa, non lo ha cambiato e negli anni ha costruito un network globale a larga banda con servizi di alta qualità pensati per la clientela unicamente business e di fascia enterprise. In questa crescita della rete - che oggi tocca tra l'altro anche Stati Uniti, Est Europa e Australia - ha mantenuto poi la sua peculiarità di costruire proprie reti metropolitane in fibra ottica: in Europa sono una cinquantina, di cui alcune anche in Italia.

Un investimento complessivo che nel corso del 2018 è stato incrementato, con una rivisitazione totale delle infrastrutture di backbone e la realizzazione di nuove MAN, e che oggi sta pagando perché "da pura commodity, la connettività sta diventando un asset strategico", spiega Mimmo Zappi, Country Manager Italy di Colt Technology Services.

Mimmo Zappi, Country Manager Italy di Colt Technology Services
La connettività è critica ovviamente quando viene a mancare, per un qualsiasi motivo: oggi non essere in rete è impensabile per la maggior parte delle imprese e in particolare per chi fa il suo business proprio in rete. Ma la digitalizzazione e l'adozione del cloud hanno reso più complessa tutta la questione. Oggi non basta una connettività generica: essere ben collegati ai luoghi strategici della Rete, cioè ai data center dei principali cloud provider e ai grandi hub da cui vengono distribuiti i contenuti, permette di svolgere molto meglio il proprio business.

Qui entra in gioco, a favore di Colt, aver creato una rete estesa che ha un elevato grado di interconnessione verso le facility chiave della Rete: qualcosa come 850 data center connessi nel mondo, a cui i clienti Colt possono avere un accesso diretto o comunque con prestazioni migliori rispetto ad altre reti.

"La cloud adoption - spiega in questo senso Zappi - è una realtà anche nel mercato italiano e sta modificando il modo di fare business, o meglio i clienti stanno chiedendo un nuovo standard di servizio... C'è un'attenzione nuova sull'agilità degli operatori, sulla loro capacità di rispondere velocemente alle richieste infrastrutturali".


Su questi aspetti Colt ha lavorato molto negli ultimi tre anni, investendo oltre un miliardo di euro per rendere le proprie infrastrutture più flessibili, tra l'altro anche attraverso l'adozione di componenti di Software-Defined Networking e Network Function Virtualization, e per aumentare il grado di autonomia dei clienti nel configurare le proprie connessioni. Queste evoluzioni permettono ora ai clienti, ad esempio, di eseguire il self provisioning di un circuito in tempo reale, adattandone le caratteristiche in funzione delle esigenze previste per quella parte di connettività.

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