Se i dati sono, come affermano un po' tutti da qualche tempo, il "nuovo petrolio", allora bisogna realizzare infrastrutture di storage che questo petrolio virtuale lo possano
portare là dove serve nel minore tempo possibile. È un problema generale per chiunque operi nel mercato storage.
Infinidat - spiega
Donato Ceccomancini, Country Sales Manager della società per l'Italia - lo ha affrontato "
ripensando da zero lo storage, portando sempre più intelligenza alla componente software e in particolare alla parte di caching". Portare le funzioni chiave lato software permette di "
realizzare architetture di storage ad alte prestazioni ma a basso costo".
Un approccio che per Infinidat è strettamente collegato al percorso che le imprese stanno facendo verso il cloud. La "nuvola" ha infatti dimostrato alle imprese
i vantaggi delle soluzioni flessibili. E ora queste ricercano flessibilità un po' ovunque. Lato storage, la risposta di Infinidat a questa esigenza è una architettura - la
Elastic Data Fabric - articolata in modo appunto da cercare di offrire flessibilità.
Un'architettura in cui il componente "monolitico" è essenzialmente l'array di storage. In casa Infinidat si chiama
InfiniBox ed è un sistema che usa storage convenzionale e flash. Le funzioni di machine learning - complessivamente la
Neural Cache - permettono di avere, secondo Infinidat,
prestazioni migliori anche rispetto ai sistemi all-flash. E la possibilità di gestire nativamente funzioni, come la cifratura dei dati, che non sempre si sposano idealmente con la compressione e la deduplica tipiche degli array completamente flash.
In questa fase però Infinidat non punta solo sul fattore prestazioni. Nel passaggio al cloud molte imprese hanno paura di
perdere il controllo sui loro dati, sparsi tra varie "nuvole". Mentre altre vogliono sfruttare le funzioni del coud pubblico ma non intendono far uscire i dati critici dalle loro infrastrutture. Come anche altri produttori, Infinidat propone un'architettura in cui
lo storage e i dati restano sotto controllo, ma aperti alle funzioni
abilitate esternamente dai cloud provider.
L'architettura si basa essa stessa su un servizio cloud, erogato da Infinidat e battezzato
Neutrix Cloud. Il cloud di Infinidat fa in sintesi da snodo tra lo storage on-premise e i servizi cloud di provider quali Google, AWS e Microsoft. In questo modo i dati
non devono essere passati direttamente agli hyperscaler, o peggio replicati tra più cloud, pur supportando una strategia complessivamente multicloud. Allo stesso tempo, Neutrix Cloud abilita alcune funzioni aggiuntive di protezione dei dati, come il disaster recovery in cloud.
La flessibilità del cloud è legata anche all'idea che sia possibile
mandare in pensione l'overprovisioning. Invece di acquistare ed allocare risorse in funzione dei picchi di utilizzo, il cloud permette di attivarle in funzione delle necessità in ogni momento. Infinidat vuole implementare la
filosofia as-a-Service anche quando si tratta di storage. Lo fa con l'opzione FLX, che prevede come al solito l'installazione on-premise di array InfiniBox. I quali però si pagano a consumo e, per chi adotta un modello di acquisto completamente cloud-style, sono aggiornati ogni tre anni nelle loro componenti hardware principali.