Google Cloud Summit 2019: Google Cloud più vicino alle imprese

Il Google Cloud Summit italiano replica i messaggi del Cloud Next: molte novità tecnologiche ma anche più attenzione diretta al segmento enterprise

Autore: f.p.

"È il terzo anno che organizziamo il Google Cloud Summit in Italia e il numero dei partecipanti continua a crescere. In Italia c'è un grande potenziale per la Digital Transformation e Google vuole giocare il suo ruolo in questo mercato". Nelle parole di Alison Wagonfeld, Vice President Marketing di Google Cloud, ci sono due messaggi chiave dell'edizione milanese del Summit. Innanzitutto che le imprese italiane stanno sempre più interessandosi ai servizi di quello che era considerato, almeno nel mondo enterprise, il cloud provider "alternativo". Inoltre, che sta crescendo sensibilmente l'ecosistema dei partner di Google Cloud, il vero veicolo per portare Google alle grandi aziende.

Non è un caso che al Google Cloud Summit italiano siano stati invitati sul palco i manager di grandi aziende. E che altre dello stesso livello abbiano partecipato alle sessioni parallele. Come anche che molte di queste imprese operino in settori regolamentati. Dimostra che il cloud è tanto solido da supportare le aziende che lavorano in ambiti "delicati" per la sensibilità dei processi e dei dati.

Da questo punto di vista il Google Cloud Summit rispecchia l'evento globale Google Next per un duplice significato. Da un lato presenta i contenuti tecnologici dell'evento principale, rivolgendosi in modo specifico a sviluppatori e partner. Dall'altro dà il senso della maggiore attenzione ai clienti enterprise che è stata introdotta dal nuovo CEO Thomas Kurian.

Fabio Fregi, Country Manager di Google Cloud in Italia
Un senso che indirettamente conferma anche Fabio Fregi, Country Manager di Google Cloud in Italia. Spiega che "Per molto tempo siamo stati così pochi che la 'storia' di Google Cloud non si riusciva a raccontarla ai clienti, mentre nell'enterprise il presidio è un fattore fondamentale". Da qui la volontà di investire per una maggiore presenza diretta presso le grandi aziende. Ora il numero di dipendenti raddoppia ogni anno e c'è una attenzione crescente a ragionare per settori verticali.

La verticalizzazione serve perché "le grandi aziende hanno bisogno di essere seguite da vicino", spiega Fregi. Ma questo lo si fa insieme ai partner, multinazionali come piccole realtà, che conoscono le aziende e i loro processi. Google Cloud di suo ci mette, oltre alle tecnologie, una organizzazione di servizi professionali che segue le implementazioni italiane. "Non va in sovrapposizione con i partner ma fa soprattutto program management", sottolinea Fregi.

Google Cloud Summit 2019: le tecnologie

L'anima del Google Cloud Summit è comunque tecnologica. La sua platea - oltre cinquemila iscritti a questa edizione - è fatta da chi poi deve usare le tecnologie di Google. In questo senso Google Cloud ribadisce la focalizzazione sui suoi tradizionali cinque pilastri tecnologici: modernizzazione infrastrutturale, strumenti per creare applicazioni cloud-native, data management, analytics collegata alla intelligenza artificiale, collaboration.

Anche per Google Cloud, inoltre, la parola chiave è multicloud. Dal suo punto di vista, però, come conseguenza quasi naturale della filosofia orientata all'open source. "Abbiamo - spiega Paolo Spreafico, Cloud Customer Engineering Lead Benelux, Italia e Spagna di Google Cloud - un approccio ibrido e multicloud nel DNA. Ogni servizio che forniamo deriva da un progetto open source, questo ci permette di parlare in maniera seria di multicloud". L'approccio multicloud e ibrido, inteso come possibilità di gestire i workload ovunque, è d'altronde quello che chiedono ora le aziende. E che, nella visione di Big G, avvantaggia Google Cloud stesso. Le aziende, potendo scegliere liberamente, si rivolgeranno alla nuvola di Google in quanto quella più performante.

Alison Wagonfeld, Vice President Marketing di Google Cloud
L'obiettivo per Google Cloud è quindi - spiega Robert Enslin, President di Google Cloud - evitare compromessi alle aziende utenti. Cioè portare i vantaggi di elasticità del cloud senza imporre complessità di gestione degli ambienti ibridi. A questo serve in particolare Google Anthos. Estende la containerizzazione ad ambienti on-premise e in cloud, potendo trasferire carichi di lavoro tra loro e tra cloud diversi. Con anche funzioni di ottimizzazione (quasi) automatica per le applicazioni cloud-native a microservizi, grazie a Cloud Service Mesh.

Google Summit: semplicità e democratizzazione

Questa semplicità non è rivolta solo agli sviluppatori, sottolinea Enslin. Con l'approccio di Anthos uno sviluppatore crea "una tantum" codice che viene poi eseguito ovunque, ma c'è di più. Chi si occupa di operations deve gestire una sola volta le configurazioni dei sistemi. E l'azienda ha più potere di negoziazione nei confronti dei cloud provider, data la facilità che ha nello spostare workload.

L'idea della "democratizzazione" delle tecnologie tocca anche altri elementi recenti di Google Cloud. Ad esempio il serverless grazie a Cloud Run, per gestire container via http request sfruttando i progetti Istio e Knative. O lo sviluppo cloud-nativo, tramite Cloud Code: plugin che lo sviluppatore integra in tool come Visual Studio Code. E il campo degli analytics e del machine learning, con i potenziamenti di BigQuery e le novità dei servizi AutoML.

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