L'attenzione che le aziende stanno dando alle potenzialità dell'
edge computing è in decisa crescita. Nei vari progetti e test, però, spesso non si considera abbastanza
la questione del trasferimento dati e dello storage. L'edge viene considerato, anche a breve termine, il luogo dove verrà generata la quantità prevalente di dati aziendali. E questi dati prima o poi devono arrivare, anche se non tutti e non immediatamente, al cuore delle reti d'impresa.
Gli scenari più probabili di edge computing vedono una crescente dose di potenza elaborativa e di storage
in periferia. Il che
riduce la necessità di trasferire i dati verso il centro delle reti. La gran parte può e deve essere analizzata all'edge. Ma ci sono ancora molti scenari d'uso in cui è opportuno che grandi quantità di dati, anche diversi terabyte, passino dalla periferia ai data center. E lo facciano in maniera sicura.
Gli scenari futuribili in cui i siti di edge computing sono
costantemente connessi con collegamenti a larga banda sono, appunto, futuribili. E comunque trasferire terabyte di informazioni via rete o via etere - magari lo storico dei log di una base militare, o il girato di una giornata sul campo - non è pensabile. Ecco perché in
molte occasioni si preferisce fare alla vecchia maniera. Ossia
caricare tutto su un disco portatile e portarselo dietro. Ovviamente non parliamo di unità di storage tradizionali. Ma di soluzioni particolarmente e modulari, come
Lyve Drive di Seagate, o progettate ad hoc per il cloud, come quelle di AWS.
Proprio AWS ha lanciato un nuovo sistema di storage pensato per vari ambienti edge computing:
Snowcone. Il sistema sembra un disco rugged un po' ingombrante. In realtà comprende non solo
8 terabyte di storage ma anche due processori e 4 GB di RAM di sistema. Grazie a questa dotazione può fare anche da
hub per un piccole ambiente IoT. Eseguendo AWS IoT Greengrass come
piattaforma di base, all'interno della quale far girare istanze di CPU virtuali EC2. In linea con le funzioni di virtualizzazione del cloud AWS.
Il ruolo principale di Snowcone è comunque fare da
cattura-dati per il cloud AWS. Il suo profilo di utilizzo tipico è raccogliere informazioni in un ambiente edge computing, facendo o meno da hub intelligente, e poi essere trasferito altrove. Qui si comporta come un sistema di storage (più o meno) qualsiasi. Lo si collega alla rete aziendale e si passano i suoi dati ai server che devono gestirli. E da qui, si suppone, al cloud AWS. È anche possibile spedire lo storage
direttamente ad AWS, che eseguirà "in casa" l'ingestion dei dati.
Ovviamente AWS Snowcone ha a bordo
tutta una serie di funzioni di sicurezza, per garantire che i suoi dati siano consultati solo da chi ne ha diritto. I dati ad esempio sono protetti da una cifratura a 256 bit e l'unità, fisicamente, da sistemi anti-tampering. Lo storage ha poi diverse certificazioni legate alla sua robustezza. E per chi cerca un sistema simile ma più prestante, AWS propone anche il "fratello maggiore"
Snowball da 42 TB. E persino un "cugino" molto più grande: il container
Snowmobile, capace di gestire sino a 100 petabyte di informazioni edge.