Non chiamatelo digital twin, perché è limitante. Per andare oltre il mondo fisico la strada è quella del
gemello virtuale, che rispetto alla semplice trasposizione in digitale apre scenari di
analisi e simulazione decisamente più ampi. È la logica che
Dassault Systemes ha adottato già da diversi anni e che sta applicando in molti settori, da quello più classico della
progettazione a quello più recente delle Life Science. Un approccio evidentemente efficace, se consideriamo che nel frattempo la società francese è diventata la seconda software house europea dopo SAP.
La distinzione tra digital twin e gemello virtuale non è proprio immediata e, in certi ambiti e per determinati scenari d'uso, nemmeno troppo percepibile.
Dipende dal livello di complessità a cui consideriamo un sistema: se come insieme interconnesso con un comportamento da analizzare in profondità o come la somma di componenti distinti e statici. L'idea di Dassault è evidentemente che il primo punto di vista stia diventando
l'unico possibile, mentre il secondo sia una visione solo di base.
"
Il punto non è descrivere il reale, ma diversi schemi simulativi complessi del reale", spiega in questo senso
Guido Porro, Amministratore Delegato di Dassault Systemes Italia. La simulazione approfondita permette di esaminare il comportamento di un prodotto complesso ancora prima che sia realizzato, ed è quindi uno strumento molto utile per l'ambito a cui molti ancora associano Dassault, ossia la progettazione.
Il fil rouge, in fondo, si vede: "
Partiamo storicamente dal design - sintetizza Porro -
in cui abbiamo introdotto il 3D con Catia, poi passiamo al digital mock-up e poi al PLM, che introduce per la prima volta il concetto del tempo associato al prodotto". Il concetto del virtual twin debutta nel 2012 e diventa quello portante. Indispensabile da quando Dassault ha messo nel mirino la simulazione di sistemi ad alta complessità: infrastrutture, Smart City, Life Science.
Proprio l'ambito
Life Science è la priorità di Dassault per il prossimo futuro. L'azienda si è mossa in questo ambito ben prima della pandemia, ma l'emergenza sanitaria mondiale ha messo in ulteriore evidenza quanto la ricerca avanzata sia essenziale. E la
simulazione di sistemi virtuali complessi è una componente chiave della moderna ricerca scientifica.
Dassault ha già all'attivo progetti importanti di simulazione come il
Living Heart Project: la simulazione del comportamento del cuore umano, attraverso un gemello virtuale che può essere usato come "cavia" per la progettazione di device medicali. Un gemello abbastanza affidabile da essere stato
certificato dalla FDA statunitense. Creare gemelli virtuali di parti del corpo umano è una strada, l'obiettivo in generale è aiutare lo sviluppo della medicina di precisione grazie proprio alle tecnologie della simulazione.
Obiettivo sistemi complessi
Le Life Science sono il tema più caldo e, per molti versi, più di impatto per Dassault. Ma la simulazione di sistemi complessi ha ampie applicazioni anche altrove. È innanzitutto un
potenziale salto evolutivo per l'ambito storico della software house, ossia il
manufacturing. Come sottolinea Guido Porro: "
Industry 4.0 ha portato digitalizzazione e automazione dei processi: è un miglioramento, non una evoluzione. A noi sembra che con il virtual twin si arrivi a qualcosa di completamente nuovo: si apre la strada a nuove categorie di aziende industriali capaci di creare nuovi prodotti e rivolgersi a nuovi clienti".
E attenzione: nel manufacturing creare un gemello virtuale su cui basare attività di simulazione non riguarda solo i prodotti. "
Nel manufacturng la sostenibilità sta diventando un tema chiave - spiega ad esempio
Chiara Bogo, Euromed Marketing Director di Dassault Systemes -
e creare gemelli virtuali delle nuove linee di produzione consente di ridurre il loro impatto ambientale e gli scarti in lavorazione, simulandola e valutando soluzioni diverse. Lo stesso vale per gli impianti che sono già attivi, e che possono essere ottimizzati". Inoltre, attraverso la simulazione lo sviluppo prodotti dialoga con la produzione per capire l'impatto che le scelte di progettazione hanno sulla produzione stessa, in modo da ottimizzarle e poterle coordinare.
Ampio spazio per la simulazione anche nel mondo
Smart City. Una città è un sistema complesso creato dall'interconnessione e dall'interdipendenza di molti sottosistemi articolati. "
I cittadini si aspettano nuovi modelli di urbanizzazione e città più sostenibili", sottolinea Bogo. Per arrivare a questi obiettivi si possono creare virtual twin a diversi livelli di astrazione, dal singolo edificio a
tutta una metropoli, aprendo la strada alla simulazione di moltissimi scenari. L'unico modo, probabilmente, per valutare davvero gli effetti di singole azioni in
"organismi" fortemente interconnessi come le moderne città. E soprattutto quelle del prossimo futuro.
Una piattaforma al centro
Questa visione di Dassault si declina poi, nel concreto, in una piattaforma integrata - la
3DExperince Platform - che diventa lo snodo centrale attraverso cui qualsiasi tipo di dato e di informazione viene armonizzato e messo in comune tra applicazioni verticali, funzioni aziendali, team di lavoro interni ed esterni. Intorno alla piattaforma ruotano le applicazioni mirate Dassault, suddivise negli ambiti
collaborazione, modellazione 3D, simulazione, information intelligence. Sono un complesso di tredici applicazioni che si possono implementare o meno a seconda delle proprie necessità.
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Il messaggio importante di Dassault è che abbiamo una soluzione completa. Poi le singole aziende possono iniziare dalla piattaforma 3DExperience e muoversi per soluzioni mirate... Non è necessario stravolgere il proprio modo di lavorare, si può procedere per innovazioni successive", ricorda Chiara Bogo. Anche perché la software house francese sa bene che le sue soluzioni devono poi adattarsi alle esigenze anche molto specifiche dei vari settori di mercato.
Dassault ne ha identificati in particolare undici chiave, per cui ha costruito le cosiddette
Industry Solution Experience. "
Abbiamo team focalizzati per ambiti industriali specifici - spiega Chiara Bogo -
che identificano per ciascuno i più importanti business driver. In base a questi arrivano a comporre pacchetti definiti per settore e tipo di processo, in modo che il cliente non debba preoccuparsi in prima persona di mettere insieme i prodotti e le tecnologie potenzialmente più utili: lo fa già Dassault".