La UE vuole un mercato unico dei dati. Per contrastare i giganti del web.

L'obiettivo, secondo indiscrezioni, è facilitare l'accesso ai dati per le aziende europee, limitando invece la circolazione delle informazioni extra-UE

Autore: f.p.

Sfruttare i dati dei propri utenti e clienti può anche andare bene, ma fino a un certo punto. È il messaggio che l'Europa ha dato al resto del mondo con il GDPR. E che è stato quantomeno apprezzato anche dai consumatori d'Oltreoceano. Ora il confronto tra le due sponde dell'Atlantico su come si possono gestire di dati a livello globale promette di farsi ancora più acceso.

Per il momento se ne sa poco, perché ci si basa su indiscrezioni raccolte da Reuters. Ma la Commissione Europa starebbe finalizzando un documento che mira a creare un nuovo mercato unico europeo. Stavolta incentrato sui dati. L'approccio è simile a quello applicato per altri "single market" europei. In linea generale, le realtà europee dovrebbero avere un accesso più semplice alle risorse sviluppate nell'Unione. E le realtà non europee non dovrebbero avvantaggiarsene.

In questo caso la risorsa in questione sono i dati. Informazioni di qualsiasi genere che i cittadini e le aziende producono a livello continentale. E che i giganti del web statunitensi hanno mostrato quanto siano preziosi. I dati, come si dice spesso, sono il nuovo petrolio. E attualmente - spiega il documento consultato da Reuters - "un piccolo numero di grandi aziende tecnologiche detiene una gran parte dei dati mondiali".


La questione non è legata solo alla privacy o a questioni etiche. "È un importante punto debole per le aziende data-driven che oggi vogliono emergere, crescere e innovare. Anche in Europa". Invece, le imprese statunitensi e cinesi, che hanno ammassato enormi quantità di dati, "stanno innovando velocemente ed imponendo i loro concetti di utilizzo e accesso dei dati a livello globale".

Ma gli equilibri del mercato possono cambiare velocemente, secondo la UE. A questo servirebbe un mercato unico europeo dei dati. Che si può creare sviluppando due componenti fondamentali, anche e soprattutto a livello di normative.

Cosa serve per un mercato unico dei dati

In primis è impossibile parlare di un "single market" dei dati se non ci sono le condizioni tecnologiche e legali per una libera circolazione dei dati stessi. Ovviamente solo all'interno dell'Unione. Per questo servono regole e linee guida comuni. Come anche standard e tecniche per l'interoperabilità delle informazioni. Quantomeno nei settori considerati più importanti: manufacturing, clima, automotive, sanità, finance, agricoltura, energia.

Secondo passo: la libera circolazione deve essere solo comunitaria. Altrimenti il problema del predominio delle grandi aziende tecnologiche non viene risolto. Servono quindi norme e paletti per impedire a Google, Facebook, Amazon e compagnia di usare liberamente e senza controllo i dati dei cittadini e delle aziende del Vecchio Continente.


Più facile a dirsi che a farsi. Ma per ora si tratta di ipotesi. La proposta della Commissione Europea dovrebbe essere ufficializzata il prossimo 19 febbraio. E da quel momento in poi, se le indiscrezioni saranno confermate, si potrà dibattere sulla fattibilità di un mercato unico europeo delle informazioni. Che ha certamente un senso. Anche dal punto di vista di un livellamento positivo della competizione globale.

La reazione delle aziende statunitensi è facilmente prevedibile. Banalmente perché l'abbiamo già sentita: frenare l'accesso alle informazioni frena l'innovazione. E questo, si sottolinea, è un male per tutti. Ma da questo punto di vista il clima, quasi ovunque nel mondo, è decisamente cambiato.

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