Il principale motivo per cui si è cominciato a parlare di
edge computing? È che in molti scenari d'uso il cloud è troppo "lontano" da dove servono le sue funzioni. La lontananza non è detto che sia fisica. Basta una latenza di rete troppo elevata. Che
renda eccessivi i tempi di risposta del cloud. Questo ha portato molte aziende a sviluppare
propri ambienti di edge computing. Con soluzioni più o meno complete.
Il problema edge computing è vissuto ovviamente anche dai principali cloud provider. Anch'essi
hanno interesse a delocalizzare in periferia le loro funzioni. Altrimenti il rischio è quello di essere sostituiti da altri fornitori. Magari più di nicchia. E magari solo per alcuni scenari verticali. Ma il rischio c'è. O comunque c'è una domanda da parte dei clienti, che va soddisfatta.
Microsoft ha studiato una sua soluzione. Sono le
Azure Edge Zones. In pratica varie forme di "avamposti" di Azure che sono posizionati (più) vicino agli utenti. Al limite, direttamente presso di loro. Sono pensate per tutte le applicazioni in cui il tempo di risposta delle funzioni in cloud deve essere minimo.
IoT, automazione industriale, real-time analytics sono tra le prime applicazioni business che vengono in mente. Ma ci sono anche tutte quelle che prevedono una distribuzione di contenuti interattivi. Dal gaming ai meeting virtuali.
Microsoft ha ideato tre versioni delle Azure Edge Zones. La più tradizionale vede la creazione di
nodi decentrati di Azure. Collocati in data center che non hanno le dimensioni di quelli delle Region di Azure. Ma che sono geograficamente vicini agli utente. Offrono le stesse funzioni di base infrastrutturali. Ad esempio per quanto riguarda la virtualizzazione. Queste Azure Edge Zones sono
di proprietà di (e soprattutto gestite da) Microsoft. Gli utenti ne sfruttano le funzioni utilzzando ii classici strumenti di Azure a cui sono già abituati.
Le Azure Edge Zones sposano il 5G
Microsoft ha sviluppato collaborazioni con alcuni operatori mobili che stanno implementando reti 5G. Con questi propone le cosiddette "
Azure Edge Zones with carrier". Il principio architetturale è lo stesso delle Zones appena illustrate. Ma queste Zones "con operatore" sono implementate
nei data center degli operatori mobili. E da qui sono connesse alla rete globale Microsoft. Quindi verso le Region di Azure.
L'idea è che questi mini-cloud decentrati siano
connessi ai dispositivi dei clienti attraverso reti 5G. Queste dovrebbero garantire
banda e latenza adeguate per le applicazioni anche esigenti. Il requisito è che le Azure Edge Zones siano distribuite in maniera abbastanza capillare. Rispetto alla distribuzione degli utenti finali.
Chiaramente questo implica un certo lavoro di coordinamento e collaborazione con gli operatori 5G. Anche per questo Microsoft elenca una decina di operatori partner. Ma per ora parte con uno solo: AT&T, negli Stati Uniti. E qui l'idea è
coprire inizialmente le aree urbane ad alta densità. Mettendo anche in campo partnership tecnologiche con altri vendor. Che devono garantire connessioni adeguate e soprattutto sicure. Sul 5G e non solo. Tra i nomi citati: Affirmed, Mavenir, Nuage Networks, Metaswitch, Palo Alto Networks, VeloCloud.
Le Azure Edge Zones "chiuse"
Molte aziende possono apprezzare il concetto delle Azure Edge Zones ma volerne una versione completamente propria. Nella logica del cloud privato rispetto al cloud pubblico. La soluzione è già stata prevista con le
Azure Private Edge Zones.
Come è facile intuire, si tratta di
micro-cloud on-premise del tutto compatibili con Azure. In estrema sintesi, una Zona di questo tipo comprende uno o più server con
Azure Stack Edge, che realizzano un ambiente cloud connesso con Azure. I servizi e le applicazioni più esigenti sono
eseguiti in locale. Per il resto ci si collega ad Azure. Oppure ad una Edge Zone gerarchicamente superiore, gestita da un carrier o da Microsoft.
Elemento caratterizzante è che le Azure Private Edge Zones
hanno la loro connettività. Comprendono anche una
rete cellulare privata. Idealmente 5G, in alternativa
Private LTE. Questo per garantire una connettività ad alte prestazioni ma
chiusa, volendo senza il collegamento - nemmeno indiretto - ad altre reti.