La pandemia ha trasformato il mondo IT:
si è passati dall'universo fisico a quello digitale. Una rivoluzione paragonabile a quella degli ultimi trent'anni, che però si è concretizzata in pochi mesi. Per le aziende che producono soluzioni IT è stata una sfida, ma anche un'
occasione per fare meglio e incrementare il volume d’affari.
È così che ha presentato lo scenario Enrique Lores, Presidente & CEO di HP, in occasione dell'
HP Innovation Summit 2020 che si è tenuto, ovviamente, in digitale. La posizione di HP è chiara: il trend è la
convergenza fra il mondo fisico e quello digitale, e HP opera proprio all'intersezione di queste due realtà.
Una posizione perfetta, che le ha dato modo di esprimere il suo potenziale e di raccogliere spunti per migliorare. L’esempio che ha dominato l’evento è quello della
stampa 3D. È la dimostrazione più evidente di convergenza, perché comporta la realizzazione di prodotti fisici che sono frutto di contenuti digitali. I manager che sono intervenuti hanno convenuto sul fatto che durante il lockdown
il bisogno di produrre parti localmente sia cresciuto moltissimo, soprattutto da parte del settore sanitario e di quello manifatturiero.
Questo è un dettaglio importante, perché punta i riflettori su un altro aspetto della pandemia a volte sottovalutato:
l’impatto sulla supply chain. Gli ostacoli alla circolazione e l’allentamento dei tempi di consegna hanno portato le aziende alla necessità di capitalizzare i dati in loro possesso e di usarli per progettare e
realizzare sul posto prodotti per compiti specifici. Pensiamo alle visiere di protezione anti COVID, per fare un esempio pratico.
Cyber security e sostenibilità
HP è anche cosciente del fatto che l’uso sempre più massivo dei dati, e la necessità di gestire fino al 95 percento dei dipendenti in lavoro da remoto, hanno alzato notevolmente i
rischi per sicurezza informatica. La sua visione per calmierare gli effetti collaterali è di continuare sulla strada della produzione di prodotti secured by design, e di
rafforzare la fiducia che i clienti hanno nell’azienda. Questo, secondo Lores, è il vero valore del brand HP. Oltre al fatto che, nicchia il Presidente, HP non usa i dati e le informazioni sui clienti per nessuno scopo.
La sostenibilità è un tema centrale per HP. L’azienda ha messo
l’accento sul rispetto dell'ambiente e sulla volontà di ridurre l'impatto sull'ambiente derivato dalle proprie attività. Fra i provvedimenti già attivi ha ricordato la produzione di
cartucce riciclabili per le stampanti e l’impiego di
plastiche riciclabili e riusate per la fabbricazione dei prodotti. Di rilievo il fatto che HP abbia operato scelte sostenibili e sviluppato materiali riusabili per la stampa 3D, oltre che ridotto gli scarti.
I propositi per il futuro
Riallacciandosi al contesto attuale di pandemia, Lores ha sottolineato che ciò che sta accadendo dev’essere un'opportunità fare meglio. Chi lavora da casa ha la necessità di computer, di stampanti e di prodotti in generale. HP deve avere la capacità di convertire tutto questo in un'opportunità di crescita.
Lores reputa che l’impatto del COVID andrà avanti per anni in molte aree differenti, e cambierà il modo in cui le aziende lavorano. Soddisfare le loro necessità è la sfida che HP ha davanti. Può vincerla perché dispone di molte tecnologie, ma anche perché ha l’abilità di gestire le macroscale e di combinare i dati di cui dispone per sviluppare nuove applicazioni e continuare a crescere.
Lo studio HP Workforce Evolution
L’Innovation Summit 2020 è stato teatro anche della presentazione dello studio Workforce Evolution. Ha coinvolto 6000 dipendenti impiegati nelle sedi HP di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Italia con l’obiettivo di
analizzare la loro capacità di adattamento in tempo di pandemia.
Tutto parte dal presupposto che le persone confinate a casa hanno
voluto imparare cose nuove. In parte per potersi gestire e giostrare in assenza di supporto. Ma soprattutto perché hanno sentito lo stimolo di volerlo fare. Molti hanno voluto
approfondire e ampliare la propria formazione, per
acquisire competenze nuove, utili alla propria crescita professionale.
Non è stata una richiesta dell’azienda, ma un’iniziativa personale che molti hanno intrapreso in maniera indipendente, dedicandosi al reskilling e alla formazione professionale. Il 40 percento dei dipendenti europei e il 43% di quelli italiani si è mosso alla ricerca di
corsi online per acquisire nuove competenze come supporto IT/Tech, leadership, gestione del team, potenziamento delle lingue straniere e alfabetizzazione digitale.
Impressionanti sono anche altri dati, come il fatto che la metà degli intervistati ha allestito il proprio ufficio in casa investendo denaro personale. Per i dipendenti italiani la
spesa media è stata di 633 euro, superiore al dato europeo.
L’esperienza vissuta ha motivato circa il 47% dei connazionali intervistati a voler perseguire una passione personale come possibile opportunità di carriera. E sono stati proprio
l'orario di lavoro flessibile e il remote working a motivare le persone.
Questi dati sono molto significativi non solo per HP, ma per tutte le aziende in generale, perché confermano il successo dello smart working non solo sul piano della produttività, ma anche sotto l’aspetto della
soddisfazione professionale, dell’incentivo all’intraprendenza e della motivazione personale. È un patrimonio che le aziende devono saper capitalizzare, perché potrebbe essere la leva per l’uscita dalla crisi e un rilancio delle attività con maggiore rispetto al passato.