ImpresaCity Magazine n39 anno 2020

Dovrebbe essere la fase del rilancio, come simboleggia il nome del decreto che ci porta nella nuova fase. Ma al momento più che di rilancio è meglio parlare di “ristoro”

Autore: Redazione ImpresaCity

Siamo ufficialmente entrati nella Fase 2, il post-coronavirus.

Dovrebbe essere la fase del rilancio, come simboleggia il nome del decreto che ci porta nella nuova fase. Ma al momento più che di rilancio è meglio parlare di “ristoro” (altro termine che abbiamo imparato in queste settimane). L’economia nazionale si è quasi fermata per un paio di mesi, conta ripristinare indirettamente quello che è stato perduto. Con indennizzi, compensazioni, bonus, sgravi, crediti d’imposta.

Ma con poca visione a mediolungo termine.

Le imprese che hanno affrontato meglio il lockdown sono state, con tutta evidenza, quelle più digitalizzate e tecnologiche. Sarebbe stato opportuno fare tesoro di questa constatazione e spingere anche le altre verso le nuove tecnologie, appunto come fattore di rilancio.

Invece i temi del digitale valgono, nel decreto, giusto qualche accenno. Il Fascicolo Sanitario Elettronico, l’utilità delle tecnologie per snellire i processi dello Stato, un nuovo fondo per le startup, il trasferimento tecnologico dalla ricerca alle imprese e poco altro. Diversi esponenti del Governo hanno messo in evidenza il tema smart working, che ormai è quasi uno stendardo tecnologico buono per tutte le occasioni. Oltre le dichiarazioni si vede però solo una minima liberalizzazione di quello che, in fondo, è un tassello certamente utile ma in mezzo a molti altri.

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