Nokia si conferma costantemente come uno dei principali nomi nel mondo delle telecomunicazioni. E lo sviluppo del 5G dovrebbe favorire ulteriormente la casa finlandese. Ma per ora la sua strada verso le "nuove" telecomunicazioni
appare quantomeno accidentata. Come testimonia, almeno secondo alcuni, il suo cambio al vertice. Il Presidente e CEO Rajeev Suri lascia infatti il posto al finlandese
Pekka Lundmark. Con un piano di successione che non è certamente improvviso: Lundmark assumerà ufficialmente il nuovo ruolo solo all'inizio di settembre.
Per come Nokia illustra il cambio al vertice, non si tratta di una operazione traumatica. Suri è stato CEO dell'azienda per diversi anni e per lui
era giunto il momento di fare altro. Il Board dell'azienda lo sapeva e, trovato il potenziale successore, ha avviato il processo di sostituzione.
Premesso questo, la netta sensazione è che il cambio del CEO sia visto da Nokia come un modo per
dare un nuovo impulso alla società. Non a caso, di Pekka Lundmark viene sottolineata la capacità, nei ruoli precedenti, di "garantire in modo coerente
ritorni robusti agli azionisti". E di "
rinnovare con successo la strategia aziendale". Lundmark viene dal mondo dell'energia, anche se dal 1990 al 2000 ha ricoperto diverse posizioni in Nokia stessa.
I pregi indicati di Lundmark sono collegati a quelli che, almeno per diversi osservatori,
sono attualmente i limiti di Nokia. In primis, l'azienda di recente non ha certamente reso felici i suoi azionisti. Lo scorso ottobre ha annunciato la sospensione dei dividendi e dato previsioni non certo ottimistiche sino al 2021. Il che ha fatto rapidamente perdere
ben il 25% al suo titolo.
Un passato alle spalle
In secondo luogo, a Lundmark viene probabilmente chiesto di dare un
cambio di rotta a Nokia. Non si può dire che Suri abbia fatto male in assoluto. Ma ha dovuto gestire una operazione molto impegnativa - l'acquisizione di Alcatel-Lucent - che
ha avuto conseguenze consistenti per l'azienda. Tra
riorganizzazioni aziendali, ottimizzazione delle linee di prodotto e consolidamento di una strategia complessiva, Nokia non ha potuto operare in maniera agile per lungo tempo.
Nel progressivo avvicinamento al fondamentale mercato del 5G,
questo ha pesato. E non solo sui risultati economici. I concorrenti si sono mossi più liberamente e hanno conquistato importanti fette di mercato. Alcuni, in primis i cinesi, puntando fortemente su prezzi concorrenziali. Questo ha portato ancora
maggiore pressione a Nokia. Che infatti ha motivato i risultati deludenti proprio con la grande competizione del 5G.
Ora ci si aspetta una sterzata, anche se i tempi della successione sono lunghi. D'altronde è meglio far scendere in campo il nuovo CEO quando le condizioni economiche di Nokia saranno presumibilmente migliori. E
i dividendi avranno ripreso a scorrere. La contrapposizione USA-Cina potrebbe aiutare Nokia, come anche le altre aziende americane ed europee delle TLC.
Ma non si escludono a priori anche sviluppi più drastici. Come una
fusione (Ericsson è la candidata numero uno) oppure la cessione di alcuni asset. O una
vendita vera e propria della società. Nokia peraltro smentisce, indicando che non sono in corso valutazioni strategiche di questo tipo. E che comunque sarebbe troppo rpesto per farle, come ha
indicato lo stesso Lundmark.