L'emergenza coronavirus non è arrivata in un buon momento per il
5G. La pandemia porterà una
frenata negli investimenti tecnologici proprio quando il 5G dovrebbe decollare. Le priorità dei cittadini e delle aziende sono diventate altre. Anche se proprio queste settimane hanno dimostrato
il grande valore del digitale e della connettività. Che in Italia
avrebbe un aiuto dal 5G come tecnologia mobile. E potenzialmente soprattutto di Fixed Wireless Access.
Il feeling del mercato però è abbastanza chiaro. E lo sanno anche gli operatori che devono investire in infrastrutture e quindi in servizi.
I ritorni non certo a breve termine del 5G hanno già spinto alla
condivisione delle reti. Se il mercato frena sensibilmente investire diventerà ulteriormente rischioso.
La GSM Association a fine 2019 aveva rilevato una generica
poca propensione alla spesa per il 5G. In Europa, circa la metà (43%) degli utenti che si dice interessata a passare al 5G non intende spendere per questo più di quanto non faccia già ora. Il 39% accetta di spendere il 10% in più. Solo il 15% investirebbe il 20% in più. Con la quota "oltre 20%"
decisamente bassa: due punti percentuali. Altrove, specie in Asia, va molto meglio.
Gli operatori sanno bene tutto questo. E hanno sempre saputo gestire le criticità dell'avvio per le nuove tecnologie.
La novità del 2020 è l'incertezza del mercato. Anche ben prima del coronavirus. Si stima che lo sviluppo del 5G costerà agli operatori, globalmente,
quasi 900 miliardi di dollari da qui al 2025. Di fronte ad un mercato, quello dei servizi mobili, che nello stesso periodo crescerà solo dell'1,1% l'anno. Sino a cubare circa 1.110 miliardi di dollari.
Tutto questo non basta per parlare, come fa già qualcuno, di
fallimento del 5G. Il passaggio al 5G sarà comunque fisiologico. Quando c'è una tecnologia evoluta che permette di lavorare meglio, la si adotta. A "fallire" sono semmai le
previsioni che volevano la diffusione del 5G già rilevante nel 2020.
L'andamento del 5G per ora è a macchia di leopardo. E
dipende molto dalla forza dei singoli operatori. Chi sa che riuscirà comunque a conquistare importanti fette di mercato, è partito. Ci sono già 46 reti definite 5G in 24 nazioni. Gli operatori che invece non si possono permettere di rischiare, aspettano. Anche perché molti operatori possono restare tranquillamente nel campo del 4G e continuare a guadagnare. Ma la domanda che devono porsi è:
con quali margini?
La carica innovativa del 5G
Si parla spesso dell'interesse che le aziende hanno verso il 5G e i servizi che questo abilita. Ma l'interesse degli operatori è ancora maggiore. Grazie alla "cloudification" delle loro infrastrutture offriranno servizi innovativi. E a grande valore aggiunto.
Senza rischiare che lo faccia qualcun altro. Usandoli solo come "tubi" di banda. E se non riusciranno a fare tutto da soli, saranno comunque partner chiave.
È un bene, da questo punto di vista, che le priorità di investimento espresse dagli operatori europei vadano proprio verso la parte di virtualizzazione e di automazione delle infrastrutture. Tanto nella parte di core quanto in quella radio. Segno che
nel Vecchio Continente si punta alla separazione tra servizi e rete. Una coppia invece quasi indissolubile nelle infrastrutture tradizionali.
Lo Speciale di ImpresaCity su come l'IT sta affrontando l'emergenza coronavirus
La strada imboccata dagli operatori europei è quella giusta. Resta solo il non piccolo problema di
bilanciare strategie e investimenti. E accettare un ritardo del 5G di massa. Si stima che le prospettive del 5G vadano spostate di un anno circa. Con una diffusione marcata in Europa solo nel 2023.
Come questione di immagine può essere un passo falso. In realtà
potrebbe, alla fine, anche fare bene al mercato. Molte aziende non hanno ancora capito bene il vero valore del 5G. Per dimostrarlo la cosa migliore, secondo le esperienze viste nei mercati più evoluti, è presentare
soluzioni verticali per settore. Che non diano solo più banda ma una combinazione di prestazioni, copertura, elasticità, edge computing, analytics. Queste offerte verticali ancora non sono state sviluppate in maniera completa. Avere 12-18 mesi di
tempo in più per metterle in atto e offrirle ai mercati più ricettivi - in primis lo smart manufacturing - può essere un vantaggio per molti.