Pagamenti PA, Cgia: 11 ministeri su 12 non hanno rispettato la legge

Cgia di Mestre: “Nel secondo trimestre del 2020, 8 dicasteri hanno pagato i fornitori in ritardo e gli altri 3 si sono “scordati” di pubblicare i dati. L’unico ministero che non ha violato la legge è stato la Farnesina”.

Autore: Redazione ImpresaCity

"Tra tutti i 12 ministeri che hanno un budget e una capacità di spesa, nel secondo trimestre di quest’anno solo quello degli Esteri (-17 giorni) ha pagato in anticipo i propri fornitori rispetto alle scadenze previste dalla legge . Gli altri 11, invece, hanno onorato le propriespettanze in ritardo o non hanno ancora aggiornato i dati. Inadempienza, quest’ultima, altrettanto grave quanto lo sforamentodei tempi di pagamento: perché anche in questo caso ci troviamo di fronte a una violazione della legge per la mancata pubblicazione dei dati, non consentendo a soggetti terzi di verificare l’efficienza o meno di queste Pubbliche Amministrazioni (PA)". La denuncia è sollevata dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre.
Dal 2013, a seguito del recepimento nel nostro ordinamento della normativa europea contro i ritardi di pagamento (Direttiva UE/2011/7), i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra enti pubblici italiani e aziende private non possono superare di norma i 30 giorni (60 per alcune tipologie di forniture, in particolare quelle sanitarie). 
Tutte le Amministrazioni pubbliche, oltre all’Indicatore di Tempestività dei Pagamenti (calcolato ai sensi dell’art. 9 del D.P.C.M. del 22 settembre 2014), hanno l’obbligo di pubblicare sul proprio sito anche il numero dei creditori e l’ammontare complessivo dei debiti maturati ogni trimestre e alla fine di ciascun anno per le seguenti voci di spesa: somministrazioni, forniture, appalti e prestazioni professionali.
Dove si sono verificate le situazioni più critiche? Il dicastero dei Beni Culturali, ad esempio, tra aprile e giugno di quest’anno ha saldato i propri fornitori con un ritardo medio di 30 giorni, le Infrastrutture dopo 49 giorni, l’Ambiente dopo 53, le Politiche Agricole dopo 61 e l’Interno, a cui spetta la maglia nera, dopo 62. Altri, invece, non hanno ancora aggiornato i dati sul proprio sito internet. 
“Se anche i ministeri cominciano a ritardare il saldo delle fatture sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo - abbiamo il sospetto che in linea generale tutta la PA, anche a causa del Covid, stia dilatando i tempi di pagamento, in particolar modo a livello locale. Per risolvere questa annosa questione che sta lasciando senza liquidità tantissime imprese, c’è solo una cosa da fare: nel caso di mancato pagamento, bisogna prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della PA verso le imprese e le passività fiscali e contributive in capo a queste ultime. Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da almeno 15 anni”. Purtroppo, a pagare il prezzo più elevato di questa anomalia tutta italiana sono, in particolar modo, le piccole imprese.
Afferma il segretario della Cgia Renato Mason: "Negli ultimi tempi gli enti pubblici stanno pagando con puntualità le fatture di importo maggiore e ritardano intenzionalmente il saldo di quelle di dimensione meno elevate. Una modalità operativa che, ovviamente, sta penalizzando le piccole e piccolissime imprese che, generalmente, lavorano in appalti o forniture con importi molto contenuti rispetto a quelli “riservati” alle attività produttive di dimensione superiore. Senza liquidità a disposizione, tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e, paradossalmente, rischiano di dover chiuderedefinitivamente l’attività, non per debiti, ma per troppi crediti non ancora incassati”.


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