La necessità di lavorare in maniera
collaborativa e coordinata viene ben prima della pandemia. Ma è chiaro che la "frammentazione" obbligata, causa lockdown, delle imprese ha favorito la diffusione delle piattaforme che realizzano
spazi di lavoro digitali. Google si era mossa in questo senso dando una marcia in più alle funzioni della ormai ex G Suite, dando vita al nuovo
Google Workspace. Era lo scorso ottobre, il tempo trascorso da allora ha permesso a Google di fare tesoro delle esperienze degli utenti per capire dove e come migliorare ulteriormente la piattaforma.
Il risultato è ora il rollout di diverse nuove funzioni e il debutto della prima "verticalizzazione" di Google Workspace. Anche per supportare i
nuovi modelli di "lavoro ibrido" in cui il lavoro a casa e quello in ufficio non sono più antitetici ma
si combinano insieme. Il che richiede, secondo Big G, anche lo sviluppo di funzioni e prodotti che aiutino a
replicare in remoto quel feeling di contatto e feedback che l'ufficio tradizionale, con tutti i suoi difetti, comunque garantisce.
Una delle lacune che ora Google Workspace vuole colmare è legata agli ambienti di lavoro dei cosiddetti "frontline worker". Le
figure di prima linea (commessi, infermieri, magazzinieri, addetti di reparto...) di solito
non hanno accesso ad ambienti davvero evoluti ed efficaci di digital workspace. Un limite che loro stessi cercano di risolvere usando i propri device, quindi in maniera non certo strutturata e sicura.
Google Workspace Frontline nasce per questi scenari. È in estrema sintesi una verticalizzazione della piattaforma generica, che combina alcune componenti di collaborazione e comunicazione ben note (Gmail, Chat, Docs, Drive) con funzioni di livello aziendale
e di sicurezza delle informazioni. Per questo stesso scenario d'uso Google ha pensato anche ad un ampliamento delle possibilità di creare app mirate attraverso la
piattaforma no-code AppSheet, per
automatizzare alcuni processi frontline di base, come la raccolta dati.
Il lavoro destrutturato di Google Workspaces
Google sottolinea anche la progressiva destrutturazione non solo dei luoghi di lavoro ma anche
del concetto stesso di giornata lavorativa. L'idea - ormai un po' ottimistica, vien da dire - di giornata "monolitica" 9-17 si abbandona progressivamente a favore di quello che Big G chiama
lavoro per "sprint", ossia blocchi di qualche ora dedicati ad attività professionali diverse e anche alle necessità personali. Questa destrutturazione fa sì che
non sia sempre scontato che un dipendente/collaboratore sia disponibile.
Per questo Google Workspace acquista una gamma di funzioni dedicate al lavoro flessibile. Ore lavorative segmentabili, indicazioni di out-of-office programmabili ricorrenti, indicatori di geolocalizzazione sono tutti indicatori che
le persone possono rendere visibili ai propri colleghi per segnalare quando sono idealmente "in ufficio" e quando no. Queste informazioni saranno visualizzabili nelle varie componenti di Google Workspace, in maniera trasversale.
Altre funzioni che Google ha sviluppato e renderà man mano disponibili riguardano genericamente una maggiore semplificazione dell'accesso alle informazioni e della collaborazione. A questo servono ad esempio
l'integrazione tra Google Workspace e Google Assistant come interfaccia vocale e l'ampliamento delle potenzialità di Google Workspace Essentials con l'aggiunta di Chat, Jamboard, Calendar.
Diverse novità riguardano in particolare
Google Meet, nell'ottica di migliorare l'esperienza di collaborazione e comunicazione per chi usa prevalentemente device mobili, organizza video streaming aziendali, vuole utilizzare in maniera integrata dispositivi diversi (dai sistemi di videoconferencing aziendali al singolo smartphone) avendo comunque a disposizione
le stesse funzioni.