VMware sta vivendo una fase di
profonda trasformazione, che potremmo definire "concettuale". La software house sinonimo della virtualizzazione da data center deve infatti
assorbire due grandi evoluzioni tecnologiche. E farlo in maniera ragionevolmente indolore, per sé e per gli utenti. Deve cioè assorbire il passaggio dalla virtualizzazione classica
ai container, con tutto quello che gira loro intorno. E il passaggio dal data center tradizionale al multicloud.
Non è una transizione semplice. Perché VMware non può, come invece possono le software house nate con il fenomeno container,
ignorare il passato. I container e tutto il mondo di Kubernetes vanno recepiti, certo, non però a danno delle macchine virtuali. Anche la seconda evoluzione tecnologica, che va dai data center al multicloud, non può essere di rottura. Ma nel segno della continuità. Perché nessuno in questo cammino si sta bruciando i ponti alle spalle.
Per usare una sintesi "colorita", VMware oggi deve cercare di
fare tecnologicamente tutto. Tenere insieme macchine virtuali e container, on premise e multicloud, orchestration e gestione, applicazioni tradizionali e microservizi.
Sulla spinta degli utenti, a cui il multicloud certamente interessa.
Ma anche sulla spinta, talvolta sottovalutata, di chi
sviluppa software. Che sempre più sta scegliendo i container e i
microservizi come ennesima realizzazione di quella promessa "write once, run anywhere" che sentiamo da decenni. Non a caso la software house sottolinea molto il concetto di
modernizzazione delle applicazioni. Anche se poi le questioni infrastrutturali sottostanti sono di portata decisamente più ampia.
La strada tracciata da Vmware
VMware ha
già indicato la strada che intende seguire per questo doppio salto tecnologico. Le novità ora stanno nei passi che vengono fatti su tale strada. Il matrimonio tra macchine virtuali e container sta nella
evoluzione di vSphere come piattaforma onnicomprensiva. Evoluzione che si concretizza ora nella sua versione 7. Questa parte più strettamente infrastrutturale viene completata da strumenti e piattaforme per la gestione di ambienti multicloud basati su macchine virtuali e container. I quali fanno capo alla
nuova famiglia VMware Tanzu, ora molto più ampia di prima.
VMware
vSphere 7 è di fatto la concretizzazione di Project Pacific: la riprogettazione di vSphere in una piattaforma aperta incentrata anche su Kubernetes. Che VMware la definisca come "
the biggest evolution of vSphere in a decade" è anche naturale. La base tecnologica di VMware stessa
diventa qualcosa di nuovo. Che non solo adotta i container ma fa anche un salto in avanti per sfruttare meglio le componenti infrastrutturali che oggi il (multi)cloud offre.
Non è un salto da poco ed è uno dei motivi per cui vSphere 7, al momento, non esiste come prodotto a sé ma solo come componente della nuova
VMware Cloud Foundation 4. Questa è una suite che affianca il nuovo vSphere con una gamma di strumenti necessari a usarlo come base per ambienti di cloud ibrido.
Lo scopo è
semplificare la vita agli utenti. Per quelli tradizionali non c'è da imparare un nuovo "mondo VMware" perché evolvono anche vSAN, vRealize e NSX-T. Quelli che puntano più nettamente su Kubernetes possono farlo con i
VMware Cloud Foundation Services. In estrema sintesi, una collezione di API per la gestione di ambienti a container, anche con funzioni di automazione in logica infrastructure-as-code.
Più concretezza per VMware Tanzu
VMware Tanzu ha un ruolo importante nella strategia di espansione tecnologica di VMware. Perché Kubernetes e i container in generale
non sono un mondo semplice per nessuno. E per chi viene da quello VMware potrebbe diventare ancora più complesso. Quindi la parte di gestione degli ambienti resi possibili da vSphere 7 e dalla nuova VMware Cloud Foundation è fondamentale. Le complessità non vi mancano,
vanno rese "innocue" con i vari moduli di Tanzu.
VMware ora mette sul piatto tre di questi moduli. Uno -
Tanzu Mission Control - in effetti si era già visto in versione preliminare. Fa da piattaforma centralizzata per la gestione di ambienti a cluster Kubernetes. Indipendentemente da come sono stati attivati: via vSphere, in cloud pubblico, attraverso servizi gestiti, direttamente.
Tanzu Kubernetes Grid e Tanzu Application Catalog sono invece del tutto nuovi. Il primo è un runtime Kubernetes installabile in vari ambienti: on-premise, in cloud grandi e piccoli, in ambienti di edge computing.
Tanzu Application Catalog è invece un sottoinsieme del catalogo Bitnami di applicazioni open source. Si tratta di una collezione di moduli testati e certificati, specie
per la parte cyber security, da attivare rapidamente in produzione. È la versione definitiva di quello che una volta si chiamava Project Galleon.
La famiglia Tanzu comprenderà anche
componenti che già esistevano nell'offerta VMware. Ovviamente rivisitati nella nuova logica infrastrutturale ed applicativa. È il caso di Pivotal Application Service, VMware Wavefront e NSX Service Mesh. I tre moduli diventano rispettivamente Tanzu Application Service, Tanzu Observability e Tanzu Service Mesh.