Microsoft la chiama
Open Data Campaign. Una iniziativa per colmare il "
data divide" che le aziende sperimentano quando vogliono tradurre i dati in informazioni. Ma non solo le aziende. Anche le organizzazioni che affrontano problemi importanti per tutto il globo. Come la ricerca scientifica, l'analisi dei cambiamenti climatici, le pandemie come quelle di Sars-CoV-2. Il tema è in buona parte noto. Ed è stato sottolineato
anche in altre iniziative, come ad esempio una mirata
della Unione Europea.
Accumulare dati serve a poco se poi questi non sono "aperti" verso tutte le organizzazioni che potrebbero farne uso. Un'apertura che deve essere ovviamente controllata e sicura. Ma che è necessaria per far crescere tutti i mercati.
Per dare un'idea di come i dati non siano distribuiti equamente, Microsoft
sottolinea che
meno di un centinaio di aziende raccoglie oltre la metà dei dati che derivano dalle interazioni in rete. Oltre ai dati, anche le competenze sono mal distribuite. Metà delle persone che hanno competenze di intelligenza artificiale, necessarie per l'analisi evoluta dei dati, lavorano in aziende del comparto tecnologico. Uniamo le due cose, ed ecco che poche, pochissime aziende possono davvero sfruttare i dati che hanno a disposizione. E di conseguenza poche nazioni. In realtà solo due: Stati Uniti e
Cina. Che secondo PwC
cattureranno il 70% del valore economico generato dall'AI. Tutto questo non è inevitabile, spiega Microsoft, ed ecco perché nasce la Open Data Campaign.
La Open Data Campaign è essenzialmente una campagna di stimolo su alcuni fronti: culturale, tecnologico, di mercato. Nel primo ambito Microsoft vuole fare da apripista presentando un modello concettuale di
come dovrebbe essere una condivisione efficace dei dati. Modello che si basa su alcuni principi che Microsoft stessa, per essere credibile, intende adottare. Questa scelta dovrebbe, nelle intenzioni, favorire un dibattito sul tema Open Data. E portare altre aziende ad imitare l'approccio di Microsoft.
Per gli scopi della Open Data Campaign, i dati dovrebbero essere aperti, usabili, abilitanti, sicuri, privati.
Aperti, nel senso che i dati collegati ai problemi globali (e non solo) più importanti dovrebbero essere il più possibile accessibili.
Usabili, perché nella realtà dei fatti spesso le informazioni sono sì disponibili, ma nella pratica inutilizzabili per chi non abbia strumenti e competenze adeguati.
Abilitanti, nel senso che ciascuna realtà deve poter generare valore dai dati secondo le sue necessità e in maniera indipendente.
Sicuri, perché la collaborazione sui dati deve garantire che questi siano comunque protetti.
Privati, nel rispetto della privacy delle persone a cui i dati
possono fare riferimento.
Open Data Campaign: strumenti e collaborazioni
Lato tecnologia, la Open Data Campaign sottolinea il tema della
mancanza di strumenti appropriati per tutte le imprese ed organizzazioni. Anche ammesso che i dati diventino più liberamente disponibili, vanno poi condivisi ed usati. Molte imprese ed istituzioni però non hanno strumenti abbastanza immediati per farlo. I dati sono spesso
non strutturati e nemmeno digitalizzati. Figuriamoci se possono essere subito omogenei ed aggregabili tra le realtà, magari molto diverse, che vorrebbero utilizzarli. Servono tool e piattaforme software adeguati, il cui sviluppo l'iniziativa di Redmond vuole favorire.
Sviluppo che riguarda non solo il software. In prima fila ci sono anche gli
accordi di licenza per l'utilizzo libero degli Open Data che già esistono. E che Microsoft spera aumentino. Sul
sito della Open Data Campaign ci sono già alcune forme di accordo e di licenza e tool legali che intendono favorire la condivisione delle informazioni. Qui Microsoft intende ispirarsi esplicitamente ai
modelli che derivano dal mondo open source.
La tecnologia però non basta a dare l'esempio, anche per Microsoft.
Servono collaborazioni mirate che spingano la Open Data Campaign e il concetto di Open Data in vari settori. A Redmond contano di realizzarne una ventina entro il 2022, partendo inizialmente con alcuni temi specifici.
In prima fila prevedibilmente Covid-19, con la condivisione dei dati che Microsoft sta sviluppando insieme ad Adaptive Biotechnologies sulla risposta del sistema immunitario al
coronavirus. Attraverso GitHub, poi, andranno avanti altri progetti mirati, ad esempio in campo sviluppo software.
Una seconda collaborazione in campo sanitario riguarda la
condivisione di dati sulle malattie cardiovascolari. I dataset di alcune realtà partner di tutto il mondo, tra cui Novartis Foundation, saranno consolidati e resi "open". Per agevolare lo sviluppo di
strumenti di intelligenza artificiale legati al trattamento delle malattie cardiovascolari. E alla valutazione dei loro indici di rischio, per la medicina preventiva.
Altre collaborazioni iniziali della Open Data Campaign
riguardano in vario modo l'ambito Smart City e agiscono più localmente. Con dataset "open" specifici. Riguardano un'analisi della connettività a banda larga negli Stati Uniti, i servizi pubblici a Londra, la raccolta di best practice e risorse sulla gestione degli Open Data da parte della Pubblica Amministrazione.