Gianni Anguilletti-Rodolfo Falcone: il
passaggio di testimone alla guida di
Red Hat Italia, pre-annunciato lo scorso dicembre sul palco del
Red Hat Open Source Day 2019 di scena a Roma e Milano, è cosa fatta. Dopo la nomina a
Country Manager lo scorso novembre,
Falcone è oggi pronto a camminare da solo, con l’entusiasmo che lo caratterizza:
“Red Hat è un outsider da tutti i punti di vista: per cultura, capacità di interfacciarsi con le persone - dipendenti, clienti e partner -, modalità di porsi sul mercato. La sua linfa è la community, un modo di operare ‘orizzontale’. E’ l’azienda delle opportunità per i clienti orientati alle frontiere 4.0 e per i dipendenti impegnati in prima persona nel ‘costruire’ il mondo del futuro in salsa ‘open’- dei 200 dipendenti della filiale 80 sono ingegneri”.
Rodolfo Falcone, Country Manager, Red Hat ItaliaLa cultura Red Hat
Il nuovo Country Manager non si stanca di sottolineare il
‘valore’ dell’azienda che lo ha scelto per la filiale italiana:
“In Red Hat ci sentiamo parte e al contempo protagonisti della Digital Transformation, abilitatori del cambiamento, facilitatori dell’IT dei tempi moderni”. Un
mondo affascinante a sentire Falcone che, mentre assorbe la cultura Red Hat, porta in dote il bagaglio di esperienze precedenti (
ForcePoint, ServiceNow, Commvault, Check Point Software Technologies, Security Reply e Trend Micro), puntando a
imprimere un’accelerazione soprattutto dal punto di vista commerciale:
“Vivere Red Hat è un’esperienza unica nel suo genere. Nell’ambiente si respira la passione che viene dall’essere parte di un’azienda in grado di guidare il processo di trasformazione digitale delle aziende, interloquendo con i clienti ai tavoli business”. Se è vero, come da molti sostenuto e come rimarca
Gianni Anguilletti, VP Med Region, Red Hat, che in un
mondo governato dal software tutte le aziende devono diventare aziende software (basti pensare al settore automobilistico dove la componente software è sempre più importante), Red Hat ha dalla sua la consapevolezza di
essere protagonista su una moltitudine di tavoli progettuali, avendo nel software e nelle sue modalità di sviluppo moderno uno dei propri baricentri:
“Siamo l’Enterprise Open Source Company che poggia su un modello di sviluppo ‘open’: DevOps, container, microservizi, sviluppo agile sono il nostro terreno d'elezione”, afferma Anguilletti.
Il fascino di Red Hat in combinata con Ibm
Molti i punti a favore che hanno portato
Falcone a scegliere Red Hat, tra cui sicuramente il ‘fascino’ di essere parte della
galassia Ibm: “Ibm farà la differenza. Stiamo parlando di un’operazione del valore di 34 miliardi di dollari volta a combinare due eccellenze per elevarne il valore. Una connubio tra due realtà sinergiche che farà leva sulla straordinarie capacità orizzontali di processo e verticali di mercato di Ibm e sul ruolo di catalizzatore di innovazione di Red Hat”. Pur rimanendo
Red Hat una business unit indipendente da Ibm, le due realtà hanno iniziato a mettere a fattore comune le proprie eccellenze, per innescare quel circolo virtuoso a cui punta l’operazione. I primi segnali di combinazione dell’offerta ci sono già – per esempio Ibm propone al mercato
alcune pacchettizzazioni (sei declinazioni di Cloud Paks)
che hanno come motore di ‘containerizzazione’ Red Hat Open Shift Container Platform, la piattaforma per la
modernizzazione dello sviluppo applicativo tradizionale e di nuova generazione incentrata su paradigmi quali
Intelligenza Artificiale, Machine Learning, Edge Computing, Serveless Computing,… E in questo senso i lavori prevedono la disponibilità di
ulteriori combinazioni delle reciproche offerte a breve per creare un'unica proposizione con la possibilità di passare da un ambiente all'altro, puntando ad estendere le rispettive basi clienti, facendo leva su un
ecosistema di partner più esteso:
“Siamo pronti a ingaggiare system integrator nazionali e internazionali e grandi corporate reseller per giocare a tavoli ancora più importanti”, dice Falcone. Da qu
i l’urgenza di accelerare anche la dinamica di canale congiunta per beneficiare delle sinergie derivarnti dal tandem Ibm-Red Hat:
"Una grandissima opportunità per i due canali".
Rodolfo Falcone e Gianni Anguilletti, VP Med Region, Red HatNumeri positivi
Falcone punta a
raddoppiare il giro d’affari della filiale in un triennio, forte di numeri molto interessanti (la chiusura dell’esercizio in corso è prevista a fine febbraio, ndr). L’azienda, capace di mettere a segno trimestrali di crescita continua (oltre 70), ha
chiuso l’ultimo trimestre riportando un +24%: “
In sostanza si tratta di crescere ogni anno del 25% da qui a tre anni: una sfida che mi sento di prendere, tenendo conto dell’ottima base di partenza. I risultati della filiale si attestano da tempo su un + 20% annuo",Una crescita da mettere a segno sia operando su un target di
clienti large enterprise (oltre i 5.000 utenti)
sia del mid market (da 1.000 a 5.000 utenti, qui l’idea è di raddoppiare i risultati nel corso del prossimo anno), per scaricare a terra la visione dell’
Open Hybrid Cloud, in cui applicazioni e workload non girare solo on promise o su un unico cloud, ma si muovono senza soluzione di continuità in un
ambiente hybrid e multicloud, poggiando e spostandosi indifferentemente
da macchine fisiche, virtuali, private cloud o public cloud in modo fluido e dinamico. Per fare ciò Red Hat mette in campo
uno stack tecnologico end-to-end costituito da sistema operativo, ambiente di sviluppo, storage, strumenti di gestione, controllo e automazione, in grado di gestire,
orchestrare e automatizzare l’intera infrastruttura senza vincoli architetturali. Un mondo ibrido in cui
la logica a silos deve essere superata: “I cloud pubblici rischiano di imbrigliare le aziende clienti, diventando i mainframe della nuova era. Red Hat permette invece di utilizzare i servizi del public cloud senza svantaggi di lock in; una neutralità fortemente apprezzata dai clienti”. Clienti che sembrano essere pronti ai nuovi scenari innovativi, cloud diffusi e pervasivi:
è solo questione di tempo e di competenze. E qui la nota si fa dolente:
“Il momento è molto stimolante per Red Hat; stiamo gestendo un piano di assunzioni da qui ai prossimi mesi molto interessante però sul mercato mancano le competenze per sostenere la portata di questa onda dirompente. Si parla di 400 mila profili in Europa: architetti DevOps, esperti di container e micro servizi. Occorre tenere il passo per mantenere il ritmo e vincere la sfida che ci vede protagonisti nel mercato”, conclude Falcone.