Predire il futuro è sempre una attività pericolosa. Soprattutto in tempi e con scenari di macroeconomia fl uttuante. E questo vale anche a maggior ragione per il settore tecnologico ICT. Tre fronti sono aperti per il prossimo 2016 e riguardano skill professionali, cloud computing in grande e tecnologie dei chip in piccolo.
Autore: Redazione ImpresaCity
Predire il futuro è sempre una attività pericolosa. Soprattutto in tempi e con scenari di macroeconomia fl uttuante. E questo vale anche a maggior ragione per il settore tecnologico ICT. Tre fronti sono aperti per il prossimo 2016 e riguardano skill professionali, cloud computing in grande e tecnologie dei chip in piccolo. Un analista di IDC ha affermato che oltre l’80 percento delle imprese non dispone degli skill, dell’esperienza e delle risorse di R&D per portare a termine le attività di integrazione di sistemi che ormai sembrano impegnare la maggior parte delle attività di un’organizzazione. D’altra parte le aziende che guidano il cloud (Amazon, Microsoft, Google, Ibm, ecc.) hanno ormai speso decine di miliardi di dollari per impiantare massicci data center in tutto il mondo. E lo hanno fatto per due ragioni: mettere i loro server vicino ai più grandi centri di crescita del traffi co internet e - dato che ormai devono combattere per tener dietro sia alle preferenze dei clienti sia alle leggi nazionali sulla privacy dei dati - conservare i dati all’interno di ogni confi ne nazionale. Ma la tecnologia di base - alias l’industria dei semiconduttori - è in grado di aiutare il trend della crescita alimentandolo alla base? In Intel dopo aver dichiarato che a 50 anni dalla sua esposizione la legge empirica di Moore ancora funziona, si sta ammettendo che il passo di crescita sta rallentando: ora il raddoppio della densità dei chip richiede due anni e mezzo e non più soli due.
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