Le radici di
VMware, e ancora moltissimo del suo sviluppo, sono legate alla componente infrastrutturale dell'IT. Ma questo non vuol dire che la software house non abbia ben chiaro come i suoi utenti oggi guardano all'infrastruttura. Come ad
una base fondamentale per abilitare altre componenti, più evidenti ed immediatamente associate al business. "La visione tradizionale di VMware - spiega in questo senso
Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia - oggi si innesta nel contesto delle applicazioni".
All'interno di un'azienda, questa focalizzazione sulle applicazioni è legata alla digitalizzazione dei processi di business. Ed alla necessità che questi si svolgano in maniera fluida ed ottimale. Ma è all'esterno delle imprese che le applicazioni ed i servizi digitali stanno giocando un ruolo critico,
nell'ottica della Customer Experience. "La CX sta diventando sempre più pervasiva ed importante - spiega Gigantino - quindi un'azienda che voglia restare competitiva deve abbracciare questo trend".
Lo ha in fondo abbracciato anche VMware, dal suo punto di vista. La parte "storica" e infrastrutturale
si è man mano allargata, anche grazie alle acquisizioni di Bitnami e Pivotal, ai livelli superiori. Con l'obiettivo, sintetizza Gigantino, di "Avere una copertura a 360 gradi: lo sviluppo delle applicazioni, la capacità di farle girare su qualsiasi cloud, la loro gestione in maniera efficiente. Anche perché la
gestione della complessità è una funzione chiave che i clienti ci chiedono".
Tutto questo anche garantendo un approccio di
sicurezza intrinseca alle applicazioni, possibile in particolare dopo l'
acquisizione di Carbon Black. È un tassello che ha ampliato ulteriormente le funzioni delle piattaforme VMware. E proprio questa estensione progressiva
sta diventando un fattore caratterizzante per la software house, sottolinea Gigantino: "Avere una strategia che va dall'infrastruttura alla parte applicazioni, dalla sicurezza al digital workspace, è qualcosa di unico nel mercato".
Una promessa di semplificazione
Questa trasversalità è però anche qualcosa che richiede precise linee guida strategiche e tecnologiche, altrimenti
il rischio è fare troppe cose e non riuscire a farle in maniera coordinata. Per questo il traguardo definito con
Project Tanzu è importante. È un consolidamento tecnologico ma anche strategico: pone VMware come
potenziale soluzione "totale" per la gestione di applicazioni legacy e cloud-native, dall'on-premise puro al multicloud ibrido.
È un passo importante per VMware, che peraltro ha da tempo sposato l'idea del multicloud. Il punto è che ora lo stanno facendo anche le aziende utenti. "È evidente - spiega
Michele Apa, Senior Manager Solutions Engineering di VMware - la tendenza delle imprese a considerare le offerte di più cloud provider. Questo però richiede di
semplificare la vita a chi è nell'IT e in parte gestisce anche l'infrastruttura. Oltretutto in un periodo storico in cui è a disposizione una varietà di tecnologie e non tutte le aziende sanno chiaramente che strada seguire".
Passata forse un po' in secondo piano, anche la
VMware Cloud Foundation è una possibile risposta a questa domanda di semplificazione. Comprende tecnologie e piattaforme (vSphere, vSAN, NSX) che si possono già avere da VMware, ma "unificate" da una parte di orchestrazione (VMware SDDC Manager) che ne semplifica l'utilizzo. "La si può vedere come se fosse un singolo stack tecnologico", sintetizza Apa. Stack che si può abilitare
in molti modi, dal cloud all'on-premise (su VxRack).
La promessa di semplificazione di VMware oggi sta infatti, in ultima analisi, nel
togliere agli utenti l'obbligo di fare scelte che potrebbero essere rischiose o vincolanti. Non trovarsi ad esempio legate ad un cloud provider. O non dover "cloudificare" subito le loro applicazioni legacy. Per molte aziende, specie grandi, sono dubbi superabili. Per molte altre la questione resta più complessa. E qualsiasi aiuto che possa venire dalla tecnologia è di sicuro ben accetto.