Il
World Payments Report 2019 di
Capgemini evidenzia
l’esplosione delle transazioni non-cash e l’incremento della concorrenza, anche se molte banche sono ancora restie ad abbracciare l'Open Banking attraverso condivisione dei dati, partnership e piattaforme aperte. Gli operatori tradizionali sono ancora prudenti quando si tratta di cambiamenti e percepiscono l'Open Banking come una potenziale sfida quando, in realtà, si tratta di una
condizione necessaria per migliorare la customer experience e fidelizzare i clienti nel lungo periodo.
L'indagine World Payments Report 2019, spiega una nota, illustra lo stato dell'Open Banking dal punto di vista dei pagamenti in 18 mercati, supportato anche da indagini compiute nello scorso giugno, e stima in dettaglio che verranno raggiunti i
1.046 miliardi di transazioni non-cash a livello globale entro il 2022, equivalenti a un tasso composto di crescita annuale (CAGR) del 14%. Tuttavia, in un mercato guidato dall'innovazione, molti operatori tradizionali temono la velocità e la direzione del cambiamento, invece che adottare un atteggiamento ottimista. In molti casi, vivono la
minaccia delle BigTech e affermano di aver adottato solamente gli aspetti dell'Open Banking richiesti dalle autorità di regolamentazione, non considerandolo come un'opportunità per offrire differenziazione, fidelizzare la clientela e consolidare la leadership di mercato.
Più in dettaglio, la transizione verso un ecosistema di pagamenti convergente è stata in parte guidata da cambiamenti normativi incentrati su standardizzazione e interoperabilità, come una piattaforma di identità digitale condivisa, linee guida per l'interoperabilità e clearing dei pagamenti in tempo reale. La
maggior parte degli sforzi in tema di digital transformation, intrapresi dal 60% delle banche, riguarda la necessità di essere conformi alle normative.
Non solo: c’è anche una
scarsa adozione di API in misura maggiore rispetto a quanto stabilito dalla legge, visto che la maggior parte delle banche non ha in programma di implementare API che espongono i dati di determinate aree, come gli estratti conto intrabancari (53%), i pagamenti condizionati (53%) e l'ubicazione di filiali e bancomat (67%). Nei casi in cui le banche non sono obbligate a condividere un maggior numero di dati, generalmente scelgono di non farlo:
le API aperte vengono infatti viste come un elemento necessario per adempiere alla normativa invece che un'opportunità di crescita.
"Il panorama globale dei pagamenti è in significativa evoluzione, ma non tutti i partecipanti sono a proprio agio con il ritmo e la direzione del cambiamento", sottolinea
Monia Ferrari, Financial Services Director di Capgemini Business Unit Italy.
“Le banche stanno chiaramente riconoscendo l'importanza dell’adozione di un modello basato su ecosistemi per soddisfare le mutevoli esigenze dei clienti e crescere in un panorama competitivo. Incoraggiamo le banche tradizionali a prendere in considerazione soluzioni a breve termine che le preparino per il mercato futuro, come l'implementazione di un'architettura di microservizi per aggirare i limiti dell'infrastruttura legacy”.