Negli ultimi 25 anni, chi opera nel mondo del tech ricopre una posizione privilegiata per assistere alla trasformazione digitale che sta rivoluzionando
anche il settore manifatturiero e quello dell’automazione. Chi lavora in questo settore può ritenersi fortunato perché abbina le possibilità di essere spettatore della trasformazione e di osservarla da vicino, forte di qualche elemento in più per comprenderla.
Negli ultimi due decenni, abbiamo visto nascere casi di
utilizzo in produzione che sono ormai onnipresenti e comuni all'interno del settore manifatturiero: la
manutenzione predittiva sta facendo risparmiare all'industria automobilistica centinaia di migliaia di dollari all'ora di costosi tempi di fermo macchina, e aziende come i grandi produttori di autocarri sono oggi in grado di offrire servizi resi possibili dall’Internet of Things (IoT) che – oltre alla manutenzione predittiva - comprendono
diagnostica e gestione dei veicoli e
ottimizzazione dei percorsi. Questo approccio ha rivoluzionato i loro modelli di business e di conseguenza la loro struttura, cambiando radicalmente il modo stesso di rendicontare le attività.
La trasformazione digitale sta modificando gli impianti e i processi di produzione
impattando profondamente sulle persone che lavorano in questi stabilimenti. Un esempio lampante è il rapporto di amore/odio che le persone hanno con i robot. Un tempo si pensava addirittura che potessero rappresentare una minaccia, e i sentimenti verso di loro andavano dalla paura fino a una certa forma di fascino.
La realtà è che
non dovremmo sentire né l'una né l'altro. I robot industriali di oggi hanno fondamentalmente migliorato la vita dei lavoratori. Dalla produzione automobilistica ai lavoratori che costruiscono la flotta di sottomarini nucleari degli Stati Uniti, la saldatura robotizzata guidata da una visuale computerizzata protegge i lavoratori da lavori pericolosi e
ha sostituito queste attività rischiose, ripetitive e di routine con lavori più qualificati e sicuri. I prodotti realizzati sono di qualità superiore, più economici e tecnicamente più avanzati rispetto a quelli che si potrebbero costruire senza questa tecnologia data-driven.
Nel momento in cui si affrontano importanti questioni sociali, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, forse è il momento opportuno per parlare delle
iniziative conflittuali che la trasformazione digitale ci ha consegnato. Da un lato favorisce i profitti e l'efficienza, dall'altro può essere percepito negativo per i lavoratori.
Il dibattito sulle
conseguenze umane e culturali di Industrial IoT, intelligenza artificiale e machine learning sui diversi mercati è quanto mai vivo. Ma è fuori di dubbio che ci sia la possibilità di creare valore dalla digital transformation, non solo per le aziende che la adottano ma anche per i dipendenti che ne fanno parte. Anzi, il reale successo dei progetti di trasformazione digitale è tale solo quando aziende e dipendenti sono coinvolti allo stesso modo e ne beneficiano entrambi.
Esiste la possibilità di far coesistere tecnologie avanzate, automazione e robotizzazione, con
una forza lavoro più matura e
meglio formata, che può sviluppare competenze più avanzate e crescere, in modo personale e professionale. Per fare questo, bisogna
ripensare il modo di formare i lavoratori, nelle scuole prima e sul lavoro poi, proprio per metterli in grado di sfruttare al meglio le opportunità che questa trasformazione offre, anche su processi che per loro natura non sono digitali – ma che possono diventarlo.
Yari Franzini è Regional Director Italy di Cloudera