Istat: cresce reddito famiglie, ma aumenta rischio povertà al Sud
Nel 2017 il reddito netto medio delle famiglie cresce: termini nominali +2,6%; potere d’acquisto +1,2%
Autore: Redazione ImpresaCity
Nel 2017, l'Istat stima che le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a 31.393 euro, 2.616 euro al mese. La crescita rispetto all’anno precedente accelera in termini nominali (+2,6% da +2,0%) ma rallenta in termini reali (+1,2% da +2,1%). L’andamento del reddito familiare nel corso del 2017 mostra una dinamica differenziata per tipo di fonte: mentre i redditi da lavoro autonomo e i redditi da pensioni e/o trasferimenti pubblici sono cresciuti rispettivamente del 3,1% e del 2,0%, i redditi da lavoro dipendente sono diminuiti dello 0,5% (prima contrazione dal 2013). Inoltre, i redditi da capitale sono aumentati del 4,4% grazie all’incremento degli affitti figurativi. La disuguaglianza non si riduce: il reddito totale delle famiglie più abbienti continua a essere più di sei volte quello delle famiglie più povere. Nel 2018, il 20,3% (valore stabile rispetto al 2017) delle persone residenti in Italia (circa 12 milioni e 230 mila individui), risulta a rischio di povertà, cioè hanno un reddito netto equivalente nell’anno precedente all’indagine, senza componenti figurative e in natura, inferiore a 10.106 euro (842 euro al mese). In Italia, il Mezzogiorno rimane l’area con la percentuale più alta di individui a rischio di povertà o esclusione sociale (45,0%, seppure stabile rispetto all’anno precedente). Tuttavia, in tale ripartizione si osserva un incremento del rischio di povertà da 33,1% nel 2017 a 34,4% nel 2018. Anche nel 2018, l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale è più elevata tra gli individui delle famiglie di coppie con tre o più figli (36,0%), nonostante un sensibile miglioramento rispetto allo scorso anno (41,1%) e in quelle monogenitore (35,4%; 38,8% nel 2017). Nel 2017, l’aliquota media del prelievo fiscale a livello familiare rimane pressoché stabile al 19,5%, non discostandosi in modo significativo dai due anni precedenti. Il costo del lavoro, che è dato dalla somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, nel 2017 presenta una riduzione rispetto all’anno precedente (-1,2%), dovuta alla flessione della contribuzione a carico del datore di lavoro (-1,8%) con conseguente riduzione del cuneo fiscale e contributivo (-1,4%).
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