Il termine
"ibrido" sembra caratterizzare tutte le principali evoluzioni recenti nell'IT aziendale. Da quelle più strettamente tecnologiche, con in primis
il passaggio dal data center tradizionale al cloud ibrido, a quelle più legate alle modalità di lavoro, ad esempio con l'affermarsi - per forza o per convinzione - di un "hybrid working" fatto in vario grado
di telelavoro e di presenza in ufficio. Una delle conseguenze più interessanti di queste evoluzioni, insieme ad altre che le hanno precedute, è in generale una
"ibridizzazione" del concetto stesso di client. Se fino a qualche tempo fa era naturale pensare che il nostro client lavorativo fosse sempre e comunque il device IT che ci era stato ufficialmente affidato dall'azienda, ora non è necessariamente così.
Il modello del client ibrido deriva dalla
progressiva digitalizzazione dello spazio di lavoro personale. I processi aziendali che coinvolgono ciascuno di noi sono, ormai nella maggioranza delle imprese e per gran parte delle funzioni, completamente digitali. E se non lo sono ancora del tutto possono comunque esserlo a breve termine, con relativamente poco sforzo. La conseguenza è che questi processi possono essere seguiti e svolti
da qualsiasi luogo e con qualunque client possa accedere senza problemi alle risorse IT e alle informazioni d'impresa.
Questa possibilità mette i reparti IT davanti a
una evoluzione molto interessante. Il client management tradizionale è molto spesso, nella pratica, la gestione di molti client fisici diversi fra loro, ciascuno con le sue peculiarità (configurazioni, aggiornamenti software...) e che va ottimizzato per la migliore integrazione con gli ambienti operativi che lo coinvolgono: on-premise, cloud "puro", cloud ibrido. Se recepiamo il modello del client ibrido, però, questa gestione
diventa una più semplice gestione di ambienti client virtuali - di fatto workspace digitali - che in un certo senso vivono di vita propria, parzialmente indipendenti dal client fisico che in quel momento li "concretizza".
Sintetizzando, il modello del client ibrido permette ai dipartimenti IT di definire, per ciascun utente, spazi di lavoro virtuali che contengono le applicazioni e i dati per cui quell'utente ha diritti di accesso e utilizzo.
Indipendentemente da dove queste applicazioni e questi dati si trovano: on-premise, in ambienti di cloud privato o pubblico, in una qualsiasi combinazione di queste due possibilità. Il tutto in maniera trasparente per l'utente. Se sembra per molti versi il funzionamento dei desktop virtuali stile VDI è perché il modello dei desktop virtuali
comprende ed amplia il concetto VDI, prendendone i vantaggi ma estendendoli a diversi altri ambiti applicativi.
I vantaggi del virtuale con R1 Group
Il principale vantaggio dell'hybrid desktop per gli utenti è, come accennato, la trasparenza dell'approccio. L'utente
"vede" tutto quello che gli serve, qualsiasi client fisico utilizzi per accedere al suo ambiente virtuale. Inoltre, gli ambienti di hybrid desktop hanno "buona memoria" e possono conservare inalterata una sessione dell'utente anche se questi passa da un client ad un altro. Il lavoro diventa quindi completamente
fluido ed ininterrotto anche cambiando device, luogo di lavoro, postazione.
Lato dipartimento IT, i benefici degli ambienti di hybrid desktop sono di più e tutti di rilievo. Innanzitutto, il nucleo del client management diventa la gestione di
spazi virtuali completamente controllati. Che certamente possono modificarsi per seguire le necessità del loro utente. Ma che lo fanno restando sempre in linea con le policy e le regole definite dall'IT. Un utente, ad esempio, non può installare applicazioni non previste o accedere a risorse che non siano quelle per cui è autorizzato. Sull'onda di questa evoluzione generale, dalla collaborazione tra R1 Group e Dell Technologies
nascono soluzioni mirate che aiutano le imprese nei loro percorsi di digitalizzazione.
Inoltre, le piattaforme hybrid cloud abilitano una gamma di
servizi trasversali che possono essere usati, in maniera trasparente, da qualsiasi client. Come l'autenticazione Single Sign-On verso tutte le risorse e gli ambienti che stanno "dietro" il workspace virtuale, la definizione di posizioni di storage comuni, una "esplorazione file" globale
astratta dal dove e come i singoli file siano memorizzati. Lato sicurezza, è possibile esercitare un controllo preciso e dettagliato su cosa i singoli client possano fare e cosa no, per tutelare le informazioni ma anche per evitare interazioni anomale tra le risorse IT. Interazioni che potrebbero diventare pericolose vulnerabilità per tutto il sistema.
Dell Technologies ha concretizzato la sua visione del modello del client ibrido con la piattaforma
Dell Hybrid Client. La parte di management è demandata a
Wyse Management Suite Pro, una console cloud che permette di configurare, monitorare, gestire in maniera centralizzata gli endpoint con tecnologia Dell Hybrid Client. La soluzione ha un
ampio raggio di manovra, spaziando da pochi client sino a centinaia di migliaia di dispositivi. Dell Hybrid Client prevede per questo varie modalità di erogazione delle applicazioni (cloud, VDI, locale) ed è integrabile con alcuni dei principali ambienti cloud (Google Cloud, Microsoft Azure) e VDI (Citrix Virtual Apps and Desktops, Microsoft Windows Terminal Server, VMware Horizon).
Considerato che in qualsiasi piattaforma IT le funzioni di cyber security sono sempre un elemento chiave, va poi sottolineato che Dell Hybrid Client offre allo staff IT
numerose possibilità di intervento e configurazione ottimizzata. Oltre al già citato Single Sign-on verso le risorse IT, c'è ad esempio la possibilità di attivare specifiche policy di configurazione per gruppi di utenti, gestire l'autenticazione via Active Directory e Azure AD, dare ad ogni applicazione un proprio profilo di sandboxing,
imporre un controllo accessi obbligatorio, abilitare/disabilitare a livello centrale le porte USB dei client.
La maggiore semplicità di gestione consentita da Dell Hybrid Client non significa comunque un appiattimento dei profili di utilizzo dei client ibridi. Dell Technologies prevede, infatti, l'integrazione della sua piattaforma con
vari tipi di endpoint client: spazia dai thin client come Wyse 5070 per arrivare ai desktop performanti come OptiPlex 7070 Ultra, dotato di processori Intel Core vPro di ottava generazione a 25 W.In questo modo
è possibile rendere ibridi gli ambienti di vari tipi di utenti: task worker con esigenze e compiti ben definiti, knowledge worker che usano varie applicazioni e servizi, power user che richiedono performance e produttività.